Non si placa la protesta delle Tv locali contro il Governo accusato di adottare criteri “discriminatori” a favore del settore. A fianco delle emittenti locali anche il Tar del Lazio che, riferisce l’associazione Cnit-Tpd, ha messo in standby un tassello dell’operazione necessaria al rilascio delle frequenze occupate dalle Tv a favore degli operatori Tlc per l’implementazione del 5G. Il tribunale amministrativo, scrive Cnit in una nota, “ha sospeso lo spegnimento anticipato dei canali in Liguria, Lazio e Toscana delle frequenze perché non sono stati definiti i criteri per il riconoscimento degli indennizzi, i relativi importi e le relative modalità di pagamento in violazione della legge in materia e dell’articolo 97 della Costituzione”.
Ma le Tv locali sono sul piede di guerra anche contro il decreto rilancio del governo dagli effetti “palesemente discriminatori”. L’associazione, che raggruppa 82 tv locali e nazionali e radio, si dichiara pronta a mettere in campo iniziative di protesta ed azioni legali se non verranno adottate “misure più capillari ed estese per tutto il settore”, in particolare con la previsione di tempi rapidi e scadenza precise per i criteri di indennizzo.
Il “DL rilancio” ha prodotto per il settore radiotelevisivo locale due articoli (n. 186 e n. 195) i cui effetti sono palesemente discriminatori, dice l’associazione. Vengono sostenute “soltanto poche realtà editoriali, peraltro le più forti, meno bisognose di aiuti: per il credito di imposta per gli investimenti pubblicitari l’art. 186 del D.L. Rilancio non solo ha un valore dimezzato per radio e tv rispetto alla stampa (20mln rispetto ai 40), ma è stato esteso anche alle tv nazionali polverizzando la risorsa”.
“Anticoncorrenziali” i criteri dei contributi
Sul fronte contributi, invece, il Governo ha insistito per il finanziamento di un Fondo di emergenza (art. 195), con 50mln (sui previsti 80), erogabili in base alle graduatorie dei contributi per l’anno 2019. Ma i criteri per la ripartizione delle risorse del Fondo previsto dal DPR 23/08/17 N.146 vengono giudicati “palesemente anticoncorrenziali: infatti la previsione secondo cui il 95% delle risorse disponibili è assegnato alle prime cento emittenti televisive in graduatoria, mentre il restante 5% è ripartito tra quelle che si collocano dal centunesimo posto in poi, è quindi suscettibile di determinare una sperequazione nella distribuzione delle risorse tra emittenti”.