IL REPORT MEDIOBANCA

Giro d’affari da 2,4 miliardi per le WebSoft in Italia. Occupati alla soglia dei 10mila

È Amazon a guidare la classifica dei giganti dell’hi-tech che hanno generato più posti di lavoro nel nostro Paese. Versati al fisco 64 milioni di euro

Pubblicato il 27 Nov 2019

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Il fatturato aggregato delle filiali italiane delle WebSoft company nel 2018 ha superato i 2,4 miliardi (pari allo 0,3% del totale WebSoft) occupando oltre 9.800 lavoratori (pari allo 0,5% del totale WebSoft). Rispetto al 2017 si calcolano 1.770 dipendenti in più, in massima parte assunti dalle società del Gruppo Amazon che vanta il maggior numero di occupati in Italia (4.608).

Questa la fotografia scattata dall’Area Studi Mediobanca nella nuova edizione del Focus sulle WebSoft Companies. 25 i “giganti” presi in esame: si tratta di software & web companies che operano nell’internet retailing, nello sviluppo di software e negli internet services (social, search engine, web portal, payment system). 14 hanno sede operativa negli Usa, 7 in Cina, 2 in Giappone e 2 in Europa (entrambe in Germania).

Le WebSoft company presidiano l’Italia tramite controllate, ubicate per la quasi totalità nelle province di Milano e Monza-Brianza, si legge nel report. Nel 2018 le filiali dei giganti del WebSoft hanno versato al fisco 64 milioni, in crescita dai 59 del 2017 e hanno pagato sanzioni per complessivi 39 milioni, quasi la metà rispetto ai 73 milioni dell’anno precedente. Circa la metà dell’utile ante imposte delle WebSoft è tassato in Paesi a fiscalità agevolata, con conseguente risparmio fiscale cumulato di oltre 49 miliardi nel 2014-2018. Il tax rate effettivo delle multinazionali WebSoft è pari al 14,1%, ben al di sotto di quello nominale del 22,5%. Nel periodo 2014-2018 la tassazione in Paesi a fiscalità agevolata ha determinato per Apple un risparmio fiscale cumulato che sfiora i 25 miliardi.

Giro d’affari mondiale da 850 miliardi

Nel 2018 le WebSoft hanno generato un giro d’affari di 850 miliardi in crescita del 20,3% l’anno dal 2014, oltre sei volte quella delle multinazionali manifatturiere (3,1%). Danno lavoro a quasi 2 milioni di persone, quasi il doppio delle consistenze del 2014 (in gran parte per acquisizioni). I loro utili sono più che raddoppiati in cinque anni e il valore di Borsa è arrivato a 5.065 miliardi a metà novembre 2019. I colossi analizzati si distinguono per solidità patrimoniale e soprattutto per liquidità, potendosi permettere di investire in titoli a breve termine addirittura più delle grandi banche europee e americane.

Ammontano a 110 miliardi (l’11,7% del totale delle multinazionali mondiali) gli utili delle WebSoft al 2018 – ciascuna mediamente per circa 15 milioni al giorno rispetto ai 7 nel 2014. E se si allarga la prospettiva ai cinque anni, i giganti del settore hanno macinato profitti per 413 miliardi di cui 82 mld Alphabet, 78 Microsoft e 48 Facebook.

La redditività industriale complessiva rimane elevata, con un ebit margin del 17,3%, seppur in calo di 2,6 punti percentuali rispetto al 2014. Le multinazionali manifatturiere vantano, al contrario, un ebit margin inferiore (11,7%), ma in aumento (+0,8%). Ancora inarrivabile Facebook (ebit margin al 44,6%) che guida un podio tutto americano con Booking Holdings (36,8%) e Oracle (35,3%).

Cinesi più solide delle americane. Liquidità al pari con le banche

Nel 2018 le WebSoft poggiano su una base patrimoniale solida, con mezzi propri tangibili pari in media a 1,1 volte i debiti finanziari. Le società cinesi risultano più solide di quelle Usa (capitale netto tangibile, rispettivamente, 2 e 1 volta i debiti finanziari). Spiccano Facebook e la giapponese Nintendo che non hanno debiti finanziari. Alla fine dello stesso anno le WebSoft detenevano 507 miliardi di liquidità, pari a oltre un terzo del totale attivo (tre volte di più della media di una multinazionale). Il 22% del totale attivo (305 mld) è investito in titoli a breve termine (circa la metà sono titoli di stato Usa), percentuale appena superiore a quella delle maggiori banche europee e americane (21%) e di gran lunga a quella delle multinazionali (3%). Dal 2014 al 2018 la liquidità delle WebSoft è aumentata in media di circa 49 mld ogni anno ed è stata utilizzata prevalentemente per acquistare società minori e azioni proprie: nel 2018 i buyback hanno superato di quattro volte quelli del 2014, arrivando a 78 mld.  La Borsa è uno dei terreni più fertili per i colossi WebSoft. Basti pensare che, anche se prese singolarmente, Microsoft, Amazon e Alphabet valgono più dell’intera Borsa Italiana. A fine 2018 i giganti del WebSoft (tutti quotati ad eccezione del gruppo tedesco Otto, a controllo familiare) concentravano il 21,6% della capitalizzazione delle multinazionali mondiali e valevano oltre otto volte la Borsa italiana e oltre il doppio di quella tedesca, registrando un incremento medio annuo del +19,8% nel 2014-2018 (+3,3% quello delle multinazionali manifatturiere). A metà novembre 2019 i colossi del WebSoft capitalizzavano €5.065 mld e il podio di Borsa era così rappresentato: Microsoft-Alphabet-Amazon.

Amazon, Jd e Oracle le aziende che assumono di più

Nel 2018 le WebSoft occupano quasi 2 milioni di persone sparse nel mondo (il 6% della forza lavoro di tutte le multinazionali mondiali), segnando un aumento di +902mila unità sul 2014 (+91,6%, contro il modesto +1% delle multinazionali manifatturiere). La sola Amazon ha determinato oltre la metà di tale incremento. L’azienda di Jeff Bezos è il primo datore di lavoro del settore e ha più che quadruplicato il numero dei propri dipendenti tra il 2014 e il 2018, in parte grazie all’acquisizione di società minori, raggiungendo 647mila unità nel 2018. Al secondo posto una cinese, Jd (179mila occupati), e al terzo l’americana Oracle (136mila). La prima europea è al settimo posto: la tedesca SAP (94mila).

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