Asta frequenze aperta non solo alle Tv ma anche agli operatori mobili. È quanto suggeriscono Carlo Cambini (professore associato ingegneria gestionale al Politecnico di Torino) e Tommaso Valletti (ordinario di Economia all’Imperial College London e Tor Vergata di Roma, membro della Competition Commission britannica) al governo Monti rispetto all’intricata partita frequenze. Solo in questo modo la gara non sarà al ribasso e consentirà inoltre "un più rapido passaggio alla larga banda mobile, permettendo al nostro paese di raggiungere prima gli obiettivi dell’agenda digitale".
In un articolo pubblicato sul sito lavoce.info Cambini e Valletti fanno il punto sul nodo che il governo, ma soprattutto la nuova Agcom, si troveranno ad affrontare nella gestione dello spettro radio. È la prima volta, notano, che un governo italiano "si prende la briga di mettere qualche ordine nel sistema televisivo e più in generale nel sistema frequenziale". Dopo anni di dibattito "e di governi sostanzialmente sordi sul tema, si osserva ora un primo importante tentativo di riorganizzare l’uso di una risorsa che è e sarà essenziale nei prossimi anni per lo sviluppo non solo del mercato televisivo, ma anche della larga banda (mobile in questo caso), un fattore riconosciuto come essenziale per la crescita economica di un paese e ancora deficitario in Italia".
Il ministero per lo Sviluppo economico avrà ora 120 giorni per definire il bando della prima asta che verrà redatto dall’Autorità settoriale, l’Agcom. Il suo successo dipenderà però "da come l’asta sarà progettata, e in particolare dalla divisione in lotti delle frequenze da mettere a gara, dai tempi di assegnazione e dalla possibilità di intervento da parte degli operatori Tlc".
Per quanto riguarda i lotti, ci sono delle frequenze (nella parte bassa dello spettro) che verranno assegnate ai broadcaster, ma per rendere il mercato più aperto si prevede che solo operatori di rete – non integrati verticalmente nell’erogazione dei contenuti – possano partecipare alla gara. "L’obiettivo è di spingere verso l’ingresso di gestori di infrastrutture Tv del tutto nuovi in Italia – ma che operano da anni in altri paesi come la Spagna, la Francia e la Gran Bretagna – che poi cedano capacità produttiva ai singoli erogatori di contenuto in modo neutrale".
Su questo punto "la decisione del governo ci trova sostanzialmente d’accordo, anche se non si comprende bene perché si debba limitare la gara ai soli broadcaster, visto che i gestori potranno poi cedere capacità a prescindere dall’utilizzo". Infatti "la neutralità prevede che gli operatori mobili dovrebbero poter partecipare alla gara: starà poi a loro decidere se prendervi parte o meno, in base alle caratteristiche delle frequenze in palio".
Altri discorso per le frequenze nella banda 700Mhz. Si tratta di frequenze "pregiatissime e, come richiesto dalla Commissione europea e dalla conferenza mondiale di Ginevra 2012 nell’ambito dello sviluppo dell’agenda digitale, a partire dal 2015 dovranno essere assegnate ai servizi di larga banda mobile".
Per questo tipo di frequenze il governo sembra prevedere un’asta per l’assegnazione ai soli operatori Tv di queste frequenze per tre anni, per poi liberarle e rimetterle all’asta per operatori Tlc. "Crediamo che questa soluzione presenti una serie di problemi: assegnare ora una risorsa per soli tre anni porterebbe chiaramente i vari operatori Tv a presentare rilanci modesti per frequenze invece che hanno un considerevole valore economico; ritarda l’adozione tecnologica della banda larga mobile e introduce il problema – a partire dal 2015 – di liberare nuovamente queste frequenze per riassegnarle".
Insomma un meccanismo "complesso e troppo articolato". Ma soprattutto "portatore di scarsi introiti per lo Stato". E inoltre non è detto "che tra tre anni si proceda effettivamente a una nuova asta: i governi cambiano. Perché il governo Monti rimanda al futuro una decisione così importante?".
Sarebbe meglio "aprire subito l’asta non solo alle Tv ma anche agli operatori mobili". In questo modo, "l’asta non sarà al ribasso perché vi parteciperanno anche operatori che valutano di più lo spettro, rispetto a quanto sembrano fare (e dichiarare) i broadcaster televisivi. Non va dimenticato che gli operatori televisivi già possiedono numerose frequenze, per cui non esiste il fantasma, sventolato da qualcuno, dell’interruzione del servizio Tv".
Cambini e Valletti chiedono dunque al governo di impegnarsi "subito, a eliminare ogni distinzione e discriminazione tra broadcaster (integrati o meno) e altri operatori. Questo passaggio fondamentale ha in sé la possibilità di un più rapido passaggio alla larga banda mobile, permettendo al nostro paese altresì di raggiungere prima gli obiettivi dell’agenda digitale".
Non basta: "ulteriore confusione si è recentemente sollevata sull’approvazione di una norma che permette la destinazione d’uso di frequenze riservate alla tecnologia mobile (ossia per la Tv su cellulare tramite lo standard Dvb-H) per trasmettere programmi televisivi su digitale terrestre (Dvb-T). La norma approvata recepisce una direttiva comunitaria che si basa ancora una volta sul principio di neutralità tecnologica, e quindi quando una frequenza diviene sottoutilizzata per una specifica destinazione d’uso si può “riconvertirla” a un altro. Sul principio di neutralità siamo d’accordo: è inutile lasciare una risorsa importante inutilizzata perché il servizio non viene consumato. Ma molti punti rimangono assai ambigui e ci sembrano passati totalmente sotto silenzio: ad esempio, per queste frequenze si impone il pagamento di canoni di utilizzo? Oppure sono date gratuitamente? E in tal caso, gli operatori Tv potranno poi rivenderle privatamente? Oppure si prevede la conversione d’uso a titolo temporaneo (ma quanto temporaneo?) per poi farle rientrare in possesso dello Stato, il quale potrà in seguito rimetterle all’asta?".
"La discussione sullo spettro – concludono i due accademici – ci pare ben avviata, ma presenta ancora criticità e punti oscuri che speriamo il governo possa gestire con maggiore trasparenza e chiarezza. Nel nostro paese c’è davvero bisogno non solo di una spending review, ma anche di una spectrum review seria e efficace".