I call center del gruppo Tim saranno tutti basati in Italia entro il 9 dicembre per il fisso e al massimo entro due anni per il mobile. Lo annuncia l’amministratore delegato di Tim, Luigi Gubitosi, intervenendo a “Motore Italia – Le Pmi che fanno muovere il Paese” a Milano. “Molti – ha spiegato Gubitosi – sono andati all’estero, mentre il gruppo Tim entro il 9 dicembre per il fisso risponderà solo dall’Italia. Anche sul mobile entro 2 anni riporteremo tutto indietro. Lo abbiamo già chiesto ai fornitori. In due anni Telecom Italia risponderà con le attività di call center solo dall’Italia”.
Gubitosi ha focalizzato l’attenzione anche sul 5G. “Il nostro punto di forza è che non dipendiamo da un solo fornitore”, ha spiegato.
“La crescita che ha fatto Huawei – ha evideniziato Gubitosi – è importante. Dieci anni fa erano indietro, ora sono nel gruppo di testa. Io credo però che, nel complesso, la tecnologia Usa sia superiore, in particolare i router e i processori sono americani, ma in certe aree Huawei è molto avanti, come nella trasmissione radio”. Gubitosi, in ogni caso, ricorda che Tim ha come fornitore, oltre a Huawei, anche Ericsson e Nokia.
La strategia di Tim di non dipendere da un solo fornitore rispecchia quanto messo nero su bianco dalla Ue in un documento segreto pubblicato da CorCom.
La proposta Ue
La proposta La proposta, intitolata “Draft Council Conclusions on the significance of 5G to the European Economy and the need to mitigate the security risks linked to 5G”, mette nero su bianco le conclusioni a cui è giunto il Working Party on Telecommunications and Information Society a seguito degli incontri del 22 ottobre e del 14 e 18 novembre.
Secondo la proposta gli Stati membri devono “considerare la necessità di diversificare i fornitori al fine di evitare o limitare la creazione di una grande dipendenza da un singolo fornitore, poiché aumenta l’esposizione alle conseguenze di un potenziale fallimento di tale fornitore”. E si evidenzia anche “l‘importanza di valutare i rischi correlati alle interdipendenze tra le reti 5G e altri sistemi e servizi pubblici e privati critici”.
Il Consiglio dunque invita ad un “approccio coordinato nell’UE fatte salve le competenze degli Stati membri in materia di roll out della rete e della sicurezza nazionale. E sottolinea “che la tecnologia sempre più complessa, interconnessa e in rapida evoluzione richiede un approccio globale e misure di sicurezza efficaci e proporzionate, con particolare attenzione alla sicurezza e alla privacy progettate come parti integranti dell’infrastruttura 5G e dei terminali” e che “il 5G e le altre reti di comunicazione elettronica correlate devono essere costantemente protette durante l’intero ciclo di vita per coprire l’intera catena di approvvigionamento e tutte le apparecchiature pertinenti”.
La proposta “riconosce la necessità di mettere in atto solidi standard e misure di sicurezza comuni, riconoscendo gli sforzi di standardizzazione internazionali sul 5G, per tutti i produttori, gli operatori di comunicazioni elettroniche e i fornitori di servizi pertinenti e che i componenti chiave, come i componenti fondamentali per la sicurezza nazionale, saranno forniti esclusivamente da parti affidabili”.