"Solo grazie alle Regioni, l’Italia potrà centrare alcuni degli obiettivi dell’Agenda digitale: superare il digital divide infrastrutturale e culturale, assicurare l’interoperabilità dei servizi adottati dagli enti locali”. Carlo Maccari è già all’opera: da metà aprile rappresenta le Regioni all’interno della Cabina di regia interministeriale per l’Agenda, essendo già assessore alla Semplificazione e Digitalizzazione della Regione Lombardia.
In particolare, quale sarà il vostro ruolo all’interno della Cabina di regia?
Mostreremo quello che le Regioni hanno già fatto, per il digitale, e che cosa è possibile fare già da subito nelle sei aree tematiche dell’Agenda. Poi chiederemo al governo quali sono le risorse disponibili. Da parte nostra, metteremo nella Cabina di regia la nostra capacità di coordinare tutte le azioni che il territorio deve mettere in pista. L’idea di fondo è che sarebbe un errore concentrare gli sforzi di digitalizzazione su poche aree metropolitane: non porterebbe benefici all’Italia.
Le Regioni avranno insomma il ruolo di distribuire sul territorio la rivoluzione digitale. Ma quali sono le cose che è già possibile fare?
Due, sicuramente: intervenire nelle scuole e aumentare la copertura in fibra nei comuni. Sono queste le priorità: per combattere il digital divide culturale e infrastrutturale. E mi sembra che il governo sia all’unisono con la nostra visione.
Riguardo nello specifico a questi aspetti, come intendete procedere? C’è un piano?
Solo le Regioni, avendo una visione del territorio nel suo insieme, possono leggere e occuparsi delle esigenze dei comuni senza banda larga. La Regione Lombardia sarà la prima a eliminare il digital divide entro quest’anno, spendendo 41 milioni di euro a fondo perduto, presi dal proprio bilancio. Da gennaio abbiamo tolto dal digital divide 200 comuni e ne restano 500.
E per il digital divide culturale che farete?
Anche per questo aspetto, solo le Regioni hanno la scala giusta per risolvere i problemi del territorio; né le Province né i Comuni ce l’hanno. Per esempio: con il Miur, in Lombardia, abbiamo avviato un percorso nelle scuole superiori. Grazie a 800 milioni condivisi tra Regione e ministero, forniremo le prime e le terze superiori con e-book e lavagne elettroniche. Già dal prossimo anno gli studenti avranno una formazione digitalizzata. Si comincia da qui, dalle classi, per combattere l’arretratezza culturale informatica. C’è poi un terzo campo d’intervento, in cui si vedrà il ruolo delle Regioni: l’interoperabilità dei servizi. Sì, perché in questi anni molti enti locali italiani si sono digitalizzati, ma senza interoperabilità.
Può fare qualche esempio concreto in tal senso?
Faccio ancora un esempio della Regione Lombardia, perché è la situazione che conosco bene, ma può valere anche per il resto d’Italia. Ebbene, da noi abbiamo 1.544 comuni che si sono dotati dello sportello unico digitale. Ognuno con un proprio sistema informatico. Così, la Regione ha dovuto mettere in campo un software che fa da collante tra i sistemi, per permettere la comunicazione tra le parti. Quello dei Comuni è un errore che non dobbiamo più compiere. Le Regioni quindi devono avere il compito di definire standard e modalità di interfaccia. Altro errore tipico degli enti locali: trasferire nel digitale la stessa sequenza dei processi che prima erano cartacei. Le Regioni dovranno quindi spingere i Comuni a ripensare da zero il processo, per ottimizzarlo a un uso digitale. È quanto ha chiesto la Regione Lombardia, nei propri bandi. Vi hanno partecipato un terzo dei Comuni lombardi e in tre anni riscriveranno la quasi totalità dei propri processi.
Non tutte le Regioni, però, sono come la Lombardia. Quali sono le ombre e come si risolvono?
Con l’eccezione della Puglia, le Regioni meridionali sembrano distratte nella corsa al digitale. Ed è un problema che affronteremo, visto che nella Cabina rappresentiamo tutte le regioni. Per cominciare, stabiliremo il dovere, per le Regioni, a condividere con le altre quello che hanno già fatto. I modelli vincenti saranno riutilizzati.
Ma come farete a spingerne l’adozione in tutte le Regioni? E come potrete avere la garanzia di un’azione comune?
I finanziamenti pubblici, già stabiliti dal Governo per il Sud, saranno un forte incentivo. Ma a spingere gli enti pubblici meridionali deve essere anche la consapevolezza politica che è necessario muoversi in questa direzione. Il governo e la Commissione europea l’hanno indicato chiaramente. Certo, dalla Cabina non possiamo obbligare nessuna Regione, ma solo trasferire obiettivi. Poi verrà il momento della resa dei conti e chi non avrà fatto niente dovrà dare spiegazioni. E poi saranno gli elettori a giudicare. Ormai i cittadini sono pienamente in grado di valutare, e anche bene, l’importanza della rivoluzione digitale.