L'ANALISI

Gender gap, Fiasco: “E’ ora di agire, ecco la strategia di Anitec-Assinform”

Nel nostro Paese il combinato disposto tra bassa occupazione femminile e il numero di ragazze iscritte a corsi di laurea Stem zavorra lo sviluppo. Serve sensibilizzare le istituzioni e la società con azioni culturali mirate

Pubblicato il 03 Feb 2020

Maria Rita Fiasco

Vice presidente Anitec-Assinform

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La parità tra donne e uomini è un valore fondamentale dell’Unione europea, sancito dai trattati europei. Sia sul piano nazionale che su quello europeo le statistiche dicono però che la situazione peggiore in termini di equilibrio di genere colpisce proprio il settore dell’Ict. Sono ancora poche le donne che lavorano nel campo del digitale con un titolo di studio informatico, così come poche sono le studentesse che seguono questi corsi di laurea.

Con l’evento “Donne in Ict – Superare il divario di genere per crescere e innovare” per il quale si sono mobilitate 20 donne manager di altrettante imprese italiane e internazionali, Anitec-Assinform intende esprimere il proprio impegno a favore di una azione decisa e di una iniziativa più proattiva, una “call to action” urgente,  nei confronti di istituzioni, imprese, scuola, famiglie, opinion leader  e policy maker, per ottenere maggiore diffusione della conoscenza, di orientamento scolastico e di policy rivolte soprattutto a ragazze (ma anche a ragazzi). Vogliamo ottenere un numero maggiore di donne esperte nell’informatica e ad attrarre le ragazze a intraprendere studi e carriere professionali in questo campo.

I dati

Secondo il Global Gender Gap Report 2020 del World Economic Forum, nessuno di noi vedrà la parità di genere nella nostra vita, e se continuano così le cose nessuno dei nostri figli lo farà: la parità non sarà raggiunta per 99,5 anni.  Per la parità a livello di accesso alla partecipazione economica addirittura 257 anni. E l’Italia? Se lo scorso anno avevamo festeggiato la risalita al 70esimo posto (dall’82esimo posto del 2017), quest’anno dobbiamo incassare un brutto colpo. Siamo tornati a scendere al 76esimo nel 2019 su 153 Paesi

Il punto dolente è l’occupazione femminile. Solo poco tempo fa il campanello d’allarme era stato suonato dal governatore di Banca d’Italia, Ignazio Visco; “Negli ultimi 20 anni numerosi studi, inclusi quelli prodotti in Banca d’Italia hanno messo in luce i molteplici benefici che derivano da una maggiore presenza e una più piena valorizzazione del contributo delle donne nell’economia e nella società”, ha sottolineando, aggiungendo: “il raggiungimento della parità di genere nel mercato del lavoro è ancora lontano”. In Italia infatti lavora ancora meno di una donna su due. Il divario fra il tasso di occupazione delle donne e quello degli uomini è del 18,9%. In Europa siamo penultimi davanti a Malta.

Ad aggravare questa situazione c’è la maternità. Il tasso di occupazione delle madri tra 25 e 54 anni che si occupano di figli piccoli o parenti non autosufficienti è del 57%, nelle stesse condizioni i padri hanno un lavoro in quasi il 90% dei casi.

L’impatto sul settore Ict

Il quinto rapporto dell’Osservatorio delle Competenze Digitali fotografa l’evoluzione del mercato del lavoro e le professioni più richieste: fino a 94.500 nuove posizioni aperte per le professioni Ict tra il 2019 e il 2021. Tra le skill più richiesti, esperti di AI, big data, cloud e robot.

Ma questo sintetico flash è solo un aspetto della dinamica dei nuovi mestieri e professioni, perché in realtà tutti i mestieri stanno evolvendo e si stanno arricchendo di nuove componenti di know how, lo chiamiamo anche “digital skill rate”.

Non soltanto l’industria dell’Ict ha bisogno di un numero maggiore di professionalità arricchite da componenti digitali e specialisti dell’IT, ma è l’intero settore produttivo che attraversa una fase di profonda trasformazione che ne ha bisogno.

Come si è allargato il  gender gap

Agli albori dell’informatica sono state le donne a occuparsi di programmazione gettando le basi per creare i computer moderni. Ricordiamo ad esempio la storia degli anni ’60 quando in epoca di piena segregazione razziale la matematica afroamericana Katherine Johnson, insieme alle sue colleghe Dorothy Vaughan, supervisore non ufficiale, e l’aspirante ingegnere Mary Jackson, lavorando come calcolatrice per la Nasa al Langley Research Center di Hampton, gettò le basi per il successo delle missioni spaziali americane e del corretto calcolo delle traiettorie di atterraggio, raccontata nel film “Il diritto di contare”. Oggi il settore Ict è uno dei più maschilisti e disuguali e c’è una lunga storia che si dipana in particolare dai primi anni Ottanta che cerca di dare una spiegazione a questo arretramento delle donne. Le donne sono poco rappresentate perfino nelle aziende tecnologiche USA. Nelle aziende tecnologiche USA (dati del 2018,) le donne impiegate in ruoli informatici vanno dal 15% (Uber) al 28% (Netflix) (Google 20%, Apple 23%, Facebook 19%). D’altra parte non c’è da stupirsi dal momento che dalla sua fondazione e per molti anni in Google si ricercavano e si assumevano solo ingegneri e uomini (nella testimonianza di Eric Schmidt per oltre un decennio ceo). Srnza contare il pay gap, una questione su cui molte aziende iniziano a dimostrare sensibilità.

In Italia cosa sta succedendo?

Forse le donne appassionate di tecnologia non sono così poche, ma sono poche le donne che lavorano nel campo dell’informatica, con un titolo di studio in informatica o in ingegneria informatica, così come sono poche le studentesse che si iscrivono o frequentano questi corsi di laurea. Tra i laureati Stem in generale la componente maschile è elevata in particolare tra i gruppi ingegneria (74,0%) e scientifico (68,4%) (Fonte Alma Laurea, 2018). La quota di ragazze iscritte a corsi di laurea Stem nell’ultimo anno accademico (2018/2019) è stata pari al 17,7%, è ai massimi da 10 anni (Osservatorio Talents Venture, 2019).  Dal rapporto si evince anche che le ragazze fanno registrare risultati migliori dei colleghi maschi in termini di voto di laurea e tempi di completamento degli studi, ma le migliori performance non sono riconosciute dal mercato del lavoro. Dopo cinque anni dalla laurea, a fronte di un tasso di occupazione medio dell’89% per i laureati in discipline scientifiche, gli uomini sono a quota 92% contro l’85% delle donne e guadagnano il 25% in più, con uno stipendio di 1699 euro contro 1375

Le azioni da mettere in campo

Faccio mie le parole di Piegiorgio Bianchi, fondatore di Talents Venture. “Va creato un ecosistema fertile per accelerare il cambiamento”.  E questo ecosistema per accelerare il cambiamento richiede l’impegno di tutti e anche l’adozione di un angolo di visuale diverso, perché più donne in Ict vuol dire non solo più occupazione qualificata e più crescita economica, ma anche un cambiamento culturale, innovazione, idee originali e innovative che provengono da uno speciale talento che deve esprimersi al massimo.

La “Tavola rotonda dedicata alle Donne dell’Ict” è stato un momento di confronto in cui 20 protagoniste del settore digitale hanno raccontato le loro testimonianze, partendo dalla loro esperienza personale nello studio e nella carriera professionale, parlando del cambiamento del mondo del lavoro, dei mestieri nuovi che sono emersi, come si stanno trasformando quelli tradizionali e cosa ha di speciale il talento femminile.

Ha rappresentato un momento importante per contribuire a sensibilizzare le istituzioni, le scuole, le imprese sulla necessità di avere un numero maggiore di donne esperte nell’informatica e di promuovere misure concrete per attrarre le ragazze a intraprendere studi e una carriera professionale in questo campo.

Nel corso della tavola rotonda sono emerse alcune “parole chiave” che verranno elaborate e indirizzate successivamente attraverso “una call to action” da parte dell’Associazione, e proporre ulteriormente in tutte le sedi utili, a favorire crescita e innovazione e ridurre il Gender Gap. Alcune di queste parole chiave esprimono valori da coltivare e far crescere, altre metodi e approcci da adottare per sviluppare capacità e competenze necessarie. Tutte insieme indicano che l’apporto di più donne in Ict genererà innovazione, crescita e maggiore qualità del lavoro e delle relazioni tra le persone

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