Nella nuova edizione di Telco per l’Italia dedicata alla connettività ultrabroadband per le imprese, gli operatori telecom attivi nel nostro paese prendono la parola per illustrare il loro piano d’azione per vincere la sfida più urgente nell’Agenda digitale italiana. Il piano aree bianche è avviato, ma adesso si apre la fase della copertura delle aree grigie, che sono economicamente strategiche: è qui che ha sede la maggior parte delle imprese e dei distretti industriali. Le telco che si sono confrontate nel corso dell’evento Digital360-Corcom sono pronte a mettere in campo il loro impegno e, in un mercato dove resta difficile ottenere ritorni mentre gli investimenti richiesti sono ingenti, guardano con crescente convinzione alle partnership con gli altri attori delle Tlc e al mix tecnologico. Fibra e 5G sono i pilastri della nuova sfida, ma il 4G continua a giocare un ruolo e il Fixed wireless access (Fwa) aiuta a vincere la partita dell’ultrabroadband portando connettività in modo capillare.
In questa sfida l’Italia non parte certo da zero: il roll-out dell’Ftth è da considerarsi una storia di successo, secondo Simone Bonannini, Direttore Commerciale e Marketing, Open Fiber: gli ultimi dati Agcom indicano che le linee Ftth hanno superato lo storico traguardo di 1 milione di accessi. “Non esiste esperienza analoga sulla fibra con questa velocità di penetrazione, siamo sulla giusta strada per centrale gli obiettivi della Gigabit society al 2022 per i cluster A e B”, ha affermato Bonannini riferendosi alle aree più redditizie. Sui Cluster C e D, che includono le aree meno densamente popolate, Open Fiber ha iniziato la commercializzazione e ribadisce l’impegno come operatore esclusivamente wholesale e “neutrale”. “Siamo a disposizione di tutti gli operatori retail e anche di chi vorrà entrare nel segmento wholesale”, ha sottolineato Bonannini. “Siamo un soggetto neutrale rispetto ai partner industriali e agnostico sulle tecnologie; lo scopo è semplicemente eliminare il digital divide. Sulle aree bianche andiamo avanti col piano avviato; sulle altre aree seguiremo le logiche del mercato e della concorrenza. La scelta su fibra o Fwa sarà il mercato a farla: le imprese decideranno in base alle loro esigenze”.
Tra le varie tecnologie per la connettività ultra-veloce, Tim ha fortemente investito nel 5G: l’anno scorso ha partecipato all’asta per le frequenze per la nuova generazione mobile spendendo 2,4 miliardi di euro su un totale di 6,5 miliardi, ha ricordato Francesco Castelli, VP Regulatory Strategy and Equivalence, Tim. “Il Mobility report di Ericsson evidenzia come di qui al 2025 il 5G diventerà in Europa la tecnologia mobile predominante, ribaltando le posizioni con il 4G (che scenderà al 40% circa nel 2025, mentre il 5G crescerà fino al 55-60%); anche grazie al 5G e l’Italia è pronta a centrare i target della Gigabit Society: “il 5G è già acceso in diverse città e ne raggiungerà 120 nel 2021, oltre a 200 destinazioni turistiche”, ha sottolineato Castelli. Per le imprese il 5G rappresenta una grande opportunità di connessione all’ultrabroadband e attivazione di progetti dedicati “verticali”: Tim coprirà 50 tra i principali distretti industriali entro il 2019 e la quasi totalità (245) entro il 2021. Ma l’operatore storico non punta solo sui clienti business: “Per Tim il 5G ha pluralità di applicazioni, studiamo e abbiamo messo sul mercato casi d’uso sia per il mondo delle imprese che per il mondo consumer: per entrambi il 5G sarà un salto quantico nella user experience”, ha concluso Castelli, ricordando che “mobile Ubb e Fwa (4G e 5G) sono solo alcune delle soluzioni utilizzate da TIM che è l’operatore che investe di più anche nelle reti fisse, Fttc e Ftth, per assicurare al Paese le tecnologie più avanzate e la migliore connettività”
Anche per Fastweb il business si divide tra mercato consumer e imprese, ma il focus sulle imprese è molto rilevante, ha evidenziato Lisa Di Feliciantonio, Head of Public Affairs and Media Relations, Fastweb: “Siamo il primo operatore alternativo nel mercato business grazie all’impegno nella realizzazione di reti in fibra proprio nelle aree industriali e laddove c’è richiesta da parte delle imprese”. Come andare avanti ora? “Le grandi imprese hanno tutte connessioni da Gigabit, ma va fatto un importante lavoro sul vero tessuto industriale dell’Italia, quello delle piccole e medie imprese”, ha affermato Di Feliciantonio. “Tra le Pmi solo una su quattro ha connessioni adeguate e questo vuol dire che manca l’abilitatore fondamentale alla digital transformation”. In questo scenario “il 5G nella declinazione Fixed wireless access rappresenta la tecnologia idonea alla connettività delle Pmi per ora rimaste fuori dallo sviluppo di connessioni Gigabit”.
Anche Wind Tre si è detta pronta a cogliere la sfida della copertura fissa e mobile ultra-veloce per le imprese (oltre che per i consumatori) e a rispondere alle esigenze della clientela business e dei distretti industriali. “Wind Tre sta sviluppando un portafoglio integrato di soluzioni per le aziende che apre a nuovi segmenti di mercato, come Industria 4.0, smart manufacturing, IoT, smart office, private network e altro ancora”, ha affermato Carlo Melis, Access Deployment Director, Wind Tre. “È un percorso progressivo da sviluppare insieme agli imprenditori italiani“, ha proseguito Melis. “Il 5G è potentissimo abilitatore per le aziende e l’evoluzione della tecnologia consente di portare anche alle Pmi soluzioni avanzate. Wind Tre farà leva sulle partnership con gli altri operatori, come con Terna, Open Fiber, Tim, Fastweb, e intende sfruttare tutti i mix tecnologici disponibili: fibra, Fwa, 4G e 5G”. Ma il 5G mantiene un posto rilevante: “Ci lavorano tutti gli operatori e il 2020 sarà l’anno dell’accelerazione”.
La connettività ultra-veloce è una chiave di volta per la competitività industriale soprattutto per la capacità di abilitare nuovi servizi evoluti. Ed è qui che l’Italia gioca la vera sfida, secondo Federico Protto, Amministratore Delegato, Retelit: “Gli accessi di ultra-banda larga su rete fissa sono passati da 1,5 milioni a giugno 2015 agli attuali 9,5 milioni, quasi il 50% del totale degli accessi, ma molto c’è ancora da fare sui servizi, è qui la domanda fondamentale da stimolare”. Retelit opera con le tre divisioni Wholesale Nazionale, Wholesale Internazionale e Business e si sta trasformando da società infrastrutturata a realtà capace di offrire anche un’ampia gamma di servizi nell’ambito delle Ict: “Un’attività che dà al mercato la risposta migliore per la digital transformation”, ha sottolineato Protto, e che permette a Retelit anche di rilevare i trend emergenti: “Presto assumeranno un ruolo chiave gli Ott che affittano grandi risorse infrastrutturali con ingenti investimenti. Potrebbero cambiare lo scenario”.
Per la copertura delle aree anche meno densamente popolate, ma ricche di piccole imprese, sono nati operatori come Eolo, il principale in Italia nel Fixed-wireless ultra-broadband per i segmenti business e residenziale. “Per noi non ci sono aree grigie o bianche, andiamo dove c’è una necessità o un gap da colmare, installiamo al ritmo di 45 Bts al mese, arrivando a coprire capillarmente e con velocità di 100 Megabit al secondo”, ha osservato Alessandro Verrazzani, Head of Regulatory and Institutional Affairs, Eolo. “Le nostre iniziative sono volte a contrastare il divario digitale”. Al piano infrastrutturale Eolo ha aggiunto quest’anno il progetto Missione Comune, mettendo a disposizione 3 milioni di euro in 3 anni per la digitalizzazione dei Comuni molto piccoli, e la nuova business unit dedicata alle aziende per connettere le Pmi italiane anche nei territori con “digital speed divide”. “C’è ancora molto da fare perché la penetrazione dell’ultra-banda larga è alta nel mondo consumer ma non nelle imprese”, ha detto Verrazzani; “sarà utile rinnovare misure di stimolo della domanda come i voucher“.
Da sempre impegnata sul B2B, Linkem “è pronta a cogliere la domanda delle imprese e vuole far crescere il mercato dell’ultrabroadband, ma punta all’allargamento della domanda”, non alla sola migrazione dei clienti esistenti che limita lo sviluppo e spinge ad aggressive guerre sui prezzi, ha detto Stefano Zacutti,Wholesale & B2B Director, Linkem. Piena apertura alle partnership con altre aziende telecom, ha continuato Zacutti: “Secondo noi questa è la risposta corretta alle esigenze del mercato, così come i modelli di collaborazione territoriale, nelle realtà locali ci sono specificità che vanno valorizzate”. E il ruolo della regulation? “Lo Stato dovrebbe lasciare che le telco se la vedano sul campo della gestione del cliente: secondo noi la domanda esiste, va solo sollecitata. Il compito del regolatore è semplificare la concorrenza, dare stimolo alla domanda e fare da amplificatore dei modelli di business. Conta ancor di più che mettere a disposizione fondi”.