Il 2020 sarà l’anno buono? L’anno della svolta digitale per l’Italia? Ce lo chiediamo, oramai, a ogni inizio. E ogni inizio, si sa, fa rima con i buoni auspici. Il 2019 si è chiuso con l’inserimento, in zona Cesarini, del piano Innovazione annunciato dal ministro Paola Pisano nel Milleproroghe. Un piano “visionario” sulla carta che però dovrà fare i conti con la realtà di un Paese che ancora molta strada dovrà fare per annoverarsi fra le economie occidentali “innovative” e recuperare posizioni nelle classifiche internazionali che continuano a vederci fra gli ultimi della classe. La conferenza stampa di fine anno del presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha mostrato un certo “disinteresse” – chiamiamolo così – da parte del mondo dell’informazione sulle politiche legate all’innovazione. A dimostrazione che innovazione, nel nostro Paese, non fa ancora rima con economia e men che meno con politica industriale. Ciò non fa ben sperare, siamo realisti.
Senza dubbio il 2020 sarà un anno importante: sarà, tanto per cominicare, l’anno del 5G. I riflettori si accenderanno inesorabilmente sulla nuova era mobile. L’attenzione mediatica, quantomeno su questo fronte, è già stata rilevante nel 2019, e ci si augura non solo che cresca ma che con l’aumento delle coperture di rete questioni quali l’elettrosmog o la burocrazia locale (permessi e autorizzazioni) non prendano il sopravvento sui benefici attesi per il Paese in termini di sviluppo di nuovi servizi in particolare in ambiti quali industria, trasporti, automotive, sanità, solo per citare quelli che per primi toccheranno con mano la rivoluzione 5G. Settori dunque dell’economia. Dell’economia reale. Il Piano del ministro Paola Pisano mira a dare una spinta forte alla PA digitale anche in deroga a norme e regolamenti che non consentono di procedere alla giusta velocità di marcia. Ci auguriamo che sia la volta buona.
Ma è soprattutto sulla necessità di una politica industriale 4.0 che noi di CorCom terremo ben puntati i riflettori, dando come sempre conto delle iniziative e del dibattito in corso, coinvolgendo non solo gli “addetti” ai lavori – gli operatori di telecomunicazioni, le aziende del comparto digitale, i rappresentanti delle istituzioni, delle autorità e delle associazioni di categoria – ma anche economisti, docenti universitari, politologi ed esperti di strategie e sviluppo. Fare cultura digitale per noi significa questo: allargare il più possibile il dibattito coinvolgendo una platea sempre più ampia di esperti e di lettori.
Buon anno a tutti da CorCom!