L’Ict è uno dei pochi comparti in crescita in un momento in cui la maggior parte degli altri settori rallenta o è ferma: oggi nel nostro Paese, per ogni posto di lavoro perso nell’economia “tradizionale”, la Internet economy ne crea 2,6. Va da sé quindi che l’Agenda Digitale rappresenta un leva strategica per la ripresa. La sfida verso la digitalizzazione è ardua ma si sta andando nella giusta direzione sia a livello comunitario che a livello nazionale. Per recuperare il digital divide che ci separa ancora da molti paesi europei, dagli Usa e da alcuni tra i mercati asiatici più evoluti, è necessario adesso porre in essere interventi sostanziali per un rapido processo d’implementazione delle misure correttamente individuate.
Prioritaria tra queste, sicuramente la banda larga: l’obiettivo Ue è il 2013 per l’accesso a Internet dell’85% della popolazione dei 27 paesi membri e il 2020 per l’accesso veloce, il che significa per l’Italia – oggi al 52% – da un lato accelerare sulla creazione delle infrastrutture necessarie per connettere la popolazione e ridurre i costi di connessione da fisso e da mobile, dall’altro garantire maggiore sicurezza: è imprescindibile regolamentare l’utilizzo dei dati sensibili degli utenti per evitare la manipolazione delle informazioni in rete e proteggere la navigazione dei minori, direzione in cui anche Iab, com’è noto, sta lavorando in prima linea sia in Italia che a livello europeo a stretto contatto con gli organi legiferanti. Alfabetizzazione informatica e Ricerca & Innovazione al secondo posto: secondo l’Istat il 41,7% delle famiglie italiane non ha ancora accesso a internet, la scuola viaggia al 90% su carta e dispone di 1 computer ogni 10 alunni, cifre che ci pongono in coda alla classifica Ue 27. Per colmare il dislivello di competitività è essenziale prevedere politiche di supporto finanziario e strutturale per i potenziali investitori in tali ambiti nonché un piano di agevolazioni fiscali ad hoc per le start up dell’innovazione.