Più scuola digitale e smart working a regime nella PA. Sono questi i due pilastri “digitali” del decreto Cura-Italia varato dal goveno.
Il provvedimento stanzia 85 milioni di euro per incrementare le piattaforme informatiche per la didattica a distanza. “Si tratta di una spesa – si legge nella relazione tecnica – corrispondente a circa 10mila euro per scuola”. Gli 85 milioni verranno impiegati in questo modo: 10 milioni di euro per consentire alle scuole “di dotarsi immediatamente di piattaforme e di strumenti digitali utili per l’apprendimento a distanza”, o di potenziare “quelli già in dotazione”; 70 milioni di euro per mettere a disposizione degli studenti meno abbienti, in comodato d’uso, “dispositivi digitali individuali per la fruizione delle piattaforme”, come tablet e computer, e la rete internet; 5 milioni per formare il personale scolastico sulle metodologie e le tecniche per la didattica a distanza.
Il lavoro agile diventa la regola nella PA per tutta la durata dell’emergenza. “Lo avevamo scritto su direttive e circolari, ma per rafforzare il vincolo nei confronti delle amministrazioni, come promesso, lo abbiamo messo anche nel decreto – spiega la ministra della PA, Fabiana Dadone, su Facebook – Fino alla fine dell’emergenza coronavirus – spiega – lo smart working, cui si può far ricorso in modo semplificato e persino con strumenti del dipendente, è la forma ordinaria di svolgimento della prestazione nelle PA. In ufficio le presenze vanno limitate esclusivamente alle attività indifferibili e che non si possono svolgere da remoto”.
“Qualora non sia possibile ricorrere al lavoro agile – aggiunge – le amministrazioni utilizzano gli strumenti delle ferie pregresse, del congedo, della banca ore, della rotazione e di altri istituti analoghi. Esaurite eventualmente tali opzioni, i datori pubblici possono esentare il lavoratore dal servizio che però risulta prestato con tutte le prerogative di retribuzione e contribuzione, esclusa, se prevista, l’indennità sostitutiva di mensa”.
“Oltre a questa importante norma – conclude – abbiamo previsto la sospensione per due mesi di tutte le prove dei concorsi pubblici, con l’eccezione di quelli in cui la valutazione dei candidati sia effettuata solo su basi curriculari o in modalità telematica. Aiutiamo la PA ad affrontare al meglio questo difficile momento. Uniti, ce la faremo”.