Zte in prima linea per la sicurezza informatica. All’indomani della relazione del Copasir al Parlamento, l’azienda ribadisce una nota di aderire “pienamente alle leggi e alle normative, tra cui quelle italiane”.
“La sicurezza informatica è una delle massime priorità nella ricerca e nello sviluppo dei prodotti e nella fornitura di servizi di Zte, con un impegno costante e continuo per migliorarci – evidenzia Zte – Accogliamo favorevolmente le analisi indipendenti da parte di soggetti terzi. Il Laboratorio di sicurezza informatica di Zte a Roma è ben attrezzato per questo tipo di valutazioni, oltre ad essere aperto a qualsiasi verifica da parte di organi preposti ed a qualsiasi altra attività da parte di enti terzi.
“Continueremo a tenere le porte aperte e invitiamo nel nostro Laboratorio tutti i soggetti interessati, accogliendo con favore ogni nuova udienza Parlamentare”, si legge.
E ancora, Zte “ha sempre dimostrato trasparenza, affidabilità e apertura verso le Istituzioni, i clienti e tutti gli stakeholder e continuerà a mantenere questo approccio verso l’Italia. Siamo impegnati in uno sforzo continuo, per supportare i nostri clienti ed il Governo nella gestione del rischio informatico”.
Per quanto riguarda il rapporto, di cui l’azienda ha preso solo dalla stampa, Zte ribadisce”con assoluta fermezza il totale rispetto delle leggi italiane, sia sulla sicurezza informatica che su ogni altro aspetto che regola l’attività svolta da Zte nel paese”.
La relazione del Copasir
Nella Relazione al Parlamento il Copasir ha evidenziato la possibilità di valutare l’esclusione delle aziende cinesi dalla realizzazione delle reti 5G. “Il Comitato non può che ritenere in gran parte fondate le preoccupazioni circa l’ingresso delle aziende cinesi nelle attività di installazione, configurazione e mantenimento delle infrastrutture delle reti 5G – si legge nella relazione – Conseguentemente, oltre a ritenere necessario un innalzamento degli standard di sicurezza idonei per accedere alla implementazione di tali infrastrutture, rileva che si dovrebbe valutare anche l’ipotesi, ove necessario per tutelare la sicurezza nazionale, di escludere le predette aziende dalla attività di fornitura di tecnologia per le reti 5G”.