Torna l’alleanza gialloverde anche se temporaneamente e con un unico obiettivo: bloccare la portabilità delle linee, sia fisse sia mobili, nel periodo di emergenza per la pandemia di coronavirus.
I senatori del Movimento 5 Stelle Coltorti, Di Girolamo, Ricciardi, Lupo e Fede e il gruppo della Lega al Senato, con Matteo Salvini primo firmatario, hanno infatti proposto due emendamenti all’articolo 82 del Decreto Cura Italia, sostanzialmente identici nel contenuto, con cui chiedono al Governo di “vietare alle imprese che svolgono attività di fornitura di reti e servizi Tlc la realizzazione di campagne commerciali straordinarie di contrattazione di servizi di comunicazioni elettroniche che richiedano la portabilità del numero, qualora ciò implichi la necessità degli utenti di recarsi presso i centri di attenzione al pubblico, ovvero qualora ciò comporti l’intervento fisico di tecnici per mantenere la continuità del servizio in fase di migrazione tra operatori diversi”.
Devono essere altresì sospese, concludono gli emendamenti, “tutte le operazioni di portabilità di numeri fissi e mobili nonché la generazione di nuovi numeri, che non siano in corso, salvo nel caso sia necessario l’attivazione di nuove connessioni”.
L’iniziativa dei due partiti ex-alleati di governo ha provocato una vera e propria sollevazione delle associazioni dei consumatori, che contestano anzitutto la presunta correlazione tra portabilità e sicurezza delle persone. Le attività di portabilità tra operatori mobili, osservano, sono realizzabili interamente online senza intervento di tecnici, così come la maggior parte delle migrazioni di linea fissa.
In una lettera indirizzata ai ministri Patuanelli e D’Incà, al sottosegretario al Mise Liuzzi e all’Agcom, Altroconsumo comunica la sua ferma contrarietà all’emendamento, bollandolo come “una indegna strumentalizzazione della pandemia per attuare misure anticompetitive a danno dei consumatori”. Un’iniziativa, si legge nella missiva, “che limita il diritto dei cittadini ad accedere a un servizio essenziale alle migliori condizioni offerte dal mercato, vieppiù in una fase di forzata contrazione delle entrate familiari”.
L’associazione fa notare inoltre come l’emendamento sia in aperto contrasto proprio con l’articolo 82 del decreto Cura Italia, che ha espressamente qualificato le imprese fornitrici di reti e servizi di comunicazioni elettroniche come imprese di pubblica utilità, incaricandole di garantire il potenziamento delle infrastrutture in questo momento di emergenza con gli italiani costretti a stare a casa. E che, quindi, necessitano di più banda.
Il presidente del Centro Consumatori Italia Rosario Trefiletti, in una nota, ha sottolineato come l’emendamento “non ha giustificazione alcuna, perché non c’è correlazione tra il virus e la portabilità del numero. Mantenendo lo status quo si favorisce chi ha più clienti, e non la concorrenza o l’efficienza massima delle reti”. Quello che serve specialmente in un momento come questo, prosegue Trefiletti, “non è indebolire la concorrenza, bensì operare perché l’intero sistema di Tlc sia mantenuto concorrenziale e che sia anche rafforzato da importanti investimenti in innovazione e nuove tecnologie.
Favorevoli, invece, alcune sigle sindacali. Il segretario generale della Uilcom Uil Salvo Ugliarolo ritiene necessario “sospendere fino al termine dell’emergenza virus i passaggi delle SIM e le portabilità, e dare invece il maggior sostegno possibile a chi deve fare nuove attivazioni di connessioni e a chi deve rafforzarle, passando dall’Adsl alla fibra mista rame (Fttc) o ancor meglio alla vera fibra (Ftth)”. D’accordo con la sospensione anche Giorgio Serao, della segreteria nazionale Fistel Cisl: “Siamo per il libero mercato, per la concorrenza, ma questo è il momento dell’emergenza, il momento di privilegiare la tutela della salute della collettività”.
L’approvazione della proposta gialloverde potrebbe dare respiro agli operatori che detengono la fetta più consistente del mercato, prima tra tutti Tim, che ha visto nel 2019 una forte contrazione dei volumi sia sul fisso (-1.15 milioni di linee) sia sul mobile (-649 mila clienti) principalmente a causa della pressione dei nuovi entranti sul mercato, rispettivamente Open Fiber sul fisso e Iliad sul mobile. Emerge dall’ultimo rapporto Agcom, aggiornato a settembre 2019, secondo il quale Tim ha perso 1,15 milioni di linee, gli altri operatori ne guadagnano oltre 370 mila.
Sul fronte dei servizi ad alta connettività, guardando il dato del 2019, il peso degli accessi con velocità maggiore o uguale a 30Megabit/s supera il 53% del totale delle linee broadband e ultrabroadband, con una crescita su base annuale del 29,8% pari a 2,12 milioni di accessi. Su base annua (settembre 2018 – settembre 2019), gli accessi con velocità maggiore di 100 Mbit/s aumentano di 1,77 milioni di unità per un totale di 6,52 milioni di accessi. Sul mobile la competizione sta premiando Iliad. A settembre 2019, il numero cumulato di operazioni di portabilità delle numerazioni mobili ha raggiunto i 144 milioni di unità (13,8 milioni in un anno solare rispetto ai 16,7 milioni del 2018). Con riferimento agli ultimi dodici mesi, il saldo tra operazioni risulta negativo per Wind Tre (-1.738 mila unità), Vodafone (-831 mila unità) e Tim (-649 mila unità), a favore sostanzialmente del nuovo entrante Iliad (+2.123 mila unità).
Si è fatta sentire anche Fastweb, che ha manifestato apertamente il suo dissenso alla proposta di Lega e M5S. La società guidata da Alberto Calcagno ha inviato una lettera all’Agcom per manifestare la sua contrarietà alla proposta, che “non contribuisce in alcun modo alla salvaguardia dei lavoratori e dei clienti, poiché né le attività di cambio operatore per la rete mobile né quelle per la rete fissa – al netto di poche eccezioni – necessitano di intervento di un tecnico in casa”. Per Fastweb, inoltre, l’emendamento “si porrebbe in netto contrasto con le aumentate esigenze di connessione alla rete, dato che la quasi totalità delle migrazioni richieste in questi giorni derivano dalla necessità delle famiglie e delle imprese di procurarsi una connettività migliore per svolgere, al meglio, attività imprescindibili come quella lavorativa e quella scolastica”.
Un ulteriore ostacolo all’applicazione dell’emendamento gialloverde potrebbe essere posto anche dall’Unione Europea, che nel Codice delle comunicazioni elettroniche approvato nel 2018 ha previsto, all’articolo 80, una serie di agevolazioni per i consumatori che intendono cambiare fornitore.