Il governo accelera sulla rivoluzione cloud nella PA. Sul sito del ministero dell’Innovazione la strategia per il consolidamento di data center. La pubblicazione avviene all’indomani del rilascio dei dati relativi al censimento Agid su 1252 infrastrutture: 1190 sono stati classificati nel gruppo B. Sono le strutture più obsolete, che dovranno essere dismesse quanto prima, perché prive dei requisiti di sicurezza e efficienza necessari per gestire servizi pubblici.
In particolare dal censimento risulta che 35 data center sono risultati candidabili all’utilizzo da parte del polo strategico nazionale; 62 sono stati classificati nel gruppo A; i restanti 1190 sono stati classificati nel gruppo B.
Alla luce di questi dati il mimistero è già a lavoro per iniziare al più presto questo processo di razionalizzazione. Saranno coinvolte le PA che dispongono di data center classificati nel gruppo A in tavoli di lavoro, per sviluppare una strategia a supporto degli enti locali che hanno asset nel gruppo B. L’obiettivo è sostenere questi ultimi a migrare i propri servizi verso infrastrutture più efficienti oppure a fornire le competenze necessarie a scegliere e utilizzare servizi cloud adatti alle proprie esigenze.
Per quanto riguarda, nello specifico, il processo di migrazione al cloud, questo è stato concepito come “un processo culturale, di valutazione, riprogettazione e ripensamento di alcuni servizi” che possono essere dismessi, “migrati” o semplicemente “esternalizzati” ad aziende che forniscono soluzioni pronte per l’uso. In questo secondo caso si potrebbero creare anche opportunità di mercato per startup e piccole e medie imprese, che possono sviluppare e proporre servizi e applicazioni che rispondono alle esigenze delle PA.
Per favorire questo percorso il Dipartimento sta lavorando su più fronti. A cominciare dalla messa a punto di un un programma di abilitazione al cloud, che accompagna passo dopo passo tutte le PA nell’individuare i servizi che possono essere migrati e le soluzioni più adatte per gestirli in cloud. Il catalogo Agid rappresenta, invece, una sorta di marketplace dove attingere per dotrasi di soluzioni efficienti.
Infine il ministero collaborando con Consip a una gara – la pubblicazione è prevista all’inizio del 2021 – con un nuovo modello di procurement che renderà molto più snelle e rapide le procedure richieste amministrazioni per dotarsi di servizi in cloud e di nuove competenze per essere in grado di gestire la migrazione dei propri servizi.
“Quest’ultimo punto è centrale nel percorso di trasformazione dei servizi pubblici, in quanto il processo di procurement è una delle attività più onerose per le Pubblica Amministrazione – spiegano dal minisrero – Oggi lo svolgimento delle procedure di acquisto richiede una significativa quantità di tempo e di risorse, e di conseguenza l’acquisto di prodotti e servizi digitali va a rilento e fatica a tenere il passo con l’evoluzione delle soluzioni tecnologiche. La gara che abbiamo costruito con Consip migliora sensibilmente questo scenario, proponendo un modello multifornitore, in cui gli enti potranno scegliere tra più fornitori per trovare la soluzione più conveniente e adatta alle proprie esigenze”.
Ovviamente chi intende muoversi verso il cloud prima della gara può farlo in due modi: utilizzare un programma già sperimentato con successo da alcuni enti, per individuare i servizi più semplici da migrare, spostandoli o riprogettandoli in cloud; acquisire servizi cloud qualificati da Agid tramite altri strumenti di acquisto Consip già disponibili, come il Sistema Dinamico di acquisto di Consip e il Mepa oppure tramite altri strumenti di acquisto messi a disposizione da altre Centrali di committenza (regionali) o in autonomia nel rispetto delle norme vigenti.
Il modello di cloud nazionale
Sarà una joint venture tra lo Stato e i privati, sul modello dell’Inghilterra, a gestire il cloud nazionale per i dati strategici della Pubblica amministrazione. Si tratterà di un soggetto europeo e il partner, che avrà una quota di minoranza, sarà selezionato con una gara pubblica.
Il ministro dell’Innovazione Paola Pisano anticipa in una intervista a “Il Sole 24 ore” le scelte sulla razionalizzazione degli oltre 11 mila data center disseminati tra le amministrazioni italiane. Il tema è delicato. Si temono polemiche sul coinvolgimento dei privati e su come saranno scelti.
“Premetto – sottolinea Pisano – che si tratta di un modello già sperimentato con successo in Inghilterra. La soluzione che abbiamo in mente è un soggetto di mercato, auspicabilmente unico, che farà da Polo strategico nazionale. Il controllo sarà pubblico, ma con una quota di minoranza ci sarà un partner industriale o un pool di partner privati che verranno scelti con una procedura ad evidenza pubblica. Il Polo si occuperà solo dei dati critici, quelli che rientrano nel perimetro di sicurezza nazionale, e comunque, per i diversi profili di competenza, sarà vigilato dalle varie Authority di regolamentazione esistenti. Dovrà sviluppare un vero modello di business per la gestione dei servizi in cloud, con una visione di lungo periodo. Ma gestirà anche una parte di infrastrutture e spazi fisici per lo storage”.
Come funziona il modello di cloud nazionale britannico
Il Crown Hosting Data Centres è una una joint venture tra lo Stato e la società Ark Data Center. Grazie alla jv sono stati attivati nel 2015 due data center nazionali mentre sono migrate nel cloud nazionale 24 PA su 27. I risparmi sono stati del 60% sui costi di gestione. A giugno sarà lanciato il G-Cloud 12, una sorta di marketplace digitale per i fornitori di srevizi e soluzioni cloud.