La sonora bocciatura alla Camera dello scorso febbraio all’emendamento Fava, con cui l’esponente leghista proponeva di conferire ai provider l’obbligo di controllo preventivo dei contenuti online in ottica anti-pirateria, non frena la Lega. Il Carroccio torna all’attacco nella lotta ai prodotti contraffatti, e lo fa con un emendamento alla legge comunitaria 2012. “L’emendamento presentato non fa altro che integrare le disposizioni introdotte nel nostro ordinamento giuridico con il decreto legislativo n.70 del 2003, prevedendo regole che s’inquadrano perfettamente nella cornice della normativa e della giurisprudenza comunitaria”, spiega l’onorevole Gianni Fava (Lega Nord), Presidente della Commissione Anticontraffazione.
“Nessuna lesione della libertà del web, nessun bavaglio e nessuna censura alla libertà di informazione e divulgazione in rete. Semmai l’introduzione di norme sacrosante che tutelano i diritti più esposti sul web, quelli di proprietà industriale e intellettuale, dalle violazioni commesse tipicamente a fini di lucro da soggetti di tipo imprenditoriale. Si tratta esclusivamente – continua Fava – di un emendamento volto a tutelare la proprietà intellettuale dai fenomeni sempre più in crescita della pirateria online e della vendita in rete di prodotti contraffatti. Le disposizioni proposte non limitano in alcun modo l’accesso ai contenuti per tutti gli utenti di internet e non impongono alcun filtraggio preventivo in capo agli Internet service providers, prevedendo esclusivamente la necessità che i providers stessi si attivino quando a conoscenza dell’illiceità dell’informazione postata in rete, informando immediatamente le autorità competenti e stabiliscono l’obbligo di adeguarsi alle disposizioni impartite dall’autorità giudiziaria o amministra tiva”.
In merito alle polemiche scaturite lo scorso gennaio l’onorevole Gianluca Pini (Lega Nord) aggiunge: “La normativa proposta, affidando unicamente alle autorità competenti il potere di disporre la rimozione di contenuti illeciti, chiude ogni polemica strumentale. Non c’è alcun rischio che i providers possano essere oggetto di azioni arbitrarie da parte di terzi finalizzate a oscurare le informazioni dei siti web”.