Mandiamo i nostri sindaci a Vancouver perché imparino. La città canadese sta rimuovendo dalle sue strade le antenne dei cellulari, i parchimetri, le antenne Wi-Fi terminali, i lampioni dell’illuminazione e persino le bacheche. Tutto viene raggruppato nel “pole-V” (“palo-V”, cioè palo Vancouver). È un palo dalle dimensioni usuali, alto circa quattro metri, alla cui sommità vi è il led dell’illuminazione stradale. Il palo stesso è costituito impilando uno sull’altro i circuiti compressi delle varie antenne e dei dispositivi di comunicazione. La dimensione di ognuna delle antenne compresse è pari a quella di un cubo di Rubrik.
Agli inizi del 2012 Vancouver ospitava oltre 100 torri per cellulari, gestite da mezza dozzina di operatori concorrenti.
La scelta di integrare tutte le antenne in un unico palo è stata fatta proprio perché lo sviluppo della città e la diffusione delle tecnologie hanno finora imposto il progressivo e incessante infittirsi della foresta di antenne. Il palo Vancouver consente anche di integrare la ricarica Wi-Fi dei veicoli elettrici. Il risultato finale sono dei pali multicolori, gradevoli alla vista, fitti quanto può esserlo una rete di illuminazione pubblica e, per questo, le celle sono meno potenti di quelle usuali. Il primo provvedimento di questo genere fu assunto agli albori del telegrafo, quando ogni operatore aveva una propria rete indipendente. La successiva capacità di far passare simultaneamente più segnali in un solo filo scongiurò una selva di fili per ogni dove. Mentre Roma rimane al palo, in attesa del traffico intelligente promesso dal sindaco, il palo Vancouver si accende troppo lontano da noi.