La missione Agile per la ricerca nell’astrofisica delle alte energie, realizzata interamente in Italia sotto l’egida dell’Asi, compie cinque anni e i risultati ottenuti la confermano una “piccola grande” eccellenza del made in Italy. Piccola, perché così sono definite le missioni con budget relativamente limitati come questa (costata 60 mln di euro), ma grande perché, sottolinea il presidente dell’Agenzia spaziale italiana, Enrico Saggese, “le competenze sviluppate e messe a disposizione sia della comunità scientifica che dell’industria hanno un valore enorme”. Nelle Tlc gli americani sostengono che per un dollaro investito in ricerca spaziale se ne creano da 10 a 20 di crescita economica; per la scienza misurare le ricadute è più complesso, ma non impossibile, come provano esempi di casa nostra, a partire dall’azienda di Carsoli che ha fatto tesoro della tecnologia sviluppata per il progetto Agile ed oggi è fornitore della Nasa.
Del resto uno degli elementi che rendono “virtuoso” il progetto Agile, oltre all’alta efficienza nei costi di realizzazione e manutenzione, è proprio la stretta collaborazione tra Asi, enti di ricerca (Inaf, Infn, Cifs, Cnr, università) e imprese. Un sistema che premia la capacità di fare innovazione dell’Italia: “Dobbiamo favorire in misura sempre maggiore l’industrializzazione delle scoperte scientifiche, il trasferimento tecnologico verso le aziende”, sottolinea Saggese. “Anche per questo l’Asi sta oggi promuovendo una collaborazione con le imprese dell’area di Torino, dove è presente una forte tradizione industriale e di innovazione”.
La comunità scientifica italiana può far leva su un’esperienza maturata in trent’anni. Lo strumento messo a punto per il satellite Agile è rappresentato da un cubo di 60 cm di lato con un peso di circa 85 Kg composto da due rivelatori capaci di produrre “immagini” con l’uso della tecnologia dei rivelatori al silicio. Suo compito è localizzare nello spazio le sorgenti di raggi gamma, prodotti da forti accelerazioni di particelle subatomiche e messaggeri dei grandi fenomeni cosmici (permettono anche di conoscere meglio la Terra, dove sono stati identificati super-lampi che emettono raggi gamma e altissime energie).
Una delle ultime scoperte del satellite dell’Asi è la variabilità dell’emissione gamma dalla Nebulosa del Granchio (prima ritenuta stabile), valsa al team di Agile e al suo responsabile, Marco Tavani dell’Istituto nazionale di astrofisica, un importante riconoscimento dell’American astronomical society, il premio Bruno Rossi per l’astrofisica delle alte energie. Si tratta del quarto premio che l’Asi riceve per il suo Asdc, l’Asi Science Data Center (compreso nel team di Agile), che gestisce tutte le attività di archiviazione, processamento e distribuzione dei dati scientifici con incredibile rapidità: “In due ore e mezzo i risultati delle osservazioni arrivano dalla stazione di terra dell’Asi di Malindi in Kenia ai nostri cellulari”, nota Tavani.
Così, nonostante la fine missione fosse prevista per gennaio 2010, Agile è ancora in orbita a studiare l’universo e il know-how ha portato a nuove collaborazioni, come quella per Fermi/Glast, missione della Nasa lanciata nel 2008 nel campo dell’astronomia gamma.
“L’Asi continuerà a cogliere le opportunità offerte dalle cosiddette ‘piccole missioni’ e già è coinvolta nel prossimo lancio del progetto Nustar con la Nasa”, conclude Saggese. “Ma soprattutto si concentrerà sullo sviluppo degli strumenti tecnologici, nei quali abbiamo acquisito competenze riconosciute a livello internazionale, quasi un artigianato italiano dello spazio altamente avanzato”.