Addio a Windows 7. Oggi cala il sipario sul sistema operativo targato Microsoft che ha debuttato sul mercato nel 2009 e per il quale non saranno, dunque, più rilasciati aggiornamenti né tecnologici né di sicurezza. Eccezion fatta per le imprese: grazie a un programma a pagamento riservato l’Os potrà essere utilizzato fino a 2023.
Microsoft, in realtà, aveva interrotto il supporto tradizionale di Windows 7 già nel 2015, dando agli utenti cinque anni per prepararsi alla fine vita del software.
Ovviamente Windows 7 continuerà a funzionare ma gli utenti saranno più vulnerabili ad attacchi malevoli, virus o malware. Microsoft consiglia di passare all’Os più recente ovvero Windows 10.
Stando ai numeri di StatCounter Windows 7 è ancora presente sul 26,79% dei computer in circolazione prendendo in considerazione le piattaforme desktop.
Cosa rischiano gli utenti
Un report di Veritas Technology fa il punto della situazione. “La vulnerabilità a ransomware nei Pc che utilizzano software senza supporto è stata dimostrata dal virus WannaCry nel 2017 – spiegano gli esperti – Nonostante ai computer supportati vengano forniti patch contro i cryptoworm, Europol ha stimato che circa 200.000 dispositivi in 150 paesi, dotati di software vecchi e non più supportati, sono stati infettati da WannaCry. Sebbene siano stati pagati in riscatto solo 130.000 dollari, si ritiene che l’impatto sul business sia stato di milioni di dollari, a causa della perdita di produttività, perdita di dati e hardware danneggiati”.
“Il rischio maggiore è rappresentato dai dati che vengono salvati in luoghi non protetti – prosegue il report – È bene assicurarsi che gli utenti seguano le best practice riguardo il luogo in cui salvare i dati in modo che possano essere al sicuro; sarebbe opportuno anche eseguire delle simulazioni. Salvare dati preziosi su server centralizzati, data center o su cloud può aiutare a ridurre i rischi”.
Come proteggersi dai cyber-rischi
Veritas raccomanda di applicare la “regola del 3-2-1”, secondo la quale è bene che chi possiede dei dati importanti ne abbia tre copie, due delle quali salvate su due dispositivi di diversa tipologia e una custodita in “air gap” in un altro luogo. Con una soluzione di backup in air gap, gli utenti hanno un’alternativa molto più sicura ed affidabile per recuperare i propri dati. Secondo Ian Wood, senior director, Emea cloud & governance business practice di Veritas, “WannaCry è stato un chiaro esempio dei pericoli a cui le aziende possono andare incontro quando usano software che hanno raggiunto la fine della vita”. “Nel gennaio 2020, un quarto dei Pc rientrerà in questa categoria, pertanto è di vitale importanza che le aziende che si affidano a Windows 7 siano consapevoli dei rischi e di cosa sia necessario fare per ridurli.
Questo tipo di attacco ransomware tende ad avere effetti smisurati sulle organizzazioni che meno si possono permettere di pagare il riscatto, ad esempio, nel 2017 abbiamo visto attacchi di alto livello contro enti del settore pubblico”, sottolinea. “È quindi fondamentale per coloro che utilizzano Windows 7 – conclude – agire subito e mettere in atto piani per garantire che siano in grado di proteggersi”.