La commissaria Ue al digitale e all’antitrust Margrethe Vestager apre la porta all’acquisizione di quote di maggioranza di Nokia ed Ericsson da parte del governo americano, purché non vi siano rischi di sicurezza. Lo ha dichiarato la stessa commissaria in un’intervista con Cnbc.com.
L’ipotesi è stata lanciata nei giorni scorsi dal procuratore generale degli Stati Uniti William Barr: gli Stati Uniti e i suoi alleati potrebbero comprare quote di controllo dei vendor europei Nokia ed Ericsson per contrastare Huawei e la Cina sul mercato delle attrezzature di rete 5G e mettere l’Occidente al riparo dal cyberspionaggio di Pechino sulle reti Tlc (un’accusa del governo americano sempre respinta da Huawei e dalla Cina).
La Vestager ha detto che non ha un’opinione specifica a proposito di questa operazione né sa se Nokia ed Ericsson sarebbero disposte a cedere quote al governo Usa, ma ha sottolineato che l’Europa ha un approccio “neutrale” rispetto alla proprietà di un’azienda: non importa che sia pubblica o privata ma che agisca da “operatore di mercato” e dimostri il suo “business case”.
“Sono le aziende a decidere se le loro quote sono in vendita”, ha affermato la Vestager, ma spetta all’Unione europea svolgere una “valutazione del rischio”: nel 5G c’è una filiera hardware e software e ogni eventuale rischio va analizzato e mitigato per non violare tecnologie proprietarie, dati e accordi confidenziali.
Per gli azionisti il deal americano “conviene”
Gli Usa non hanno un proprio competitor in grado di tenere testa a Huawei, commenta Cnbc.com, ed è per questo che stanno cercando modi di rivaleggiare col big cinese. Controllare le europee Nokia ed Ericsson è una possibilità.
Il procuratore generale Barr ha detto che qualche alto funzionario del governo ha suggerito che i timori riguardanti Huawei “potrebbero essere risolti dagli Stati Uniti sostenendo Nokia e/o Ericsson, tramite una quota di controllo americana sia diretta che tramite un consorzio di imprese americane e di paesi alleati”.
Ericsson non ha commentato l’ipotesi di Barr, mentre Nokia ha detto che “l’interesse degli investitori è sempre il benvenuto”.
Il maggior azionista di Ericsson, Cevian Capital, ha dichiarato che l’interesse degli Usa è “molto positivo” per l’azienda, i suoi azionisti e la Svezia. Christer Gardell, managing partner di Cevian Capital, si è espresso a favore di un investimento americano: “È chiaramente più vantaggioso per la Svezia, l’azienda, i dipendenti e gli azionisti realizzare un accordo con gli americani e non con Nokia. Il cda e il management dovrebbero considerare questa ipotesi come alta priorità”.
L’investimento degli Usa in Nokia ed Ericsson – “il vasto mercato e possente muscolo finanziario dell’America”, secondo le parole del procuratore Barr – potrebbe rendere le due aziende europee dei concorrenti formidabili per Huawei. “Noi e i nostri più vicini alleati abbiamo bisogno di prendere seriamente in considerazione questo approccio”.
L’ipotesi degli Usa piace all’Italia
L’alleato italiano ha già dato una risposta. Il nostro governo ha aperto all’ipotesi Usa di sostenere i player europei per lo sviluppo del 5G in alternativa a Huawei. “C’è una riflessione dell’amministrazione Usa sulla possibilità di sostenere altri soggetti, come Nokia ed Ericsson, che possano lavorare sul 5G in alternativa a Huawei – ha affermato il ministro degli Affari europei, Enzo Amendola, parlando con la stampa a conclusione della sua missione negli Stati Uniti – Credo sia una suggestione molto interessante e speriamo di vedere dei progressi”.
Amendola ha comunque ribadito che non ci sono preoccupazioni da parte degli Usa sulla partecipazione di Huawei alla realizzazione della rete 5G. “L’Italia già da settembre ha preso tutte le misure necessarie per la sicurezza”, ha evidenziato Amendola riferendosi al varo del perimetro cibernetico.
Nuove accuse di Washington contro Huawei
Secondo un’esclusiva del Wall Street Journal Huawei può accedere di nascosto alle reti degli operatori telefonici attraverso le “back door” che sarebbero a uso esclusivo delle forze dell’ordine. Il quotidiano statunitense scrive che gli Stati Uniti hanno mantenuto segrete queste informazioni fino alla fine del 2019: poi, le hanno condivise con alcuni alleati, tra cui la Germania e il Regno Unito.
La legge prevede le “back door” per permettere alle forze dell’ordine di avere accesso alle reti; accesso che invece è vietato alle aziende costruttrici. Secondo Washington, Huawei avrebbe mantenuto la capacità di accedere alle reti all’insaputa degli operatori. Gli Stati Uniti non hanno fornito dettagli sulle loro accuse, se non che Huawei avrebbe usato questi accessi vietati già nel 2009, con le reti 4G. La società cinese ha respinto le accuse: “Non abbiamo mai e non faremo mai niente che possa compromettere o mettere in pericolo la sicurezza delle reti e dei dati dei nostri clienti”.
“Come evidenziato dalla fuga di notizie del caso Snowden, gli Stati Uniti hanno avuto accesso segretamente alle reti di telecomunicazioni in tutto il mondo, spiando gli altri Paesi per molto tempo – si legge in una nota di Huawei – Il rapporto reso noto questa settimana dal Washington Post su come la Cia abbia usato una società di criptaggio per spiare altri stati per decenni, ne è un’ulteriore prova”.
Secondo Huawei, le accuse di usare intercettazioni legali non sono altro che “una cortina fumogena – non seguono alcuna logica accettata nel settore della cyber security. Huawei non ha mai e mai avrà accesso segretamente alle reti di telecomunicazioni, né ha la possibilità di farlo. Il Wall Street Journal è chiaramente a conoscenza del fatto che gli Stati Uniti non possono fornire alcuna prova per supportare le proprie accuse, eppure hanno scelto di pubblicare ancora una volta le menzogne diffuse da alcuni funzionari statunitensi. Questo rispecchia il pregiudizio del Wall Street Journal contro Huawei e mina la sua credibilità”.