Sarà un 2020 al calor bianco quello per il mercato dello streaming video. Che con il proliferare delle piattaforme – Netflix, Amazon Prime Video, e ora anche Disney+ e Apple TV – sarà costretto a rivedere le proprie aspettative. E probabilmente a cambiare modello introducendo pubblicità.
Questo perché gli spettatori-utenti stanno già mostrando segnali di insofferenza per l’esborso degli abbonamenti. Emerge dal sondaggio di The Trade Desk e YouGov, secondo cui il 59% degli americani non è disposto a pagare più di 20 dollari al mese per i servizi di streaming, e il 75% non ne pagherà più di 30. Non basta: più delle metà dei consumatori è disposto a guardare spot (se pertinenti ai propri gusti e non ripetitivi) in cambio di tariffe più basse.
“E’ vero che il consumatore odia le pubblicità – dice un analista di Forrester – ma odia ancora di più metter mano al portafogli”.
Streaming video, pubblicità pronta allo sbarco
Musica per le orecchie del mercato pubblicitario, pronto a dare l’assalto alle piattaforme che per reggere l’affollata concorrenza si vedono costrette ad aumentare gli investimenti in contenuti – serie e film – con accordi di esclusiva sempre più onerosi.
Anche per il campione Netflix la partita si profila dura. La piattaforma guida il mercato Usa con oltre 60 milioni di abbonati, ma deve fronteggiare, oltre a Prime, Apple e Disney, anche il prossimo arrivo (negli Usa) di Hbo Max e Peacock di NbcUniversal.
″È un po’ come se i consumatori avessero premuto il pulsante di reset dei prezzi”, commentano ai vertici di The Trade Desk, indirizzando il mercato streaming sulla strada già intrapresa a suo tempo nella musica quando i consumatori passarono dall’acquisto di CD e download all’abbonamento mensile per lo streaming.
Per Netflix un 2020 da banco di prova
Secondo alcune previsioni (Needham) con l’arrivo dei concorrenti Netflix potrebbe perdere 4 milioni di abbonati statunitensi nel 2020, a causa della concorrenza a basso costo di Apple e Disney anche se può contare su vantaggi che hanno spinto il titolo a un rendimento superiore al 4000% nell’ultimo decennio.
Il problema è che la pubblicità sullo streaming è ancora scadente: i consumatori non sopportano l’alta frequenza di interruzioni e la ripetitività degli annunci. “Una volta che hanno avuto un assaggio di Netflix, è difficile tornare indietro”, dicono gli analisti: “Il mondo della televisione finanziato dalla pubblicità deve cambiare”.
Altra considerazione per gli inserzionisti: nonostante la natura mobile delle app di streaming, i consumatori preferiscono vedere serie e film sullo schermo TV. I pubblicitari dovranno tenerne conto.ù