Le imprese distrettuali che adottano tecnologie 4.0 sono circa il 38% contro il 30% di quelle non distrettuali. Ma nei settori tipici del made in Italy – agroalimentare, arredo e moda – il tasso di adozione dell’hi-tech di nuova generazione risulta inferiore alla media: è quanto emerge dal rapporto Digital Italy 2019 presentato a Roma da The Innovation Group.
“In Italia è necessaria una decisa accelerazione degli investimenti immateriali – misurati dalla spesa in R&S – il cui peso sul Pil non supera il 2,9%, contro una media europea del 4,1%”, si legge nel capitolo dedicati allo scenario macroeconomico a firma di Gregorio De Felice, Responsabile Direzione Studi e ricerche di Intesa Sanpaolo. “Se in Italia, infatti, in R&S nel 2017 si spendeva in media per abitante 386 euro (in aumento del 19% rispetto al 2008), in Germania vi era una spesa pari a 1.200 auro per abitante, in aumento del 48% sul 2008”. Le analisi di Intesa Sanpaolo sulla situazione delle imprese italiane mostrano, infine, “un significativo ritardo accumulato da parte delle aziende in termini di e-skill oltre alla necessità di affrontare l’ormai persistente skill mismatch tra domanda e offerta soprattutto per le imprese distrettuali: è questo il grande paradosso di un Paese manifatturiero che punta sul digitale ma che non riesce ad offrire adeguate competenze alle imprese”. Secondo De Felice “è bene favorire un orientamento maggiore del sistema universitario verso le aree tecnico-scientifiche, considerato che la media dei laureati italiani in queste discipline è pari al 23% contro il 36% della Germania”.
Nel report Digital Italy 2019 anche il “Digital Innovation Index” – elaborato sulle risposte di un campione di 202 imprese – dal quale emerge che oltre la metà degli intervistati (52%) ritiene che la propria azienda si trovi in una fase “intermedia del processo trasformativo”, contro il 28,7% che ne è solo all’inizio e il 19,3% che si reputa invece in una fase avanzata.