L'AUDIZIONE ALLA CAMERA

Coronavirus, Pisano: “App su smartphone, gestione sarà pubblica”

La shortlist delle soluzioni individuate dalla task force sul tavolo di Palazzo Chigi. La gestione a uno o più soggetti di Stato. Garanzia di anomimato e uso solo su base volontaria

Pubblicato il 08 Apr 2020

paola-pisano

Un’app da scaricare sullo smartphone solo se lo si vuole. E in totale garanzia di anonimato. Nessun obbligo dunque e nessuna identificazione dei cittadini. È quanto ha annunciato la ministra dell’Innovazione Paola Pisano in audizione alla Camera.

Si stringe il cerchio sul data tracing all’italiana: “Il lavoro della task force è terminato – ha detto la ministra – e la shortlist delle soluzioni è sul tavolo di Palazzo Chigi che dovrà ora selezionare quella che si potrà usare nella fase di emergenza ma anche – ha annunciato la ministra – in quella della ripresa. “Gli esperti hanno analizzato le applicazioni pervenute producendo due relazioni tecniche, una sulla privacy e una sugli aspetti tecnologici”.

La ministra ha parlato di sette condizioni fondamentali: in primis “la volontarietà della partecipazione”. È inoltre indispensabile “che il singolo possa confidare nella trasparenza e nella correttezza delle caratteristiche del servizio nonché nell‘assenza del perseguimento di scopi ulteriori e incompatibili con la finalità di prevenzione sanitaria”. Il sistema di contact tracing va “gestito da uno o più soggetti pubblici” e il codice deve essere aperto “e suscettibile di revisione da qualunque soggetto indipendente voglia studiarlo”. I dati trattati “ai fini dell’esercizio del sistema vanno resi sufficientemente anonimi da impedire l’identificazione dell’interessato”. Inoltre “tutti i dati ovunque e in qualunque forma conservati, con l’eccezione di dati aggregati e pienamente anonimi a fini di ricerca o statistici” vanno “cancellati con conseguente garanzia assoluta per tutti i cittadini di ritrovarsi, dinanzi a soggetti pubblici e privati, nella medesima condizione nella quale si trovavano in epoca anteriore all’utilizzo della app di contact tracing”. La soluzione prescelta va “considerata, almeno in una dimensione prognostica, effettivamente efficace sul piano epidemiologico perché, qualora non lo fosse, diverrebbe difficile giustificare qualsivoglia, pur modesta e eventuale, compressione di diritti e libertà fondamentali equiparabile a quella imposta dalle limitazioni nei movimenti di cittadini in queste settimane. Infine la soluzione deve adottare “misure tecniche ed organizzative che minimizzino i rischi di re-identificazione in ogni fase di vita del sistema”.

Sul lavoro in corso non mancano polemiche e criticità: “Avere 74 componenti della task force divisi in 8 sottogruppi vuol dire rallentare indefinitamente la realizzazione di uno strumento che definirà la strategia di contrasto al virus per i mesi che verranno. Dobbiamo sapere con certezza i tempi sulla valutazione delle proposte arrivate. Sapere i tempi di sviluppo. È inutile fare una call in tre giorni se poi non segue altrettanta velocità sulla realizzazione”, dichiara il deputato di Italia Viva Luciano Nobili il quale richiamando il “caso Inps” e in particolare l’esposizione dei dati degli utenti, auspica che analoghe situazioni possano verificarsi “anche per gli strumenti di tracciamento che si stanno mettendo a punto e nei quali la privacy è fondamentale”.

“A livello di sicurezza e innovazione siamo ancora in alto mare. Le notizie lette dal ministro Pisano durante l’audizione alla Camera hanno dimostrato che il governo brancola nel buio nella realizzazione dell’app per il tracciamento del virus”, si legge in una nota a firma dei deputati della Lega in Commissione Tlc alla Camera Massimiliano Capitanio, Elena Maccanti e Alessandro Morelli. “Non c’è nulla di concreto e siamo ancora alla fase delle relazioni, nonostante l’ingaggio di 74 esperti. Anche sull’anonimato dei dati, il ministro non è stato per nulla rassicurante. Se non si ha intenzione di realizzare questa applicazione o se si sta perdendo tempo per poi cercare riparo in qualche società privata, magari vicina al ministro, lo si dica chiaramente”.

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