Zoom prova a correre ai ripari su privacy e sicurezza: dopo il boom dell’app per videochiamate e videoconferenze, utilizzata tra l’altro anche dalle classi per le lezioni online, l’applicazione è infatti finita al centro delle polemiche per una serie di problemi di privacy e per aver trasmesso in Cina i dati raccolti. L’ultimo caso si è verificato nelle scorse ora a Singapore, dove l’applicazione è stata vietata a seguito di un attacco informatico attraverso il quale gli hacker sono riusciti a infiltrare filmati porno all’interno delle videochiamate. In precedenza l’applicazione era stata vietata anche da Google e da Space X ai propri dipendenti, mentre anche Germania e Taiwan avevano deciso di limitarne l’uso.
La mossa di Zoom è stata quella di dotarsi si un consulente di primo piano per riabilitare la propria immagine e risolvere i problemi di cybersecurity: la scelta è ricaduta su Alex Stamos, ex capo della sicurezza di Facebook e oggi docente presso la Stanford University. “In un tempo di crisi globale, Zoom è diventato n collegamento importante tra lavoratori, famiglie, amici e, più importante, tra insegnati e studenti – afferma Stamos in un post sulla piattaforma Medium – Zoom ha del lavoro importante da svolgere sulla sicurezza dell’applicazione, dell’infrastruttura e la progettazione crittografica”.
Contemporaneamente sono arrivate anche le scuse del ceo di Zoom, Eric Yuan, che ha scelto per l’occasione di pubblicare un video su YouTube: “Abbiamo chiaramente molto lavoro da fare per garantire la sicurezza – afferma il manager – Posso promettere che prendiamo queste questioni molto, molto sul serio. Stiamo esaminando ognuna di esse. Se troveremo un problema, lo risolveremo”.