Le donne attive nella politica usano sempre più spesso i social media per dar voce alle loro idee e illustrare le loro iniziative: piattaforme come Facebook e Twitter consegnano un messaggio diretto e autentico al pubblico e aiutano a far crescere popolarità e influenza delle donne nella politica. Ma non senza alcuni “rovesci della medaglia”: i social media espongono le donne, molto più degli uomini, ad attacchi violenti e discriminazione e richiedono strategie mirate per reagire e tentare di neutralizzare hate speech, fake account e altri fenomeni tossici delle reti social. È quanto si legge nello studio commissionato dal think tank di Washington Global women’s leadership initiative e condotto da Lucina Di Meco, global fellow del Wilson center.
L’indagine ha preso in considerazione 88 leader donna di 33 paesi, Italia compresa: per il nostro paese sono state intervistate Laura Boldrini (presidente della Camera dei deputati dal 2013 al 2018, oggi deputata) e Valeria Fedeli (ministro dell’Istruzione dal dicembre 2016 al giugno 2018, oggi senatrice). L’autrice sottolinea che i social media permettono alle donne in politica di connettersi direttamente con gli elettori e di andare oltre una narrativa preconfezionata presentando un’immagine di sé che non è imposta o stereotipata, ma corrisponde veramente alla loro personalità e alle loro opinioni.
Vantaggi e rischi dei social
Il superamento degli stereotipi è uno degli elementi chiave anche per Rebecca Schuller, executive director di Winning for women, organizzazione che sostiene le donne leader nel partito Repubblicano americano: emergere e farsi ascoltare per le donne è più difficile ma i social media sono uno strumento utile per prendere in mano le redini della propria comunicazione all’esterno. Occorre, ovviamente, conoscere le piattaforme online e saperle usare: una comunicazione social di successo dipende da questo, come sottolinea Christine Matthews, presidente di Bellwether Research and Consulting. Un esempio evidente è quello della deputata Democratica di New York Alexandra Ocasio-Cortez: molto abile nell’uso dei social media per coinvolgere il pubblico, lo scorso mese ha invitato i suoi follower su Twitter a suggerire domande per il ceo di Facebook Mark Zuckerberg chiamato a testimoniare davanti al Congresso su questioni come dominio di mercato, diffusione di fake news e abusi sulla privacy.
Al di là degli skill digitali necessari per usare in modo efficaceFacebook e Twitter, lo studio della Global women’s leadership initiative porta alla luce un effetto-boomerang che i social media possono produrre sulla comunicazione e l’immagine delle donne in politica. Le donne, soprattutto su Twitter, sono molto più spesso degli uomini oggetto di molestie e insulti basati sulla loro personalità più che sulle loro idee o iniziative politiche. Inoltre, le donne sono più spesso bersaglio degli account falsi.
La strategia vincente
La consulente Matthews ritiene che tutti i candidati, ma le donne in particolare, dovrebbero avere una strategia ad hoc per rispondere agli insulti e, in generale, ai troll e ai comportamenti violenti e discriminatori sui social, reagendo agli attacchi in modo da neutralizzarli prima che si diffondano in modo esponenziale. Per esempio, occorre identificare velocemente gli account fake e avere un ufficio comunicazione con alte competenze digitali.
Su questo punto lo studio della Di Meco è però incoraggiante: le donne sono sempre più scaltre nel reagire agli attacchi online. Finora alle donne in politica è stato consigliato di ignorare gli attacchi sessisti, ma molte leader femminili hanno cominciato a prendere il controllo della situazione e hanno deciso di rispondere subito agli insulti smascherandoli con determinazione e franchezza e questo genera un incremento di popolarità sui social: è la strategia vincente.
“Abbiamo rilevato che la miglior risposta è, in effetti, denunciare questi comportamenti, dire chiaramente che non sono inaccettabili”, afferma la Di Meco nel report. “Quando una donna in politica fa questo, recupera credibilità e acquista consensi”.
È fondamentale anche che gli esponenti dei partiti, a tutti i livelli, si schierino a fianco delle donne ribadendo davanti al pubblico che gli attacchi online (e non solo), i meme offensivi, la misoginia e le falsità non sono accettabili e non saranno tollerati né dagli uomini né dalle donne e indipendentemente dal credo politico.