Airbnb pensa al dopo emergenza. La società raccoglie 1 miliardo di dollari da due nuovi investitori per fare fonte agli effetti che la pandemia da coronavirus lascerà irrimediabilmente sul settore. A immettere fondi nella piattaforma online di affitti di breve durata, colpita in pieno dalle misure di confinamento che ormai riguardano metà dell’umanità, sono state due società di investimento Usa, la Silver Lake e Sixth Street Partners. Le nuove risorse serviranno in particolare a investire nello sviluppo dell’offerta di soggiorni di lungo termine per gli studenti e per i lavoratori in trasferta.
“Queste nuove risorse sosterranno il lavoro di Airbnb per investire nel lungo termine”, precisa la società che ha sede a San Francisco. Prima dello scoppio della pandemia, Airbnb aveva preannunciato l’intenzione di entrare in Borsa nel 2020, con un valore stimato fino a 35 miliardi di dollari. Nel comunicato diffuso nella nottata (europea), la società non precisa l’impatto finanziario della crisi, ma ricorda la sua storia. Airbnb è nata “durante la grande recessione del 2008” e scommette su un rimbalzo dei viaggi quando le persone potranno nuovamente spostarsi.
“Il desiderio di connessioni e viaggi è una prerogativa umana, che uscirà rafforzata da questo periodo di separazione – afferma Brian Chesky, co-fondatore di Airbnb – ‘Vedremo una nuova flessibilità nel mondo in cui le persone lavorano e si spostano, incluso un maggiore interesse in viaggi più vicini a casa”.
L’operazione di Airbnb va letta alla luce degli effetti negativi che la pandemia avrà sul settore turistico. Secondo il World Travel & Tourism Council (Wttc) le perdite saranno del 25% a livelo globale con una perdita stimata di posti di lavoro pari a 50 milioni di unità. Tra i Paesi che soffriranno di più Filippine, Thailandia e Grecia. A forte rischio anche l’Italia dove il turismo vale oltre 100 miliardi di euro e occupa più di 3 milioni di persone.
La lettera di Confindustria Alberghi alle Ota
Confindustria Albergji scrive alle Ota (Online travel agency) per mettere in campo una strategia comune per superare questo momento. “Sappiamo che non sarà facile e che avremo bisogno dell’aiuto di molti, anche di chi, fino ad oggi ci ha considerato come una merce che si mette e toglie da uno scaffale secondo la logica decisa da un algoritmo – si legge nel documento – Oggi siamo consapevoli di non potere e non volere essere più solo una merce, intorno a noi ruota ben più del 15% del Pil nazionale e una quota anche maggiore dell’occupazione di questo Paese. Rimettere in moto questa macchina sarà fondamentale per le nostre famiglie, ma anche per l’Italia”.
Le imprese alberghiere chiedono dunque alle Ota di garantire una maggiore “trasparenza, chiarezza nei contratti, condizioni eque, rispetto delle regole”.
La proposta è quella di aprire le strutture ai clienti italiani fissando insieme alle Ota “una commissione simbolica che ci permetta di tenere in equilibrio le esigenze di sopravvivenza delle nostre imprese e offrire a chi come noi ha affrontato questi mesi così difficili, la possibilità di ritrovare un po’ di pace e di serenità. Lavorando insieme e facendo dei sacrifici, faremo ripartire il turismo nel nostro Paese”.