Xerox getta la spugna e rinuncia al takeover di Hp, un’offerta ostile cash-and-stock da 35 miliardi di dollari cui Hp ha sempre resistito. Ma non è questo il motivo per cui Xerox ha deciso di rinunciare: l’azienda ha fatto il passo indietro dopo aver valutato le gravi incertezze generate dall’epidemia di coronavirus sugli scenari economici.
Xerox aveva già indicato a inizio mese che avrebbe rimandato gli incontri con gli azionisti di Hp per concentrarsi sulle strategie per affrontare gli impatti dell’emergenza sanitaria.
Xerox aveva intenzione di proporre una rosa di suoi consiglieri da inserire nel board di Hp alla riunione degli azionisti Hp programmata per maggio, ma ha deciso di rinunciare sia a questa mossa che all’intera offerta di acquisto, come comunicato da Xerox stessa in una nota. “Ci rammarica dover ricorrere a questa decisione, ma adesso le priorità sono la salute e il benessere dei nostri dipendenti, clienti, partner e azionisti, e la nostra strategia di risposta alla pandemia, che supera ogni altra considerazione“, si legge nel comunicato.
Frenata sul mercato M&A
La rinuncia al takeover rappresenta una vittoria per il ceo di Hp, Enrique Lores, alla guida dell’azienda californiana da novembre 2019 e determinato nel suo no alla fusione. È invece una sconfitta per il ceo di Xerox, John Visentin, ex top manager di Hewlett-Packard e di Ibm con forti legami con l’industria del private equity e a capo di Xerox dal 2018. Visentin ha sostenuto con convinzione i benefici economici e strategici di lungo termine dell’eventuale matrimonio con Hp.
Il ritiro della proposta di Xerox va anche contro gli interessi espressi dall’investitore attivista Carl Icahn, che possiede partecipazioni importanti sia in Xerox che in Hp e aveva fatto pressing a favore del merger.
La crisi di mercato innescata dalla pandemia di Covid-19 ha portato diverse aziende a mettere in pausa le operazioni di M&A: per quest’anno gli analisti prevedono una netta frenata delle attività di deal-making.
Il braccio di ferro tra Xerox e Hp
Xerox ha lanciato la sua prima offerta di takeover di Hp, un’azienda che ha dimensioni tre volte maggiori, a novembre. Fin dall’inizio si è trattato di un’operazione in contanti più azioni. La prima proposta valeva 27 miliardi di dollari, poi alzata a 33,5 miliardi in un’Opa ostile, e infine portata a 35 miliardi, con una valutazione per Hp di 24 dollari per azioni. Xerox ha anche proposto una lista di consiglieri per sostituire l’attuale Cda di Hp.
Hp ha rifiutato tutti i tentativi di Xerox sostenendo che i termini dell’accordo sottovalutano la società. Hp ha anche messo in dubbio la capacità finanziaria di Xerox di sostenere l’acquisizione e ha osservato come la capitalizzazione di mercato di Hp (30 miliardi) superi di gran lunga quella di Xerox (7,8 miliardi).
Ancora pochi giorni fa Hp invitava gli azionisti a bollare il deal con un no deciso affermando che la fusione, già complessa, potrebbe essere un “disastro” a causa dello shock economico derivante dalla pandemia di Covid-19.
“In queste circostanze e in linea con i nostri doveri fiduciari, riteniamo che non dovremmo dedicare tempo, attenzione e risorse preziose a un dialogo con Xerox su questa proposta di acquisizione”, si legge nella lettera agli investitori di Hp riportata da Bloomberg. “Da quando Xerox ha presentato un’offerta non sollecitata, le condizioni globali, sociali, economiche e finanziarie sono radicalmente cambiate”.
Hp, uno dei maggiori produttori mondiali di stampanti, e Xerox, big delle fotocopiatrici, sono alle prese con un’attività in contrazione. Entrambe le aziende hanno finora reagito tramite programmi di riduzione dei costi. Unire le forze con Hp, secondo Xerox, avrebbe potuto creare sinergie da 2 miliardi di dollari.
Nelle ultime settimane Hp si è dimostrata più resistente alla crisi economica, perché la domanda di Pc è in aumento. Più colpita l’attività di Xerox, secondo quanto riporta Reuters.