Sostenibilità e digitale accoppiata vincente per la ripresa. L’ASviS ha presentato un “Pacchetto di investimenti a favore dello sviluppo sostenibile delle città e dei territori”, un vero e proprio intervento per la ricostruzione e l’accrescimento delle diverse forme di capitale (economico, umano, sociale e naturale) colpite dalla crisi, perfettamente in linea con le proposte della Commissione Ue.
La proposta approfondisce e dettaglia i contenuti del Rapporto ASviS “Politiche per fronteggiare la crisi da Covid-19 e realizzare l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile” e ha un costo stimato in 201,7 miliardi di euro di risorse aggiuntive in 10 anni, da sostenere con risorse comunitarie e nazionali.
Il Pacchetto è articolato in quattro aree: transizione verde (riqualificazione energetica del patrimonio edilizio; sicurezza sismica; sicurezza idrogeologica; mobilità sostenibile), trasformazione digitale (infrastrutture e servizi digitali; scuola e università), sanità e lotta alla povertà (con un focus sulle periferie).
Secondo Enrico Giovannini, portavoce di ASviS “per misure di rilancio e trasformazione del Paese verso lo sviluppo sostenibile ci si dovrà necessariamente affidare alle nuove risorse europee o a ricomposizioni del bilancio pubblico”.
“È in questa prospettiva –spiega – che proponiamo il progressivo azzeramento dei 19 miliardi di sussidi dannosi all’ambiente, da trasformare in una riduzione senza precedenti del cuneo fiscale, in sussidi alle imprese per la transizione ecologica e l’economia circolare e in un investimento straordinario su giovani e donne, per aumentare la competitività del sistema Italia e rendere lo sviluppo del Paese sostenibile e inclusivo, come previsto anche dalla proposta della Commissione europea per il fondo Next generation Eu”.
Connettività
Il pacchetto dell’ASviS parte dall’analisi del Desi 2019: rispetto all’obiettivo della Strategia nazionale per la banda ultralarga (Bul), cioè assicurare una connettività ad almeno 100Mbps all’85% dei cittadini entro il 2020,l’indice europeo colloca l’Italia al 27esimo posto con il 24% di diffusione contro il 60% della media Ue. C’è un ritardo anche sull’obiettivo relativo alla banda larga (30Mbps) che doveva essere assicurata a tutti i cittadini sempre entro il 2020: la sua diffusione tra le famiglie risulta al 60% mentre la media europea è del 77% (24esimo posto).
Occorre, inoltre, tenere conto degli ulteriori obiettivi europei per la Gigabit society 2025: copertura con banda di download ad almeno un gigabit al secondo (Gbps) al 100% di tutti i principali driver socio-economici (aziende, scuole, università, ospedali,trasporti e pubblici servizi); copertura al 100% delle famiglie con banda di download ad almeno 100 Mbps che deve essere possibile aumentare (upgrade) fino a 1 Gbps; copertura dei sistemi cellulari 5G per le connessioni mobili in tutte le aree urbane e lungo tutte le principali vie di trasporto terrestre.
Per incentivare ulteriormente la connessione di famiglie e imprese si stima che siano necessari altri 2,5 miliardi di euro invitando i service provider a concorrere per un pari importo attraverso una Partnership pubblico privata, ponendola condizione che i contributi siano riservati a chi attiva abbonamenti ad alta connettività (1 Gbps). È inoltre indispensabile semplificare le pro-cedure autorizzative e superare le resistenze all’installazione degli impianti necessari peri sistemi cellulari 5G.
Pubblica amministrazione
Occorre completare nel più breve tempo possibile tutte le piattaforme centrali e locali previste dal Piano triennale per l’informatica della pubblica amministrazione 2019-2021 al fine di renderle interoperabili per l’accesso e lo scambio dei dati, a partire da Anpr e Spid anche rafforzando i collegamento con la Carta di identità elettronica .Questi interventi, insieme all’adozione diffusa del Cloud nella PA e alla gestione della sicurezza cibernetica, possono finalmente con-sentire lo switch off dei servizi di sportello della PA in favore della modalità digitale anche attraverso l’utilizzo dell’applicazione IO. Occorre anche creare le condizioni perché la PA possa utilizzare le opportunità offerte dall’adozione su larga scala delle modalità di lavoro agile/smart working investendo sulla formazione dei dipendenti, sulle soluzioni organizzative e tecnologiche.
Sanità
Il Fascicolo sanitario elettronico (Fse) va adottato in tutte le regioni come architrave della digitalizzazione dei servizi sanitari e di assistenza sul territorio. Per gli interventi strutturali necessari a mettere in rete le strutture sanitarie e gli opera-tori pubblici e privati, inclusi i medici di famiglia, su tutto il territorio nazionale è stimato un fabbisogno di 1,2 miliardi di euro in 4 anni (300 milioni di euro all’anno).
Scuola e Università
Per l’innovazione del sistema scolastico e uni-versitario attraverso le opportunità dell’edu-cazione e della formazione digitale anche a distanza sono necessari: un ulteriore intervento per completare il collegamento in banda ultralarga degli istituti scolastici e delle Università in tutte le zone del Paese; un intervento straordinario per sostenere la didattica online; un intervento straordinario per sostenere gli investimenti necessari per l’acquisto di dotazioni hardware e software e per gli strumenti didattici dematerializzati da parte non solo delle scuole ma anche delle famiglie e degli insegnanti. Il Piano nazionale scuola digitale (Pnsd) aveva una dotazione finanziaria di 1 miliardo di euro in 6 anni (2015-2020). L’investimento necessario per un nuovo Piano si può stimare ne ldoppio delle risorse di quello precedente nellasmetà del tempo, 2 miliardi di euro in 3 anni.
Imprese
Le imprese più resilienti all’emergenza Covid-19 sono state quelle in grado di adottare immediatamente modalità innovative di lavoro agile sfruttando le potenzialità delle connes-sioni digitali. Nello stesso periodo sono emerse tutte le potenzialità dell’e-commerce e si sono evidenziate le differenze competitive tra le imprese in grado di servire la propria clientela in tale modalità rispetto alle altre. Accanto al sostegno della liquidità delle imprese e dell’occupazione occorre dare im-pulso alla trasformazione digitale soprattutto delle piccole e medie aziende. Serve dunque stabilizzare gli incentivi alla trasformazione digitale oggi esistenti (R&D&I – Impresa 4.0,voucher per l’innovazione, export, e-commerce, ecc.).
Il fabbisogno è stimato in 7miliardi di euro in 3 anni(3,5 il primo anno,1,75 il secondo anno e 1,75 il terzo anno. Bisogna favorire la trasformazione digitale delle principali filiere dell’economia nazionale specialmente quelle molto frammentate che non beneficiano dell’influenza dei grandi player e necessitano di stimoli perla nascita di piattaforme digitali comuni a più imprese o per l’adozione di sistemi interoperabili in grado di connettere le soluzioni adottate da ciascuna.
Il fabbisogno è stimato in 1,75 miliardi di euro in 3 anni. Ancora sul fronte incentiv, ne servono di specifici per agevolare l’adozione dello smart working. Il fabbisogno stimato è di1,75miliardi di euro in 3 anni. Complessivamente, le risorse che sono stimate necessarie per la trasformazione digi-tale ammontano a 18,6 miliardi di euro in un periodo compreso tra 1 e 6 anni.
“La crisi in corso impatta non solo sul capitale economico – sottolinea Pierluigi Stefanini, presidente dell’ASviS – ma anche sul capitale umano e sul capitale sociale, e la gravità dei suoi effetti dipende anche dal tipo di risposta delle imprese, delle istituzioni e della politica. Per questo la nostra proposta punta a stimolare una resilienza trasformativa del sistema socioeconomico, aiutandolo a trasformarsi e non a tornare indietro, visto che la situazione precedente la pandemia era considerata insoddisfacente e insostenibile. Il rischio è che senza una visione sistemica e di lungo periodo si possano disperdere risorse finanziarie importanti senza produrre il cambiamento auspicato”.