Negli Stati Uniti Huawei per ora non la spunta: un giudice federale del Texas ha respinto la tesi di incostituzionalità del “ban” sostenuta dal vendor cinese. Huawei aveva fatto causa al governo americano nel 2019 affermando che la legge che ha fortemente limitato la sua capacità di vendere prodotti alle agenzie federali e ai loro fornitori di apparati Tlc è contraria ai principi costituzionali americani.
In un documento di 57 pagine il District Judge Amos Mazzant ha spiegato la sua decisione a favore del governo degli Stati Uniti, concludendo che il Congresso ha agito nell’ambito dei suoi poteri includendo la restrizione al business di Huawei (e anche della connazionale Zte) nella legge National defense authorization act (Ndaa).
“Capiamo che la sicurezza nazionale sia di importanza fondamentale, ma l’approccio adottato dal governo Usa nella legge Ndaa del 2019 fornisce un falso senso di protezione mentre mina i diritti costituzionali di Huawei”, ha commentato l’azienda cinese. “Continueremo a valutare ulteriori opzioni legali”.
La denuncia di Huawei
Nella sua azione legale contro gli Stati Uniti Huawei ha contestato il bando (Sezione 889 dell’Ndaa) che le vieta l’accesso ai mercati americani per motivi legati alla sicurezza, incluse le ipotesi di essere un’arma di spionaggio nelle mani del governo di Pechino.
Huawei ha sostenuto che “La Sezione 889 si basa su numerose disposizioni false, non provate e non testate – ha spiegato Song Liuping, Chief Legal Officer di Huawei – Contrariamente alla premessa dello statuto, Huawei non è di proprietà, controllata o influenzata dal governo della Cina. L’azienda ha un programma di sicurezza che ha evidenziato performance eccellenti e non è mai stata portata nessuna prova capace di dimostrare il contrario”. Secondo l’azienda il Congresso degli Stati Uniti ha ripetutamente omesso di fornire prove a supporto delle restrizioni sui prodotti Huawei.
La causa è stata intrapresa in un tribunale distrettuale degli Stati Uniti a Plano, in Texas. Secondo la denuncia, la sezione 889 della Ndaa del 2019 non solo impedisce a tutte le agenzie governative statunitensi di acquistare apparecchiature e servizi Huawei, ma vieta loro anche di stipulare contratti o concedere sovvenzioni o prestiti a terzi che acquistano apparecchiature o servizi di Huawei, senza alcun previo processo esecutivo o giudiziario. Ciò violerebbe il Bill of attainder clause e la Due process clause nonché i principi di separazione dei poteri sanciti dalla Costituzione degli Stati Uniti, perché il Congresso sta nello stesso tempo promulgando e facendo eseguire la legge, nonché tentando di formulare un giudizio.
Dal punto di vista di Huawei, le restrizioni dell’Ndaa impediscono alla società di fornire le tecnologie 5G più avanzate ai consumatori statunitensi, ritardandone l’applicazione commerciale e impedendo di migliorare le prestazioni delle reti 5G negli Stati Uniti.
Gli Usa pronti al contrattacco
Il giudice Mazzant del tribunale texano (U.S. District Court for the Eastern District of Texas) ha respinto tutte le tesi sostenute dai legali di Huawei, affermando che l’Ndaa è “adeguatamente disegnato” e che non impedisce all’azienda cinese di siglare contratti né oggi né in futuro.
Attualmente l’amministrazione Trump sta valutando una nuova misura restrittiva: potrebbe modificare una normativa per avere il potere di bloccare la vendita di chip a Huawei da parte di aziende come la Taiwan semiconductor manufacturing Co (Tsmc), il più grande assemblatore mondiale di semiconduttori, secondo quanto riporta Reuters.
Gli Usa puntano su Nokia ed Ericsson
Huawei non aveva una forte presenza sul mercato Tlc americano già prima dell’Ndaa. A livello globale è invece la numero uno dei fornitori di apparati di rete di telecomunicazione, compresi i prodotti per il nuovo standard mobile 5G.
Per sostenere la concorrenza di Huawei gli Usa hanno addirittura avanzato l’ipotesi di una partecipazione del governo americano nei vendor europei Nokia ed Ericsson, che pure sono fortemente impegnati nella ricerca e sviluppo e nel roll-out del 5G. La proposta è arrivata dal Procuratore generale degli Stati Uniti William Barr: gli Usa e i suoi alleati potrebbero comprare delle quote importanti, anche maggioritarie, nei due fornitori di apparati Tlc scandinavi.
L’investimento degli Usa in Nokia e Ericsson potrebbe rendere le due aziende europee dei concorrenti formidabili e “eliminare i timori sulla loro capacità di resistere” alla concorrenza cinese, ha affermato Barr. Sia il governo italiano che la commissaria europea Margrethe Vestager hanno lasciato la porta aperta a un’opzione del genere, sempreché Nokia ed Ericsson siano disposte a vendere quote di controllo al governo americano.