L’INIZIATIVA

Maxi alleanza dei big cinesi del mobile: parte la sfida a Google

La Global Developer Service Alliance (Gdsa) è composta da Xiaomi, Huawei, Oppo e Vivo. L’obiettivo è creare un ambiente di sviluppo e uno store alternativo al Play store di Mountain View

Pubblicato il 07 Feb 2020

Four people each have a cell phone in the office

I quattro colossi cinesi del mobile, Xiaomi, Huawei, Oppo e Vivo, si sono alleati e hanno costituito la Global Developer Service Alliance (Gdsa) per costruire una piattaforma sulla quale rendere facile agli sviluppatori indipendenti creare le app e distribuirle in tutto il mondo. La notizia non è ancora ufficiale ma, secondo Reuters, l’annuncio non tarderà. La mossa mirerebbe, secondo gli esperti, ha svincolare la produzione degli smartphone cinesi dal bisogno di utilizzare il framework e il Play Store di Google.

La strategia in realtà non è una novità. Da anni la Cina cerca di svincolarsi dai brevetti, dalle tecnologie e dalle piattaforme occidentali, segnatamente americane. E la guerra commerciale con l’America di Donald Trump ha semplicemente accelerato questo processo.

La Gdsa doveva essere inizialmente lanciata a marzo ma, secondo le fonti, il coronavirus ha fatto cambiare i piani alle aziende, rallentando i piani di lancio. La prima versione dello store coprirà solo alcune regioni, tra cui Russia, India ed Indonesia, oltre ovviamente alla Cina. I Paesi occidentali, tra i quali probabilmente anche l’Italia, arriveranno più avanti.

Oppo e Vivo sono di proprietà di Bbk Electronics. Tutte le aziende coinvolte tuttavia non hanno commentato la notizia. Anche Google non ha voluto commentare. L’azienda americana, i cui servizi sono vietati in Cina, nel 2019 ha fatturato circa 8,8 miliardi di dollari dal Play Store. Oltre alle app Google vende anche libri, film e telefilm, con una commissione del 30% sul prezzo fissato dai venditori.

“Creando questa alleanza – ha detto Nicole Peng, vicepresidente per la Mobility di Canalys – ognuna di queste aziende mira a sfruttare i punti di forza delle altre tre in varie aree geografiche: Xiaomi è forte in India, Vivo e Oppo nel Sudest asiatico e Huawei in Europa. Inoltre, in questo modo tutti e quattro aumenteranno il loro potere negoziale con Google“.

I quattro insieme fanno il 40% delle vendite di telefoni cellulari nel quarto trimestre del 2019, secondo le cifre di Idc. C’è una differenza, comunque: mentre Oppo, Vivo e Xiaomi nel mondo hanno la possibilità di utilizzare i servizi di Google, a Huawei è stato tolto qualsiasi tipo di fornitura da parte di qualunque azienda americana, a causa del divieto voluto dall’amministrazione americana per motivi di sicurezza nazionale.

Secondo l’analista di Idc Will Wong, i fornitori di tecnologia cinese stanno cercando di conquistare quote crescenti nel settore dei servizi e del software anche a causa del rallentamento delle vendite dell’hardware. “I negozi che vendono app, le app pre-caricate, la pubblicità e il gaming sono aree che possono generare nuovi flussi di cassa”.

Huawei sta anche sviluppando un nuovo sistema operativo, HarmonyOS, come alternativa rispetto ad Android.

La versione preliminare del sito di Gdsa contiene anche il logo di Wanka Online, un “mini-ecosistema” di app Android basato a Hong Kong, e un contatto per il segretariato generale dell’associazione.

Secondo gli analisti, la Gdsa potrebbe essere in grado di attirare alcuni sviluppatori di app fornendo una maggiore esposizione rispetto al già affollato Play Store e la nuova piattaforma potrebbe fornire migliori incentivi monetari. Dice infatti Williams: “Rendendo semplice per gli sviluppatori distribuire le app attraverso più app store, Huawei, Oppo, Vivo e Xiaomi potrebbero attirare più sviluppatori e, in definitiva, creare più app”.

La difficoltà dell’impresa sta soprattutto nella capacità di gestire l’alleanza. Secondo Peng, infatti, “l’esecuzione è difficile in quanto è difficile dire quale azienda stia prendendo più peso e investendo di più in essa. In passato non abbiamo mai visto una alleanza di questo tipo funzionare bene”.

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