Nel prossimo decreto verrà affrontata la questione della banda larga. Lo ha annunciato la ministra della PA, Fabiana Dadone, a Radio Cusano Campus. “Durante il Coronavirus la digitalizzazione – ha spiegato Dadone – ci ha permesso di attuare una rivoluzione, che è quella dello smart working o del lavoro a distanza. Siamo riusciti a mettere tutti i dipendenti pubblici al lavoro da remoto e la reazione è stata buona”.
“Ovviamente siamo dovuti intervenire con l’acquisto di strumenti informatici per sopperire alle carenze che c’erano –ha proseguito la ministra – Bisogna continuare ad investire nel digitale. Nel dl rilancio ci sono 50 milioni per l’innovazione e la norma per gli accordi di fruizione per le banche dati, in modo che si parlino tra loro e che il cittadino non sia costretto a dare ogni volta gli stessi documenti. La pandemia ci ha messo di fronte a nodi strutturali che non erano stati risolti, come ad esempio la banda larga. Non è stato possibile inserire il tema in questo decreto, ma nel prossimo bisogna farlo assolutamente”.
Le norme per la banda larga nel Cura Italia
Le prime norme a sostegno della banda larga sono state inserite nel Cura Italia: telco avranno dunque la possibilità di accelerare i lavori nei cantieri in corso e attivarne di nuovi al fine di potenziare le infrastrutture e fornire servizi di connettività in grado di fare fronte alle impennate di traffico che si stanno verificando in questi giorni. E, cosa non banale, gli interventi sono incentivati anche e soprattutto al fine di consentire ai cittadini di comunicare e di essere contattati e assistiti anche da remoto attraverso opportuni sistemi di telecomunicazioni e servizi di emergenza centrali e territoriali.
A seguito del varo del decreto è intervenuta Agcom che ha approvato un primo pacchetto di misure rivolte agli operatori di reti e servizi di comunicazioni elettroniche (articolo 82 del Decreto) “finalizzati a far fronte alla crescita dei consumi dei servizi e del traffico nonché per rispondere alle esigenze dei settori, in primis quello sanitario, ritenuti prioritari dall’unità di emergenza della Presidenza del Consiglio o dalle unità di crisi regionali”, si legge nella nota emanata a seguito del Consiglio.
In attuazione di quanto previsto dal Decreto- l’Autorità può derogare alle condizioni di regolamentazione per facilitare la gestione dell’emergenza assicurando la concorrenza nei mercati delle infrastrutture e dei servizi – Agcom ha previsto misure per il miglioramento delle condizioni di offerta dei servizi di rete da parte di Tim.
L’appello di Uncem
“Il ritardo del Piano nazionale banda ultralarga deriva dai problemi di attuazione e non dai finanziamenti che la politica di coesione ha garantito”. Il Ministro Giuseppe Provenzano risponde così a Uncem. I sindaci dei Comuni montani stanno inviando una serie di lettere anche ai Ministri Pisano, Boccia e Patuanelli, oltre che a Infratel e a Open Fiber. Obiettivo dell’azione e della mobilitazione, evitare che i divari digitali restino e complichino la vita nelle aree montane e interne del Paese, per imprese e cittadini.
“Il Governo riconosce quanto diciamo da tempo. E cioè che così non si può andare avanti. E il ritardo del Piano Bul è inaccettabile”, evidenzia Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem commentando le lettere ricevute dai Ministri Pisano e Provenzano nelle scorse ore. “Aggiungo che vanno individuate le responsabilità di troppi gravi ritardi nell’attuazione del Piano banda ultralarga e va definito – precisa Bussone – una volta per tutte che tipo di rete nazionale vogliamo. A oggi non è chiaro. Rimarco un fatto e cioé che senza sistemi Fwa, wireless, senza fili, molte parti della montagna italiana oggi sarebbero senza connessione. Lottiamo con i segnali e le frequenze, ma l’Fwa salva aziende, cittadini, Enti in attesa della Banda ultralarga e del 5G. Prendiamone atto. E diamo la sveglia al Piano banda ultralarga, Uncem, Enti territoriali Governo insieme”.
“Non è pensabile che il Piano Bul concluda gli inteventi in tutte le zone montane, nelle ‘aree bianche’, a fine 2023“. Ad affermarlo è proprio il Ministro Provenzano, riprendendo quanto Uncem e i Sindaci hanno scritto nelle loro lettere degli ultimi giorni. E aggiunge: “Il concessionario deve superare con urgenza tutte le carenze nella progettazione e garantire tempi certi nei collaudi e nella disponibilità degli operatori. Tutto deve svolgersi nella massima trasparenza”. Pisano e Provenzano fanno riferimento alla dashboard sul sito http://bandaultralarga.italia.it/ . Provenzano richiama le risorse per le aree interne, inserite nella legge di bilancio 2020 e nel DL Rilancio, dedicate alle attività economiche. Secondo il Ministro Provenzano servono “un pacchetto di progetti locali definiti e uno sguardo vigile e severo sui responsabili Bul, una richiesta di collaborazione rafforzata delle Regioni, una proposta di patto con tutti i Comuni italiani e le loro Rappresentanze, una mobilitazione dei tutta l’opinione pubblica”. “Per quanto sarà nelle mie responsabilità – scrive il Ministro a Uncem – nulla sarà trascurato per raggiungere l’obiettivo di dotare tutti i cittadini italiani, a partire da quelli più ai margini e fragili, di questo essenziale diritto di cittadinanza digitale”.
Sulla stessa linea il Ministro Pisano: “In qualità di Presidente del Cobul, ho dato forte impulso alla sua attività, convocandolo a cadenza ravvicinata, al fine di individuare le cause del ritardo nella realizzazione dello stesso e le iniziative più urgenti da adottare per accelerare la sua attuazione, necessità che si rileva ancor di più nel momento di emergenza sanitaria in atto“.
Lo smart working nella PA
“Dovremo mantenere l’esperienza dello smart working e metterla a regime – ha spiegato Dadone – Bisogna incentrare tutto nell’ottica della funzionalità del servizio. Se la modalità del lavoro è basata sugli obiettivi il servizio sarà più funzionale. Io immagino una PA di questo tipo, con servizi digitali e che sia molto più veloce”. Sui concorsi, Dadone ha spiegato che “nel decreto Rilancio c’è una procedura di semplificazione a regime che riguarda tutti i concorsi gestiti dalla PA. Saranno digitalizzati e dislocati sul territorio. Prove scritte su carta non ne voglio più vedere. Ci sono poi concorsi che dovrebbero svolgere la seconda prova, per questi concorsi rimasti in sospeso stiamo lavorando ad un calendario per farli ripartire”.
Il piano della ministra Dadone prevede la messa a regime del lavoro agile per almeno il 40% dei dipendenti.
In occasione del lockdown le amministrazioni centrali hanno registrato un livello di adesione allo smart working molto alto, intorno all’80%, mentre le Regioni del 69%.
Nelle scorse settimane in un post su Facebook la Dadone ha delineato anche la strategia a supporto dei piccoli enti, spesso ai margini della volta digitale. “La rivoluzione digitale non potrà mai realizzarsi appieno nella PA se non coinvolgerà tutte le amministrazioni, dal ministero più grande al più piccolo dei comuni – scriveva la ministra – L’ho sempre detto: non esistono soltanto gli enti centrali, dobbiamo piuttosto concentrarci sulle tante realtà locali che oggi sono tagliate fuori dal digital divide o comunque dalla indisponibilità di soluzioni tecnologiche adeguate”.
A questo proposito è stata avviata un’importante interlocuzione con Assinter, l’associazione delle aziende Ict in house delle Regioni per avviare il lavoro di definizione delle linee di supporto e degli strumenti digitali che queste società possono mettere a disposizione anche dei comuni più piccoli.