Rimuovere gli ostacoli allo sviluppo del digitale nelle zone remote per affrontare l’emergenza coronavirus ma anche per dare sprint ai processi di innovazione. E’ l’appello di Assoprovider al governo. “Le aziende associate ad Assoprovider sono pronte alla modernizzazione del paese anche nel momento di crisi – dice il presidente Dino Bortolotto – e chiedono quindi alle forze governative ed alle forze politiche di impegnarsi a rimuovere celermente gli ostacoli che impediscono una reale infrastrutturazione dei territori Digital Divisi”.
Le nuove reti 5G rappresentano una delle soluzioni migliori anche nei momenti di emergenza, secondo l’associazione che accoglie l’appello Paola Pisano: la ministra dell’Innovazione ha chiamato a raccolta le aziende nazionali a fare la propria parte per uscire da questo momento di difficoltà. “L’Italia può trasformare questo problema in una opportunità di modernizzazione – prosegue Bortolotto – mediante il telelavoro, la formazione a distanza, come ad esempio le classi distribuite, i nuovi modelli di turismo, ad esempio modelli di turismo esperienziale a forte valore aggiunto per operatori e territori, che rispettino gli ecosistemi, e che siano alternativi al turismo di massa”.
Tutti temi nei quali Assoprovider è impegnata direttamente e per i quali è indispensabile la infrastrutturazione a banda larga in maggior misura nei territori a bassa densità abitativa. “Nonostante le aziende associate ad Assoprovider abbiano già investito in passato e siano pronte ad investire immediatamente capitali e risorse propri per lo sviluppo di reti 5G soprattutto nei territori rurali – evidenzia Bortolotto – esse risultano ancora ostacolate da un quadro normativo che esclude le piccole e medie imprese dal piano di modernizzazione del Paese”.
Questa incertezza impedisce il pieno utilizzo della risorsa collettiva costituita dallo spettro elettromagnetico.
“Ne sono un esempio l’assenza del regolamento attuativo della concessione in leasing delle licenze 5G (secondo il principio “use it, lease it or lose it”) e la circostanza che il costo delle frequenze per realizzare reti punto a punto siano proibitive, favorendo di fatto le grandi realtà che non sono interessate ad investire in zone a bassa densità abitativa”, conclude il manager.