Continua a crescere per il quinto anno consecutivo la raccolta globale del diritto d’autore da parte delle società di gestione collettiva, che nel 2018 hanno incassato complessivamente 9.65 miliardi di euro, registrando un incremento dello 0.9% rispetto ai risultati già positivi dell’anno precedente. È quanto emerge dai dati presenti nel Global Collections Report 2019, pubblicato oggi da Cisac (Confédération Internationale des Sociétés d’Auteurs et Compositeurs).
Rispetto a tutti i Paesi e a tutti i repertori creativi, la raccolta totale conferma un trend positivo che segna un aumento del 25.4% rispetto al 2014.
Il grande balzo in avanti riguarda i proventi da raccolta digitale, che crescono del 29%, arrivando a toccare quota 1.64 miliardi di euro. Nella musica, che rappresenta la quasi totalità degli incassi, si registra un aumento complessivo del 26.8%. Nonostante i riscontri positivi sulla crescita della raccolta digitale, a livello complessivo questa rappresenta soltanto il 17% del totale.
Nel trainare la crescita della raccolta digitale, oltre che l’aumento delle sottoscrizioni ai servizi streaming, significativo è stato lo sforzo continuo delle società di gestione collettiva per stringere e rinnovare gli accordi di licenza con le diverse piattaforme. Il dato italiano sulla crescita è in linea con il contesto globale: la raccolta digitale di Siae è aumentata del 28.4% rispetto al 2017, registrando un +129% sugli ultimi cinque anni.
La Società Italiana degli Autori ed Editori, nella top 10 mondiale, si mantiene stabile al sesto posto, posizione che ha guadagnato nel 2012, mantenendo l’Italia sul gradino più alto del podio per il repertorio lirico e teatrale.
“La nostra vita, oggi, è profondamente legata al digitale, e anche la cultura e le opere creative passano attraverso questi strumenti. L’uso che ne facciamo cresce esponenzialmente, a tutte le età e a tutte le latitudini. Mi chiedo come sia possibile che ci siano ancora dubbi sul fatto che l’unica strada percorribile per garantire il diritto degli autori ad un’equa remunerazione sia attuare correttamente la Direttiva Copyright, per la quale Siae si è sempre battuta e continuerà a battersi anche in futuro – ha commentato il presidente Siae Giulio Rapetti Mogol – A fronte di una così evidente rivoluzione di usi e costumi che per le grandi piattaforme digitali vale profitti enormi, anche il compenso per il lavoro degli autori deve avere un’adeguata remunerazione. Si può, anzi si deve, e al più presto, fare di più.”
La direttiva copyright, difatti, stabilisce chiaramente la responsabilità delle piattaforme digitali rispetto ai contenuti protetti da diritto d’autore, superando le deroghe predisposte dal “Safe Harbour” della Direttiva E-commerce del 2000.
Sulla stessa linea di Mogol è il Presidente di Cisac Jean-Michel Jarre: “Il digitale è il nostro futuro, e i proventi per i creativi crescono a ritmi rapidi, ma il digitale ha anche un ‘lato oscuro’, dovuto a un difetto di fondo nel quadro giuridico, che continua a sottrarre valore al lavoro degli autori. Ecco perché la Direttiva Europea sul Copyright è cruciale per gli autori, ovunque essi siano. La Direttiva ha mandato uno straordinario segnale positivo a tutto il mondo, per stabilire un equilibro tra creatori e piattaforme digitali basato sull’equità”.
Nelle scorse settimane il sottosegretario all’Editoria, Andrea Martella aveva promesso “tempi rapidi” per il recepimento della direttiva. “L’adozione nel luglio scorso della nuova disciplina europea del copyright e l’imminente implementazione di un sistema europeo di tassazione, la web tax, destinato a far emergere le basi imponibili derivanti dalle attività delle piattaforme digitali offrono ai singoli Stati nuove opportunità di intervento, ma pongono anche sfide complesse che i Governi e i legislatori nazionali devono essere in grado di interpretare con il necessario equilibrio – ha spiegato in Commissione Cultura alla Camera – Gli Stati membri dovranno recepire la Direttiva sul copyright entro 24 mesi dalla sua entrata in vigore, ovvero entro il 7 giugno 2021. L’Italia intende farlo tempestivamente, ricercando il miglior bilanciamento possibile tra la libertà di espressione individuale e la tutela della qualità e del pluralismo dell’informazione, anche attraverso la giusta remunerazione dei contenuti editoriali”.
Cosa prevede la direttiva Copyright
La direttiva Ue sul copyright mira ad aumentare le possibilità dei titolari dei diritti, in particolare musicisti, artisti, interpreti e sceneggiatori (creativi) e editori di notizie, di negoziare accordi migliori sulla remunerazione derivata dall’utilizzo delle loro opere presenti sulle piattaforme Internet. Le piattaforme Internet saranno direttamente responsabili dei contenuti caricati sul loro sito, dando automaticamente agli editori di notizie il diritto di negoziare accordi per conto dei giornalisti sulle informazioni utilizzate dagli aggregatori di notizie.
Libertà di espressione
Numerose disposizioni sono specificamente concepite per garantire che Internet rimanga uno spazio di libertà di espressione. Poiché la condivisione di frammenti di articoli di attualità è espressamente esclusa dal campo di applicazione della direttiva, essa può continuare esattamente come prima. Tuttavia, la direttiva contiene anche delle disposizioni per evitare che gli aggregatori di notizie ne abusino. Lo “snippet” può quindi continuare ad apparire in un newsfeed di Google News, ad esempio, o quando un articolo è condiviso su Facebook, a condizione che sia “molto breve”. Il caricamento di opere protette per citazioni, critiche, recensioni, caricature, parodie o pastiche è stato protetto ancor più di prima, garantendo che meme e GIF continuino ad essere disponibili e condivisibili sulle piattaforme online.
A chi non si applica la direttiva
Nel testo viene inoltre specificato che il caricamento di opere su enciclopedie online in modo non commerciale come Wikipedia, o su piattaforme software open source come GitHub, sarà automaticamente escluso dal campo di applicazione della direttiva. Le piattaforme di nuova costituzione (start-up) saranno soggette a obblighi più leggeri rispetto a quelle più consolidate.
Diritti di negoziazione
Autori, artisti, interpreti o esecutori potranno chiedere alle piattaforme una remunerazione aggiuntiva per lo sfruttamento dei loro diritti qualora la remunerazione originariamente concordata fosse sproporzionatamente bassa rispetto ai benefici che ne derivano per i distributori.
Ricerca e beni culturali
L’accordo mira a facilitare l’utilizzo di materiale protetto da diritti d’autore per la ricerca che si basa sull’estrazione di testi e dati, eliminando così un importante svantaggio competitivo che i ricercatori europei si trovano attualmente ad affrontare. Viene inoltre stabilito che le restrizioni del diritto d’autore non si applicheranno ai contenuti utilizzati per l’insegnamento e la ricerca scientifica. Infine, la direttiva consentirà l’utilizzo gratuito di materiale protetto da copyright per preservare il patrimonio culturale. Le opere fuori commercio possono essere utilizzate quando non esiste un’organizzazione di gestione collettiva che possa rilasciare una licenza.