LE RISORSE PER I VOUCHER

Banda ultralarga, la Lega sul piede di guerra

Il deputato Capitanio annuncia un’interrogazione sui fondi Cipe a oltre un mese dall’approvazione della risoluzione in cui si chiedeva lo sblocco degli 1,3 miliardi stanziati nell 2017. “Tutto tace, inaccettabile”. E Gasparri (FI) chiede un dibattito pubblico sulla rete unica delle Tlc

Pubblicato il 08 Gen 2020

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Non è bastata la risoluzione presentata più di un mese fa a sbloccare i fondi destinati ai voucher per la banda ultralarga al palo da oltre due anni. E così la Lega ha deciso di passare nuovamente all’azione. Ad accendere i riflettori sugli 1,3 miliardi stanziati dal Cipe nel 2017, e finora mai erogati, è il deputato leghista Massimiliano Capitanio: “Sono passati 884 giorni dalla delibera del 7 agosto 2017 con cui il Cipe stanziava 1,3 miliardi di euro per il Piano di investimenti per la diffusione della banda ultra larga e più di un mese dall’approvazione della nostra Risoluzione con cui abbiamo chiesto al ministro Pisano di stabilire finalmente i criteri per consegnare al Paese risorse fondamentali per la crescita digitale. Tutto tace e questo è inaccettabile”, scrive il deputato in una nota. “Attendiamo risposte immediate e, tra l’altro, a breve presenteremo una interrogazione per sapere come siano stati utilizzati dai Governi Conte i 400 milioni previsti dalla stessa delibera Cipe per gli anni 2018 e 2019”. “Ricordo – conclude il deputato – che l’Agenda digitale Europea sulla banda ultra larga pone come obiettivo la copertura con banda larga pari o superiore a 30 Mbps per il 100% dei cittadini UE entro il 2020: fatevi un giro nei piccoli e medi Comuni italiani per capire quanto l’Italia da un punto di vista digitale sia ampiamente fuori dall’Europa”.

Per l’assegnazione delle risorse bisognerà però attendere il completamento della piattaforma che servirà a gestire l’erogazione dei fondi ossia ad evitare il rischio che utenti già titolari di abbonamenti all’ultrabroadband possano beneficiare delle risorse destinate a incrementare il numero complessivo di abbonati. Attualmente gli abbonamenti sono gestiti per singolo utente e non per nucleo familiare né per abitazione: il rischio dunque è che si inneschi un meccanismo di disdetta dei contratti per poi riattivarli per beneficiare delle risorse – circa 300 euro – previsti per le famiglie italiane localizzate nelle arre bianche.

A inizio dicembre l’Ad di Infratel Domenico Tudini, in audizione alla Camera sul Piano voucher, ha annunciato che “stiamo predisponendo la piattaforma informatica che servire a censire gli utenti abbonati alla banda ultralarga e ad evitare disdette e riattivazione dei servizi nella stessa unità famigliare per accedere ai voucher”.

Riguardo al tema della rete unica di Tlc, a seguito della pubblicazione di un articolo sul Corriere della Sera in cui si dà notizia di incontri fra i vertici delle parti in causa – Tim, Open Fiber e Cassa Depositi e Prestiti – il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri chiede “un dibattito pubblico e trasparente sulla vicenda”.

“La vicenda della rete unica per le telecomunicazioni non è una questione da discutere in segreto, con uno stile più da loggia illegale che da trasparente conduzione economica – sottolinea Gasparri -. La vicenda coinvolge l’Enel, che ha come azionista di riferimento lo Stato e la Cassa Depositi e Prestiti. Soggetti che quindi hanno una rilevanza pubblica e che devono rispondere del loro operato. Del resto anche Tim incamera valori e realtà con una lunga storia alle spalle, risalenti anche alle fasi in cui la telefonia era a controllo pubblico. Ci vuole quindi trasparenza ed un confronto che avvenga finalmente anche nelle sedi parlamentari. La rete unica va avanti? Quali sono le prospettive e gli equilibri che si definiranno? È tempo di un dibattito pubblico e trasparente su una vicenda che ha una grande rilevanza strategica per la diffusione della banda larga e per il futuro stesso del Paese”

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