Il Tar del Lazio ha annullato l’accordo tra il ministero degli Interni e Telecom Italia per una fornitura che vale 500 milioni di euro. La convenzione avrà comunque efficacia fino al 31 dicembre 2013. Il ricorso al Tar era stato presentato da Fastweb. La commessa comprende telefonia fissa e mobile, trasmissione dati e videosorveglianza, il 113 e i braccialetti elettronici.
La convenzione tra il ministero dell’Interno e Telecom Italia sui servizi di comunicazione elettronica è del 31 dicembre scorso e rinnova un accordo risalente al 2001. Fastweb, prima del rinnovo della convenzione, aveva manifestato il suo interesse a partecipare a una gara per la commessa del Ministero dal valore di 521,5 milioni di euro, ma il Viminale aveva deciso di procedere ugualmente a una trattativa diretta con Telecom e senza gara. Il Ministero riteneva infatti che cambiare fornitore avrebbe fatto circolare troppo informazioni coperte da segreto. Fastweb ha deciso dunque di fare ricorso al giudice.
Diverse le ragioni che hanno portato il Tar a decidere di annullare la convenzione. Tra queste, come si legge nella sentenza, la tutela dell’interesse di Fastweb a partecipare alla selezione, l’effettiva possibilità dell’operatore di ottenere la commessa e i vizi della procedura negoziata.
Dunque il Viminale ha ora l’obbligo di effettuare una gara vera e propria per assegnare i servizi di comunicazione elettronica. Secondo il Tribunale, “la ragione dell’affidamento congiunto di tutti i servizi a Telecom Italia è legata a ragioni di carattere tecnico” e non, come sottolineato dal Ministero, “alla segretazione disposta con il provvedimento impugnato”.
La convenzione non è stata dichiarata dal giudice amministrativo immediatamente inefficace al fine di tutelare interessi di ordine pubblico. Bisogna “tener conto dei tempi e dei profili tecnici necessari per espletare una procedura selettiva” e di tutte le esigenze del Viminale. Si tiene cioè in considerazione “la necessità di non interrompere i delicati servizi” oggetto della commessa e, precisa la sentenza, “di prevedere tempi adeguati per garantire un’eventuale migrazione di questi servizi ad altro fornitore”. Il collegio del Tar è stato presieduto da Linda Sandulli, con consiglieri Pietro Morabito e Roberto Proietti.