STRATEGIE

Apple, il “marchio” di Tim Cook nell’era del post-Jobs

Il Ceo che ha preso il testimone dell’inventore dell’iPhone punta sulla filantropia e sui diritti dei lavoratori cinesi. Ma in continuità con il passato non molla il fronte legale per la tutela dei brevetti tecnologici

Pubblicato il 31 Mag 2012

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Più attenzioni ad attività filantropiche, monitoraggio diretto delle condizioni di lavoro nelle fabbriche cinesi, dove si assemblano in outsourcing gli iPad e gli iPhone. Bocche cucite sul fronte dell’innovazione tecnologica, con la volontà dichiarata di difendere i brevetti e perseguire ogni violazione del copyright nelle sedi preposte, vale a dire in tribunale. Questi alcuni dei tratti distintivi della nuova Apple nell’era post-Steve Jobs. Tratti diversi dal passato, sui quali Tim Cook, che ha preso il posto di Jobs in agosto un mese prima che morisse, punta per ritagliare la sua leadership alla guida di Apple.

Prendere il testimone di Steve Jobs non è certo una passeggiata. Tim Cook, il Ceo del dopo Jobs, lo sa meglio di chiunque altro e per marcare il terreno ha rilasciato un’intervista al sito specializzato fra i più popolari degli Usa, D: All Things Digital, per rendere noto al grande pubblico quali sono le note personali che sta cercando di imporre in azienda.

Il tutto senza perdere il contatto con il passato, come dimostra quella maglietta nera a collo alto, identica alla t-shirt preferita di Jobs, indossata da Cook durante l’intervista.

“Non ho mai sentito il peso di cercare di essere Steve, non è questo il mio obiettivo nella vita. Io sono chi sono, il mio obiettivo è essere un grande Ceo”, dice Cook, aggiungendo che i giorni dell’agonia di Jobs sono stati i più tristi della sua vita, tanto che ad un certo punto ha avuto bisogno di scuotersi per riprendersi.

Il viaggio a Shenzen, nelle fabbriche cinesi che assemblano i prodotti Apple tristemente famose per l’alta percentuale di suicidi, lo ha fatto Cook e non Jobs. E’ stato lui a bloccare gli straordinari nelle fabbriche cinesi e a introdurre la misurazione dell’orario di lavoro per 700mila lavoratori per evitare abusi. Ma al di là delle differenze, molte sono le cosec he restano uguali dai tempi del suo fondatore, e che il nuovo ceo non ha alcuna intenzione di cambiare. Lotta dura in difesa dei brevetti – anche se Cook non ha voluto parlare della contesa con Samsung -; segretezza totale sui nuovi prodotti.

Per quanto riguarda la concorrenza, durante l’intervista Cook ha citato soltanto en passant un paio di competitor: Google e Facebook. Le piacciono il disegno, le innovazioni di Google? “A me piace il disegno di Apple”, ha risposto Cook, in linea con quanto fatto in passato da Jobs, famoso per le battaglie legali a suon di denunce per plagio nei confronti di Google, reo a suo dire di aver creato tecnologie per smartphone troppo simili a quelle di Cupertino. Android resta quindi nel mirino di Cook, come dimostra il “no comment” sulla contesa legale in atto con Samsung.

Più morbida la posizione di Cook nei confronti di Facebook, il social netowrk che conta 900 milioni di utenti che ha una presenza piuttosto limitata sui device di Cupertino. “Penso che potremmo fare di più con loro – ha detto Cook – hanno il loro modo di fare le cose, ma chiunque sa che noi abbiamo il nostro”.
Un’altra sfera di innovazione per Apple sarà la tecnologia di comando vocale Siri, inserita nell’ultimo iPohne lanciato sul mercato, criticato da molto per essere ingannevole e poco facile da usare. “Potrà fare molto di più, molte persone ci stanno lavorando”, ha detto Cook.

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