Europa più vicina al microprocessore in grado di farle incassare l’indipendenza nelle tecnologie per l’High Performance Computing, il calcolo a elevate prestazioni. Lo annuncia The European Processor Initiative (EPI), consorzio di 27 partner provenienti da 10 paesi europei (Università di Pisa, di Bologna e Cineca i partner italiani), che ha appena chiuso il primo dei suoi tre anni previsti di attività.
L’obiettivo è la progettazione di un microchip alla base dello sviluppo di supercomputer europei con capacità a esascala, in grado di eseguire un miliardo di miliardi di calcoli al secondo. Grazie a una partnership (Framework Partnership Agreement), il progetto rientrerà nel programma triennale Horizon 2020 e sarà finanziato dall’Unione Europea.
Il consorzio ha presentato alla Commissione europea i dettagli architetturali delle prime famiglie di processori ed è pronto a mostrare al pubblico la tabella di marcia aggiornata. La famiglia di chip di prima generazione, chiamata Rhea, arriverà sul mercato nel 2021. I primi chip Rhea saranno fabbricati con la tecnologia N6 e saranno integrati nelle piattaforme di test, sia nelle stazioni di lavoro che nei supercomputer, al fine di convalidare le unità hardware e sviluppare le interfacce software necessarie all’esecuzione delle applicazioni.
Rhea punta a essere il processore europeo per più piattaforme sperimentali per l’HPC exascale e futuri progetti automobilistici, spiega Epi: la famiglia di chip di seconda generazione, chiamata Cronos, è prevista per il 2022-23, seguita da una famiglia di terza generazione – ancora senza nome – nel 2024.
L’Epi ha inoltre annunciato un impegno a lungo termine per armonizzare l’ambiente informatico definendo un approccio comune grazie a specifiche di architettura globale (hardware e software), metodologie di progettazione comune e approccio globale per la gestione dell’alimentazione e della sicurezza.