Il 5G e le successive tecnologie già in fase di studio non sono una semplice evoluzione delle reti esistenti ma si presentano come la rete delle reti con caratteristiche che spingono alla creazione di applicazioni verticali che ciascun settore industriale, pubblico o privato potrà realizzare come se fosse il proprietario dei servizi che la rete rende disponibili. Nasceranno nuovi soggetti e/o nuove applicazioni nel campo delle città intelligenti, nella sanità, nell’industria 4.0, nei trasporti, nella distribuzione dell’energia e si creeranno nuove esperienze, discipline da esplorare, ricerche, conquiste, nuovi materiali e modi di lavorare. Non avremo più distinzioni tra rete fissa e mobile ma tutto concorrerà alla nascita di un nuovo modo di interconnettere oggetti, persone e funzioni.
Secondo un recente studio realizzato dalla società indipendente di ricerca e consulenza Stl Partners, in collaborazione con Huawei, le nuove tecnologie 5G porteranno nel prossimo decennio a un incremento del Pil mondiale pari a circa 1,4 trilioni di dollari. Tra i settori che trarranno maggiori benefici dalle nuove tecnologie troviamo la sanità, che torna ad essere sostenibile, l’industria manifatturiera attraverso la robotica nelle fabbriche interconnesse e la tutela dell’ambiente con l’ottimizzazione della distribuzione di energia e dei trasporti.
Le reti 5G stanno registrando uno sviluppo commerciale su larga scala molto più veloce rispetto al 4G. Attualmente gli operatori di telecomunicazioni hanno realizzato un totale di 40 reti commerciali 5G in oltre 20 mercati. Entro la fine dell’anno si prevede che le reti possano arrivare a un totale di 60. Ad oggi, Huawei ha firmato oltre 60 contratti commerciali per il 5G con i principali operatori globali e ha consegnato oltre 400.000 unità di antenne 5G Massive Mimo (Aau) in tutto il mondo.
Il futuro dell’informatica è un enorme mercato del valore stimato di oltre 2 trilioni di dollari. A settembre 2019 Huawei ha annunciato la nuova strategia di elaborazione dati per il mercato informatico, annunciando inoltre Atlas 900, il cluster di autoapprendimento degli algoritmi utilizzati nell’Intelligenza Artificiale più veloce al mondo. Atlas 900 contribuirà a rendere l’intelligenza artificiale più fruibile in diversi campi della ricerca scientifica e dell’innovazione aziendale.
Non solo a livello globale ma anche in Italia l’impegno di Huawei per la digitalizzazione è continuo, come gli investimenti nell’innovazione, realizzati anche attraverso una rete di collaborazioni con le realtà locali. In Italia Huawei ha realizzato due centri di ricerca globali, cinque centri di Innovazione, partnership con 15 università, progetti congiunti su tecnologie ottiche, tecnologie a semiconduttore, 5G, industria 4.0.
In particolare, il Global R&D Center di Milano è focalizzato sulle tecnologie wireless delle alte frequenze per applicazioni 5G a trasmissione in ponte radio. Nello specifico, le onde millimetriche saranno fondamentali per la copertura dei territori e per collegare le reti di accesso ai sistemi avanzati di calcolo. Sono stati realizzati tre Joint Lab tra Huawei e le università italiane: il Microelectronics Innovation Lab con l’Università di Pavia che opera nel campo della microelettronica e delle tecnologie ad alta frequenza; il Joint Lab con il Politecnico Milano che si occupa di tematiche relative al wireless e all’automotive; il Joint Lab con l’Università di Siena, focalizzato sulle tecnologie delle antenne ad alta frequenza.
Anche un numero sempre maggiore di talenti Ict e un clima di collaborazione possono aiutare a creare nuove opportunità a beneficio di tutti. Puntiamo sul talento e sulle risorse professionali italiane e nelle università abbiamo trovato un importante capitale di ingegno ed energie. Siamo convinti che attraverso iniziative come la Huawei Ict Academy, il nostro programma di formazione Seeds for the Future, il Programma Digital Engineering, realizzato insieme al Consorzio Elis e al Politecnico di Milano, possano contribuire a rispondere alle crescenti esigenze di competenze digitali del mondo imprenditoriale.
Huawei ha utilizzato la fase sperimentale dei trial 5G del Mise per lavorare su settori verticali, per aumentare il livello di digitalizzazione, sicurezza e servizi nelle città e spingere l’industria italiana all’avanguardia nelle applicazioni digitali, anche per riappropriarsi di una competenza digitale nel panorama e nel mercato mondiale. Si stima che entro il 2020 le reti 5G avranno complessivamente coperto circa il 30% della popolazione italiana, che diventerà oltre l’85% entro il 2023 quando sono previsti almeno 12 milioni di utenti 5G. La disponibilità di reti e servizi della nuova tecnologia influirà decisamente sul nostro sistema Paese, a partire dal 2020 contribuirà a circa lo 0,3% del Pil all’anno in media per 15 anni. Ciò significa un impatto positivo di circa 80 miliardi di euro nell’arco dei 15 anni considerati.
Questo scenario però non considera i possibili effetti dovuti alla restrizione verso i fornitori di tecnologie 5G non UE a seguito dell’utilizzo del Golden Power che potrebbe generare almeno 12-18 mesi di ritardo nell’implementazione delle reti 5G in Italia e un ulteriore costo per gli operatori. Fattori che potrebbero comportare complessivamente un impatto negativo stimabile in 10 miliardi di euro. Le questioni regolatorie sul piatto, dal perimetro cibernetico al Golden Power, non avranno comunque alcun impatto sui nostri progetti in Italia.
Come qualsiasi altra tecnologia, il 5G presenta generalmente le stesse vulnerabilità condivise tra tutte le tecnologie che sono definite nei comitati di standardizzazione internazionali. Le applicazioni informatiche, i data center, il cloud computing e le reti internet sono una parte preponderante di questi rischi. Se le tecnologie precedenti quali il 2G, 3G, 4G erano considerate affidabili e sicure, il 5G ingloba tutti i precedenti standard di sicurezza e ne introduce altri incrementando la sicurezza complessiva. Il concetto della sicurezza è, di conseguenza, globale e non può essere locale e confinato a una sola tecnologia. Tutto è interconnesso e i dati si incrociano in una miriade di tecnologie diverse, di reti interconnesse, di milioni di indirizzi IP tutti potenziali punti di attacco e solo una impostazione globale, condivisa, razionale, collaborativa, sarebbe auspicabile per ridurre, ma non per eliminare totalmente, i pericoli di attacchi hacker alle reti. Se si affrontasse solo un aspetto del problema, confinando per l’appunto le attenzioni a una sola parte dell’intero ecosistema digitale, ciò penalizzerebbe effettivamente la sicurezza complessiva.