L’Agenda Digitale ha il grande merito di focalizzare l’attenzione sull’enorme contributo che l’Ict può offrire per superare il gap di produttività dell’Europa. Solo la crescita della produttività, che è strettamente legata all’uso ottimale delle tecnologie digitali più avanzate, può portarci fuori dalla grave crisi che la finanza speculativa ha creato nel mondo occidentale; e può farci competere con i paesi emergenti che hanno un costo del lavoro di 10 o 20 volte inferiore.
Credo però che l’Agenda Digitale e le pubbliche amministrazioni debbano affrontare un gap culturale che ha molte articolazioni: il gap riguarda infatti la ricerca, l’istruzione universitaria, e anche la cultura di management, che dovrebbe essere orientata contemporaneamente all’uso intelligente delle tecnologie e al marketing. L’Agenda Digitale ci impegna a superare rapidamente il Digital Divide e a realizzare ovunque infrastrutture a banda larga e larghissima. Queste sono indispensabili perché senza reti capillari e avanzate le imprese sono costrette a delocalizzare o a fallire. Ma è anche vero che senza una cultura tecnologica diffusa si corre il rischio che le infrastrutture più avanzate figurino come belle cattedrali nel deserto. Occorre inoltre prendere atto del fatto che le risorse per i nuovi investimenti sono molto limitate, sia sul fronte privato che pubblico.
La prima regola per cogliere gli obiettivi ambiziosi dell’Agenda Digitale dovrebbe allora essere quella di sfruttare le migliori risorse tecnologiche già esistenti, in particolare quelle wireless, come le tecnologie satellitari e WiMax, e in futuro Lte. Per quanto riguarda le reti in fibra ottica occorrerà utilizzare al meglio e condividere i condotti già esistenti, dal momento che gli scavi costituiscono la voce di costo di gran lunga maggiore per realizzare le Ngn. Non a caso noi dell’Anfov ci stiamo impegnando a fondo per l’elaborazione di un Catasto Nazionale delle reti delle diverse utilities.