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Facebook, trimestre oltre le attese. Battaglia con Twitter sulle ads politiche

Fatturato a 17,65 miliardi di dollari (+29%) e utili a 2,12 dollari contro gli 1,91 dollari previsti dagli analisti. Gli utenti attivi raggiungono i 2,45 miliardi (+8%). Si apre lo scontro in vista di Usa 2020. Zuckerberg: “Continueremo a pubblicare spot politici, non soffochiamo il dibattito”. Sull’altro fronte il microblogging che banna questo tipo di pubblicità. Dorsey: “Pericolosa per la democrazia”

Pubblicato il 31 Ott 2019

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Conti in volata per Facebook che supera le aspettative di mercato. Il social nel terzo trimestre ha registrato un fatturato di 17,65 miliardi di dollari, in crescita del 29% su base annua, e un utile netto di 6,1 miliardi. “Abbiamo avuto un buon trimestre e la nostra comunità e le nostre attività continuano a crescere – ha commentato il ceo Mark Zuckerberg – Siamo concentrati per fare progressi sulle principali questioni sociali e sulla costruzione di nuove esperienze che migliorino la vita delle persone in tutto il mondo”.

L’utile per azione del social network si attesta a 2,12 dollari per il periodo luglio-settembre, superando di gran lunga i 1,91 dollari previsti dagli analisti. Il titolo mostra un balzo del 2,31% dopo la chiusura della Borsa di New York, durante gli scambi elettronici del circuito afterhours. Il gigante dei social network conta ora 2,45 miliardi di utenti attivi mensili (+8% su anno) e 1,62 miliardi di utenti attivi giornalieri (su almeno una delle sue piattaforme, Facebook, Instagram, WhatsApp e Messenger).

Presentando i conti,  Zuckerberg ha difeso la politica dell’azienda di pubblicare pubblicità politica contenente affermazioni false o fuorvianti, spiegando che la sua azienda non intende soffocare il dibattito politico. Il ceo ha fatto sapere che la pubblicità politica inciderà per lo 0,5% dei ricavi di Facebook il prossimo anno.

La mossa di Twitter

Una politica sulle ads politiche quella del social blu completamente opposta al suo primo competitor. Twitter infatti non accetterà più nessuna pubblicità di carattere politico sulla sua piattaforma in tutto il mondo, rispondendo così alle crescenti critiche sulla disinformazione da parte di politici sui social network. Lo ha annunciato Jack Dorsey, ceo e co-fondatore di Twitter. “Abbiamo preso la decisione di porre fine a ogni pubblicità politica su Twitter in tutto il mondo – ha annunciato il ceo Jack Dorsey – Pensiamo che fino a dove debba arrivare un messaggio politico si debba meritare e non comprare”.

“La pubblicità su internet è molto potente ed efficace, ma comporta significativi rischi politici laddove può essere usata per influenzare voti – ha spiegato Dorsey – Questo non ha nulla a che fare con la libertà di espressione. Ha a che fare con il pagare per raggiungere il pubblico più ampio possibile e questo ha significative conseguenze che l’architettura democratica di oggi potrebbe non essere in grado di gestire”.

La società ha dichiarato che verranno fatte alcune eccezioni, tra cui annunci pubblicitari che incoraggiano l’affluenza alle urne. La nuova politica di Twitter partirà il 22 novembre mentre ulteriori dettagli saranno comunicati dalla società il 15 novembre.

La scelta ha fatto calare il titolo a Wall Street: le azioni arrivano a perdere nelle contrattazioni after hours il 2,28%.

La trimestrale di Twitter

nel periodo luglio-settembre 2019 il fatturato del social media dei cinguettii è salito del 9% anno su anno a 824 milioni di dollari mancando le previsioni degli analisti che puntavano su 874 milioni, secondo i dati compilati da Refinitiv. Gli investitori si preoccupano per il rallentamento delle entrate pubblicitarie, pari a 702 milioni di dollari, un incremento dell’8% anno su anno che non soddisfa il mercato.

Crolla l’utile netto trimestrale: a 37 milioni di dollari, o 0,05 dollari per share, contro i 161,5 milioni attesi dal mercato. Nel terzo trimestre 2018 Twitter aveva riportato utile netto di 789 milioni, ma, esclusi i benefici fiscali di cui ha goduto, ammontava a 106 milioni.

Twitter ha spiegato che le prestazioni deboli del trimestre appena chiuso si devono a problemi nell’advertising – come dei bug nel prodotto software e una domanda asfittica durante l’estate. Ma a Wall Street le rassicurazioni non bastano: il titolo ha perso il 15% nelle contrattazioni immediatamente successive alla pubblicazione della trimestrale.

La società dei cinguettii aveva già messo in guardia sul fatto che nel terzo trimestre avrebbe registrato un rallentamento della crescita, perché ha dismesso alcuni vecchi format pubblicitari. Tuttavia non aveva previsto alcune problematiche software che hanno influito negativamente sulla sua capacità di proporre ads mirate e condividere dati con i partner della pubblicità.

Per il quarto trimestre Twitter ha detto di aspettarsi revenue totale compreso tra 940 milioni e 1,01 miliardi di dollari, meno di quanto si attende in media Wall Street (1,06 miliardi).

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