Smart working, solo 3 aziende italiane su 10 sono fornite di sistemi anti-hacker. E solo 4 su 10 adotta tecnologie cloud. Un ritardo che pesa nel periodo di emergenza causato dal Coronavirus, che vede estendersi la richiesta di nuovi modelli lavorativi.
Emerge dai dati raccolti da Unioncamere sulle 18mila imprese che hanno svolto online il test di maturità digitale attraverso i Punti impresa digitali. Al Sud le aziende meno attrezzate tecnologicamente ad accogliere le nuove forme organizzative di lavoro agile: soltanto il 27% ha un cloud e il 17% possiede strumenti per l’utilizzo a distanza dei dati in sicurezza. Mentre le più equipaggiate appaiono le aziende del Nord-Ovest per l’uso di sistemi cloud (40%) e quelle del Nord est per l’adozione di strumenti di cybersecurity (37%).
Il Sistema camerale, fa sapere Unioncamere, “resta al fianco delle imprese per aiutarle a riguadagnare terreno e recuperare il ritardo tecnologico con l’adozione di strumenti digitali: nell’ultimo triennio ha già supportato oltre 100.000 imprese ad avvicinarsi alle tecnologie 4.0”.
Tecnologie aziendali: la mappa italiana
A livello regionale, le imprese del Trentino Alto Adige sono le più strutturate a raccogliere la sfida del lavoro “smart”: 1 su 2 dichiara di avere sistemi di cloud e di protezione dei dati per le connessioni da remoto. Più in affanno sembrano invece le aziende del Molise per la presenza di cloud, solo il 22% dispone di questi sistemi, e le imprese siciliane per l’uso di sistemi anti hacker, appena il 13% dichiara di utilizzarli.