IL PROGETTO

Blockchain, Mise e Ibm insieme per tutelare il made in Italy

Partita la fase pilota di un programma che intende sfruttare tecnologie digitali e Dlt per tracciare le filiere del tessile e garantire provenienza e qualità dei prodotti destinati ai mercati internazionali

Pubblicato il 14 Nov 2019

Stefano Patuanelli, Ministro dello Sviluppo Economico e Enrico Cereda, Presidente e Amministratore Delegato di IBM

Difesa dell’eccellenza dei nostri prodotti sui mercati internazionali, lotta alla contraffazione e sostegno alla competitività delle imprese manifatturiere sfruttando il potenziale abilitante del digitale: è questa la finalità del progetto pilota “La Blockchain per la tracciabilità del Made in Italy”, che vede il Ministero dello Sviluppo Economico in prima fila con il supporto di Ibm e la collaborazione di associazioni e aziende della filiera del tessile italiano. Il progetto è stato presentato oggi presso il Salone degli Arazzi del Dicastero, nel corso dell’evento a cui hanno preso parte il Ministro Stefano Patuanelli e il Presidente e Amministratore Delegato di Ibm Italia, Enrico Cereda.

Un modello sperimentale con una visione di lungo termine

Si tratta di un primo modello sperimentale che risponde a precisi bisogni e che può crescere con un approccio progressivo e una visione di lungo termine, oltre a risultare di facile replicabilità in altri contesti industriali. Il Mise sta valutando le opzioni disponibili per lo sviluppo di questa tecnologia e lancerà delle nuove sperimentazioni su altre filiere produttive.

La piccola e media impresa ha oggi il forte bisogno di un sostegno sistemico per poter migliorare la trasparenza e la tutela dei propri marchi, sotto molteplici punti di vista, sia all’interno della filiera di appartenenza sia nei confronti dei consumatori finali.

Di fronte a uno scenario che mette in luce una frammentarietà di sistemi, approcci e iniziative, la Blockchain offre caratteristiche da paradigma di riferimento con cui garantire la standardizzazione, l’immutabilità e l’autenticità di dati e documenti, la loro sicurezza, la riduzione dei contenziosi sulle transazioni e l’automazione dei processi, con un deciso miglioramento della produttività complessiva.

“Oggi presentiamo i risultati di una prima sperimentazione del Mise che utilizza la Blockchain e le tecnologie basate sui registri distribuiti”, dichiara in una nota Stefano Patuanelli, Ministro dello Sviluppo Economico. “Stiamo lavorando a livello europeo nell’ambito della European Blockchain Partnership al fine di esportare il modello italiano di protezione delle filiere produttive attraverso le tecnologie emergenti. Pensiamo che in questo ambito il nostro Paese possa giocare un ruolo di leader a livello comunitario”.

Enrico Cereda, presidente e amministratore delegato di Ibm Italia, aggiunge: “L’apertura alla competizione dei mercati globali pone il brand Made in Italy nella condizione di dover assicurare la massima trasparenza e tracciabilità, dichiara. L’uso della Blockchain è l’innovazione che può consentire alle nostre imprese di garantire i propri prodotti, differenziandoli in termini di qualità e sostenibilità. Questo permetterà ai consumatori di scegliere con la massima consapevolezza, garantendo alle aziende un ritorno importante in termini di fiducia”.

Dallo studio di fattibilità al primo use case

Lo studio di fattibilità del Mise, disponibile in versione integrale sul sito del Ministero, è partito dall’individuazione delle principali problematiche della filiera da cui, applicando metodologie innovative come il design thinking, sono emerse sia le esigenze più significative – si va dalla semplificazione delle interazioni all’accesso immediato alle informazioni, dalle logiche di integrazione con i gestionali delle imprese alla semplicità d’uso – sia le proposte di miglioramento dei processi di tracciamento interfiliera.

Con Ibm, la fase di sperimentazione ha quindi prodotto un primo prototipo basato su piattaforma Blockchain, messa a disposizione delle aziende partecipanti via Cloud. Come caso di riferimento è stato scelto quello di un’azienda che emette al suo fornitore un ordine per un lotto di lino, verifica che la fibra sia certificata come biologica e ne realizza delle camicie per un particolare brand. Con un obiettivo di fondo: migliorare la tracciabilità, ostacolare la contraffazione e offrire al consumatore finale tutte le informazioni necessarie per un acquisto consapevole.

LO STUDIO DI FATTIBILITA’

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