Quando si parla di economie emergenti, il pensiero corre subito all’Asia. Ma intanto l’anno scorso l’Africa è diventata il secondo maggior mercato mondiale della telefonia mobile, secondo Wireless Intelligence. Con alcuni ostacoli da superare: il business è fortemente legato alle entrate voce prepagate, la concorrenza sui prezzi è spietata, l’utilizzo basso e i device costano ancora troppo.
Ciononostante, nel terzo trimestre 2011, l’Africa ha rappresentato il mercato mobile a più rapida crescita del pianeta, con un aumento delle connessioni del 19% anno su anno; in pratica tra luglio e settembre in Africa hanno attivato per la prima volta un cellulare 26 milioni di persone, facendo salire il totale delle connessioni a 620 milioni. Il continente supera così le Americhe ed è secondo solo all’Asia-Pacifico per dimensioni del mercato mobile.
Un mercato caratterizzato da un’accanita guerra sui prezzi che affligge l’industria delle Tlc. Il fenomeno è esacerbato dal predominio degli utenti prepagati (sono il 97% delle connessioni africane), molto suscettibili alla fluttuazione dei prezzi e con grande propensione a passare da un provider all’altro se l’offerta è più conveniente.
In Kenya Airtel (Bharti), che ha ridotto i prezzi delle telefonate da 6 scellini kenyoti (0,06 dollari Usa) ad appena 1 scellino e offre modem dati gratuiti, ha raddoppiato la base clienti in un anno alle spese dei competitor. In tutta risposta la leader di mercato Safaricom ha chiesto al regolatore (Cck) di fissare una soglia minima sotto la quale i prezzi non dovrebbero scendere. Per Safaricom le tariffe stracciate non sono sostenibili e potrebbero costare all’industria 20-26 miliardi di scellini kenyoti (270 milioni di dollari) in guadagni persi.
Analoghe guerre dei prezzi sono in corso in altri paesi africani. In Uganda il regolatore ha fatto marcia indietro su un progetto per stabilire il tetto minimo dei prezzi delle chiamate a 92 scellini dell’Uganda (0,03 dollari) al minuto e porre un limite alle promozioni aggressive. Ciò ha permesso al terzo maggior player del paese, Warid Telecom, di abbassare i prezzi della voce a 60 scellini al minuto per le telefonate on net (svolte interamente sulla propria rete) e a 180 scellini per quelle off net (verso reti di altri operatori). La rivale UT Mobile ha introdotto a sua volta chiamate on net illimitate per 500 scellini (0,19 dollari) al giorno. A tutto svantaggio della leader Mtn che aveva aumentato le tariffe.
Il balletto dei prezzi, con conseguente migrazione dei clienti da un operatore all’altro, è un fattore che preoccupa gli operatori anche in Egitto, dove Orange, a inizio 2011, ha dichiarato che i livelli più bassi dell’Arpu si devono anche alle promozioni aggressive. Che la domanda in Africa sia molto sensibile al prezzo è ribadito dall’effetto ottenuto da una misura fiscale specifica per il mercato mobile in Kenya: le vendite di cellulari sono aumentate del 200% dopo la decisione del governo, nel 2009, di abbassare l’Iva sulle vendite di handset; inoltre la penetrazione è salita dal 50% al 70%, come rilevato da uno studio Gsma-Deloitte. Negli altri stati l’Iva sui cellulari resta altissima, dal 40 all’80%. Al tempo stesso sta emergendo in Africa un nuovo tipo di tassa sul mobile, la “Surtax on international inbound call termination” (Siit), che fissa i prezzi che gli operatori fanno pagare per terminare le telefonate che arrivano dall’estero. Lo studio Gsma-Deloitte ha scoperto che dove vige la Siit, il livello di traffico internazionale verso i paesi che la applicano è sceso e i prezzi delle chiamate verso altri paesi sono aumentati.
“La fluttuazione dei prezzi osservata in Africa è un ostacolo per la crescita del settore mobile nella regione”, commenta Joss Gillet, Senior analyst di Wireless Intelligence. “Da un lato, la concorrenza sui prezzi fa salire la penetrazione e il market share per gli operatori ma dall’altro i prezzi molto bassi non sono sostenibili e hanno un impatto negativo sulla solubilità delle telco dei paesi africani, ritardandone l’espansione. In diversi mercati del continente, le autorità devono regolamentare la concorrenza sui prezzi per consentire agli operatori di generare margini positivi per finanziare la loro attività e rassicurare gli investitori. Ad oggi il 3G rappresenta solo il 10% delle connessioni in Africa: c’è grande spazio per crescere, ma i modelli di prezzo vanno razionalizzati e agli investitori va garantito un ritorno in tempi brevi. Sono cambiamenti strategici che l’Africa deve attuare se vuole sostenere gli attuali ritmi di sviluppo”.