C’è chi la definisce “l’apocalisse dei like”, o “la fine degli influencer così come li conosciamo”. Instagram, che alcuni mesi fa aveva iniziato a sperimentare su geografie “minori” inclusa l’Italia un approccio che nascondeva il conteggio dei “mi piace” nei post (lasciando la possibilità di vedere il totale solo al legittimo proprietario del post) adesso avrebbe deciso di estendere la sua politica anche al mercato principale, cioè quello americano che conta ben 106 milioni di utenti, secondo quanto dichiarato a un festival dal Ceo Adam Mosseri.
Instagram, di proprietà di Facebook, aveva rimosso il conteggio dei “like” perché vuole “togliere un po’ di pressione da Instagram e ridurre un po’ la competizione”, ha detto Mosseri. “L’idea è di ridurre l’ansia e le comparazioni social, soprattutto per quanto riguarda gli utenti più giovani”.
I test dovrebbero cominciare la prossima settimana su una piccola parte degli utenti americani di Instagram. In questo modo sarà possibile, secondo Mosseri, interrompere un circolo vizioso e altamente competitivo di conteggio dei “mi piace” e dei follower, due metriche utilizzate per comprare online la popolarità degli influencer e, a cascata, anche degli utenti più giovani.
L’azienda sono anni che cerca di disinnescare questo dinamiche altamente competitive e malsane tramite una serie di regole di buona condotta che condivide tramite il suo account ufficiale, cercando di fare in modo che si sviluppi la parte del social dedicato alla fotografia più vicina a temi di creatività e arte, anziché autopromozione e arricchimento.
La spinta competitiva e la possibilità di guadagni facili nel tempo hanno creato situazioni di dipendenza, forte disagio psichico, ma anche la nascita di un vero e proprio mercato nero di follower e di like, spesso automatizzato con bot e pratiche vietate dal regolamento di Instagram.
Secondo molti personaggi che hanno creato e mantengono la propria fama soprattutto grazie ai social e a Instagram in particolare, questa decisione sarebbe positiva per gli utenti: “Farebbe davvero bene”, ha detto ad esempio Kim Kardashian, che ha 151 milioni di utenti su Instagram e riceve più di un milione di “mi piace” per ognuno dei suoi post. Aiuta anche il fatto che la rimozione del conteggio dei “mi piace” e dei follower bloccherebbe di fatto il rischio-competizione per i nuovi potenziali influencer e consoliderebbe le posizioni di chi si è già affermato.
Da tempo Instagram, ma anche altre app per i social come quella della casa madre Facebook e quella di Twitter, sono al centro di polemiche per aver creato una “dipendenza da smartphone” che ha ricadute sulla salute delle persone (ad esempio contribuendo a problemi come il bullismo), provocando un acceso dibattito pubblico e la risposta delle aziende social che cercano di bilanciare il loro bisogno di far cassa con la pubblicità e la monetizzazione degli utenti da un lato e il tentativo di avere una immagine migliore.
Apple, uno dei due principali produttori di sistemi operativi per gli smartphone, cioè gli strumenti che permettono più di frequente di utilizzare i social, ha cominciato a limitare la possibilità di tracciamento sugli iPhone e poi ha introdotto un anno fa la funzione “Tempo di utilizzo” che permette di rendersi conto del tempo passato utilizzando lo smartphone e le app, e che permette anche di limitarne l’utilizzo, soprattutto con riferimento alle app social.
Il sistema operativo di Google, Android, ha più di recente introdotto una funzione molto simile a quella creata da Apple e ha anche cominciato una timida politica di riduzione dei tracciamenti degli utenti da parte del suo sistema operativo. Twitter, secondo alcune fonti, sarebbe al lavoro su una versione della sua app che nasconde alcune metriche tra le quali i “mi piace” e i retweet.