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Streaming, l’appello dell’industry Ict: “Superare equo compenso e vecchio copyright”

Al tavolo della Commissione Interparlamentare Innovazione, Anitec-Assinform e Confindustria Digitale spingono per la messa a punto di regole in grado di favorire consumatori e produttori. Avenia: “l’Italia ha bisogno di nuovi modelli di business”. Gay: “Nuova proposta tariffe contrasta l’innovazione”

Pubblicato il 11 Feb 2020

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Superare le “vecchie regole”, quelle dell’equo compenso in primis, aggiornando la normativa del diritto d’autore in modo da favorire lo sviluppo dell’industria dei contenuti: questo l’appello di Anitec-Assinform e Confindustria Digitale. E le due associazioni di Viale dell’Astronomia, che oggi hanno presenziato al tavolo della Commissione Interparlamentare Innovazione, ritengono la questione urgente.

“I dati confermano che lo streaming è divenuto un vero e proprio motore di crescita per l’industria dei contenuti: da qui l’urgenza di superare le vecchie regole dell’equo compenso che ancora gravano sui dispositivi elettronici, continuando a penalizzare consumatori e produttori – commenta il presidente di Confindustria Digitale Cesare Avenia -. È necessario aggiornare la normativa in materia di diritto d’autore per giungere a una regolazione in grado di accompagnare il trend dominante della domanda, favorendo anche in Italia l’innovazione tecnologica e lo sviluppo dei nuovi modelli di business”.

I dati a cui fa riferimento Avenia sono quelli, in particolare, di una ricerca Nielsen dalla quale emerge che il mercato dei contenuti, grazie all’evoluzione dei servizi, consolida il trend verso modalità di fruizione delle opere di ingegno sempre più accessibili, economiche e svincolate dalla “vecchia” copia fisica o digitale. L’84% degli utenti smartphone ascolta musica attraverso servizi di streaming on-demand (il dato si riferisce al Q3 2018). in netta crescita rispetto a quanto evidenziato dalla ricerca Quorum, commissionata nel 2014 dal Mibac (67%). A ottobre 2018, 30,8 milioni di italiani hanno fruito di contenuti streaming in mobilità. Il tutto a fronte di un mercato mondiale della musica che ha registrato il suo quarto anno consecutivo di crescita: la parte digitale dei ricavi è cresciuta del 21,1% arrivando a 10,1 miliardi di euro, il 58,9% del totale. Solo in Europa, i ricavi generati dai servizi di streaming premium hanno segnato un incremento del 29,2% nel 2018, senza contare la remunerazione generata dai servizi free/advertised based. E ciò si iscrive in un trend mondiale ove, guardando solo a YouTube, sono 6 i miliardi di dollari di ricavi ritornati all’industria musicale, dei quali più di 1,8 tra settembre 2017 e ottobre 2018. E sempre su scala mondiale, si stima che i ricavi dal digitale per l’industria audiovisiva raggiungeranno i 107 miliardi di euro nel 2022 (vs 57,8 miliardi nel 2017).

Anitec-Assinform e Confindustria Digitale, chiedono dunque al Parlamento di impegnarsi per adeguare le normative su equo compenso  e direttiva copyright al mutato quadro delle modalità di consumo dei contenuti digitali; di agevolare a livello normativo lo sviluppo di servizi streaming contribuendo così alla diffusione delle nuove tecnologie e alla riduzione dei costi di fruizione; di aggiornare la normativa in materia di diritto d’autore, contemperando la tutela del copyright con le mutate abitudini dei consumatori che vedono le memorie utilizzate prevalentemente per gestire contenuti autoprodotti e la crescita dell’uso di sistemi di content on licence.

A pochi minuti dalla fine dall’incontro con la Commissione Interparlamentare Innovazione è arrivata dal Mibact la convocazione per l’audizione con allegata bozza di decreto sull’aggiornamento delle tariffe del compenso per copia privata.

Mentre i dati della ricerca hanno evidenziato la crescita dello streaming, la proposta di aggiornamento del compenso per copia privata come al solito è al rialzo e sono stati fatti pochi sforzi per abbassare le tariffe sui supporti ormai obsoleti; in più vengono introdotti anche compensi sui wearables (smartwatch, braccialetti fitness tracker o similari). Tra i device più colpiti: smartphone e tablet (6,90 per memoria da 128 Gb e oltre) e pc tariffa fissa di 6,90 € contro i 5,20 € del decreto precedente.

“E’ una proposta di decreto che probabilmente finirà con penalizzare l’innovazione e che va in contrasto alle abitudini dei consumatori che non ricorrono più alla copia privata per fruire dei contenuti audiovisivi”, commenta Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform.

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