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La Cina battezza la sua moneta digitale: in quattro città già in uso

La sperimentazione avviata a Shenzhen, Suzhou, Chengdu e Xiong’an. Metà dello stipendio dei funzionari pubblici con la nuova valuta Dc/Ep. No all’anonimato in stile Bitcoin: si punta ad abbattere l’uso del contante, a spingere l’e-commerce ma soprattutto a evitare il riciclaggio di denaro sporco e attività illecite

Pubblicato il 21 Apr 2020

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La Cina avvia la sperimentazione della sua valuta digitale, che stava progettando dal 2014. Sino a questo momento la Banca centrale di Pechino ha coinvolto quattro città nella sperimentazione: Shenzhen, Suzhou, Chengdu e Xiong’an, una città satellite di Pechino. La valuta ha il nome non ancora ufficiale di DC/EP, che sta per “valuta digitale/pagamento elettronico” e non sarà basata su un sistema crittografico, per cui gli utilizzatori non godranno dell’anonimato assoluto permesso dalle criptovalute come i BitCoin.

L’idea di un sistema di pagamenti digitali era allo studio già da qualche anno, precisamente dal 2014, ma ora la Cina stringe i tempi per l’introduzione della moneta digitale nazionale. È una tappa importante del progetto pilota che segna una pietra miliare nel percorso verso il primo sistema di pagamento elettronico da parte di una grande banca centrale.

Anche se la nuova moneta se non potrà vantare l’anonimato di cui godono i BitCoin e altre criptovalute, Pechino ha dichiarato che i banchieri centrali si sono impegnati a proteggere la privacy degli utenti. L’intenzione è quella di sostituire una parte della base monetaria cinese, o almeno il contante in circolazione. L’idea dovrebbe essere che infatti la nuova valuta digitale operi solo in segmenti dell’economia e non sostituisca altre parti della massa monetaria del Paese, come i depositi bancari. Ma la tappa intrapresa oggi assume un’importanza rilevante soprattutto in vista delle Olimpiadi invernali del 2022 a Pechino.

Da parte sua, l’istituto di ricerca che fa capo alla Banca centrale cinese, ha specificato che la moneta digitale a breve termine non sarà emessa a livello nazionale o in grandi quantità, assicurando allo stesso tempo che l’esecuzione del test non innescherà alcun meccanismo di inflazione monetaria.

A Xiangcheng, un quartiere della città orientale di Suzhou, il governo locale inizierà a pagare ai funzionari pubblici la metà del loro stipendio con la valuta digitale. Ai dipendenti basterà installare un’app sullo smartphone: potranno utilizzare la nuova valuta direttamente per le transazioni presso alcuni commercianti designati.

Pechino è in vantaggio rispetto a molti altri Paesi nella preparazione del lancio di una valuta digitale ufficiale. Negli ultimi anni in Cina l’uso delle tradizionali banconote cartacee e del contante è diminuito drasticamente, e i pagamenti tramite smartphone sono diventati così di uso quotidiano che molti cinesi, in particolare i più giovani, non portano più con sé il portafoglio o i contanti per fare shopping. Al contrario, utilizzano WeChat Pay e Alipay di Tencent, gestita da Ant Financial Services, affiliata di Alibaba Group.

La Banca centrale cinese ha affermato che il passaggio a un sistema di pagamento digitale gestito dal governo aiuterà a combattere il riciclaggio di denaro sporco, il gioco d’azzardo e il finanziamento del terrorismo. Non solo: a suo giudizio, le valute digitali sono un modo valido anche per migliorare l’efficienza delle operazioni nel suo sistema finanziario. Lo sviluppo della moneta digitale è incentivato anche dalle quattro maggiori banche statali cinesi come l’Agricultural Bank of China.

Le operazioni online sono sempre più frequenti e sempre più sofisticate, permettendo una varietà di funzioni, tra cui quella di consentire ai risparmiatori di tenere traccia delle transazioni della nuova valuta, di gestire i loro conti e di collegare il portafoglio ai loro conti bancari esistenti. L’accelerazione nello sviluppo del progetto secondo alcuni osservatori deriva anche dalla decisione di Marc Zuckerberg di lanciare il suo progetto Libra, progetto che non è mai piaciuto a Pechino come a Washington e a molte altre capitali mondiali.

Qualche mese fa, il Global Times (molto vicino al governo di Pechino) aveva descritto Libra come una “potenziale minaccia” per la sovranità finanziaria cinese. E in questo senso la moneta digitale regolata dalla banca centrale potrebbe essere la risposta di Pechino per difendersi dal rischio di trovarsi con una divisa straniera utilizzata all’interno del Paese.

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