Corteggiare Donald Trump è una strategia che ripaga Apple: il presidente degli Stati Uniti si è detto disposto a esentare l’azienda di Cupertino dai dazi sulle importazioni cinesi che entreranno in vigore da dicembre e colpirebbero la componentistica per iPhone e i dispositivi indossabili della Mela. L’apertura concessa da Trump è arrivata al termine della visita del presidente alla fabbrica di Apple Mac Pro ad Austin, Texas – una fabbrica americana di un prodotto americano che soddisfa le politiche della Casa Bianca.
Alla stretta di mano con il ceo di Apple Tim Cook davanti alle linee di assemblaggio del computer della Mela più costoso hanno fatto seguito le rassicurazioni del presidente degli Stati Uniti: “Fabbricate in America e i dazi non saranno un problema”. Trump ha aggiunto: “Ho parlato spesso di Apple, ho detto che voglio vedere Apple produrre negli Stati Uniti, e ora sta accadendo”. E sulla richiesta di Apple di essere esentata dai dazi sulle importazioni dalla Cina ha garantito: “Stiamo valutando”.
Trump ha anche sottolineato di non avere nessuna fretta di concludere un accordo commerciale con la Cina. “La Cina ha più fretta, ma le condizioni di Pechino non mi soddisfano ancora”, ha detto ai giornalisti presenti a Austin. La trade war dunque è tutt’altro che in via di risoluzione: gli analisti Usa pensano che la ratifica dei più recenti accordi con Pechino potrebbe slittare all’anno prossimo.
Il Mac Pro è tutto americano
Apple ha coltivato con cura la relazione con la Casa Bianca, tra cene a Washington e collaborazioni del ceo Cook ai panel di esperti hitech dell’amministrazione Trump. I dazi americani rischiano di colpire duramente non tanto i computer Mac Pro, che sono una nicchia sul mercato, ma gli iPhone, il prodotto che rappresenta il grosso del fatturato di Apple, pur se in contrazione. Apple ha venduto 218 milioni di iPhone nel 2018 e la maggior parte sono stati assemblati in Cina. Anche gli Apple Watch vengono fabbricati in larga misura in Cina con componenti Made in China.
Il nuovo Mac Pro doveva essere fabbricato in Asia come gli altri prodotti di Cupertino, secondo quanto riportato dal Wall Street Journal a giugno. Ma a settembre Apple ha indicato che avrebbe prodotto i nuovi computer Mac Pro in America; pochi giorni prima i regolatori del commercio Usa avevano approvato 10 su 15 richieste di esenzione dai dazi presentate da Apple sulle componenti per computer.
I media Usa hanno sottolineato che lo stabilimento di Austin che fa i Mac Pro non è né nuovo (produce dal 2013) né veramente di Apple, bensì del partner Flex; Apple non ha proprie fabbriche.
Nuovo campus Apple in Texas, ora Trump chiede il 5G
A inizio mese Apple ha chiesto all’amministrazione Trump di tornare indietro sui dazi che colpiscono le componenti per iPhone e Apple Watch. In concomitanza con la visita di Trump alla fabbrica texana Tim Cook ha annunciato di aver avviato la costruzione di un nuovo campus Apple ad Austin che impiegherà 5.000 dipendenti ma può ospitarne fino a 15.000 e che aprirà i battenti nel 2022.
Potrebbe essere una promessa sufficiente per Trump per garantire alla Mela nuove esenzioni dagli effetti della trade war; nel frattempo l’entusiasmo del presidente statunitense lo ha spinto a chiedere a Cook “di vedere se possa impegnare Apple nella costruzione del 5G negli Stati Uniti. Hanno tutto: soldi, tecnologia, visione e Cook!”, secondo quanto di legge in un tweet di Trump.
Il presidente ha definito Cook un grande imprenditore e manager di cui ha profonda stima e sottolineato il valore del nuovo campus texano della Mela, un progetto da “miliardi di dollari” che offrirà lavori ben retribuiti agli americani.