Tra le prime aziende in Italia a introdurre lo smart working – era il 2015 – Fastweb non solo si è trovata più che pronta ad affrontare la fase del lockdown ma è riuscita a gestire tutte le attività, senza alcun impatto sull’operatività, e anche per la Fase2, quella della ripartenza, ha attuato tutta una serie di politiche per consentire ai dipendenti di poter beneficiare della modalità a distanza fino a quando l’emergenza sanitaria non sarà normalizzata.
L’articolato piano nonostante preveda, a partire da oggi 11 maggio, la riapertura parziale di alcune delle sedi – con misure ancora più conservative rispetto alle norme di riferimento, a garanzia della dei lavoratori – privilegerà lo smart working, che resterà disponibile per il 100% dei dipendenti fino a settembre tenendo conto inoltre delle tempistiche della riapertura delle scuole.
“In un momento di emergenza come quello che stiamo vivendo crediamo che prolungare il periodo di smart working per tutti i dipendenti di Fastweb sia la cosa più responsabile da fare, per la salvaguardia della loro salute ma anche per il bene collettivo – sottolinea l’Ad Alberto Calcagno -. Le aziende che non hanno urgenza di riportare in sede i propri dipendenti devono dare il proprio contributo al fine di evitare di sovraccaricare i sistemi di trasporto e limitare la circolazione di persone e mezzi”.
Se è vero che sullo smart working hanno puntato in molti – incluse le pubbliche amministrazioni – e soprattutto che un numero crescente di organizzazioni ne sta valutando l’adozione a regime e quindi anche dopo che l’emergenza sarà alle spalle, è altrettanto vero che parecchia confusione si sta generando su cosa sia davvero lo smart working. Per chi ha “improvvisato” a seguito dell’emergenza i nodi sono venuti subito al pettine: numerosi i dipendenti non dotati di strumentazioni adeguate, a partire dalla connettività, ma le criticità maggiori si stanno riscontrando sul fronte dell’efficienza e del “benessere” lavorativo. “Lo smart working in Fastweb non ha mai avuto una connotazione esclusivamente domestica e per questa ragione ha contribuito a introdurre un nuovo e più moderno approccio attraverso il quale l’azienda ha favorito le condizioni per la nascita di un modo di lavorare orientato ad un maggior coinvolgimento interno, all’efficienza, alla flessibilità e alla responsabilizzazione nel raggiungimento degli obiettivi aziendali anche grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie come strumento per migliorare la comunicazione e la vita in ufficio”, spiega a CorCom Matteo Melchiorri, Chief Human Capital Officer dell’azienda.
Già prima dell’emergenza gli smart worker in Fastweb erano 1.777 (su un totale di circa 2.600 dipendenti) e l’esplosione dei contagi da Coronavirus ha consentito all’azienda di “remotizzare” gli altri 1000 dipendenti riuscendo a conciliare salute e sicurezza del personale con la necessità di erogare tutti i servizi ai clienti. E peraltro già poco prima dell’emergenza l’azienda aveva sottoscritto un accordo di secondo livello che prevede l’ulteriore estensione delle giornate di smart working mensili a disposizione dei dipendenti che passano a partire da questo mese di maggio da 4 a 6 e saliranno a 8 da maggio del 2021.
“L’emergenza attuale ci ha fatto fare un salto di paradigma irreversibile, che ha già trasformato, in modo strutturale, il modo di lavorare contribuendo a superare le resistenze che ancora impedivano la diffusione dello smart working all’interno delle organizzazioni pubbliche e private – commenta ancora Melchiorri -. Anche per noi, che con il nuovo accordo stavamo già andando nella direzione di aumentare i giorni di smart working, si è trattato di un test importante di cui terremo conto in futuro per ripensare alla nostra organizzazione interna sulla base di nuovi modelli”.
Intanto per le sedi di Milano, Roma e Bari, le prime adibite ad ospitare dipendenti che abbiano necessità di svolgere attività in presenza, Fastweb ha fissato un limite massimo di persone che ogni giorno possono essere fisicamente presenti, con regole per gli spostamenti dentro la sede e per l’utilizzo eventuale di sale riunioni, in modo da garantire il rispetto del distanziamento. Per limitare ulteriormente gli impatti sulla mobilità, è inoltre in corso una survey che coinvolge tutti i dipendenti per sondare le esigenze di spostamento tra casa e lavoro in modo da individuare gli strumenti e le soluzioni più idonee quali, ad esempio, l’estensione dell’orario di entrata e di uscita dall’ufficio. L’azienda ha infine predisposto l’invio – a tutti i propri dipendenti -di un kit composto da mascherine, guanti e gel igienizzante per i gli spostamenti casa-lavoro o sul territorio.