Più digitale per accelerare la ripresa. Nella scheda dedicata al nostro Paese, all’interno del Prospettive Economiche (Economic Outlook), l’Ocse sottolinea come “accelerare l’adozione delle tecnologie digitali, come dimostrato dal rapido passaggio durante la crisi allo smart working e ai servizi on-line, migliorerebbe la competitività” dell’Italia.
L’Ocse, che presenta oggi il documento a Parigi, invita inoltre il governo a proseguire gli sforzi verso “un programma pluriannuale di riduzione della complessità amministrativa, migliorare l’efficacia del sistema giuridico e ridurre i costi di investimento e lavoro”.
Altrettanti miglioramenti che gioverebbero alle “nuove imprese, alla produttività e all’occupazione”. Un invito viene inoltre rivolto a “sostenere il rinnovamento delle infrastrutture vetuste e la transizione verso attività a bassa intensità di carbonio”. Per l’Ocse, questo “sosterrebbe la ripresa e migliorerebbe il benessere”.
D’altronde l’Italia rischia di fare un salto indietro di quasi 30 anni sul fronte del Pil, a causa della profonda recessione innescata dall’epidemia di coronavirus. Come spiega Tim Bulman, l’economista a capo del desk Italia all’Ocse, il Pil pro capite in termini reali della Penisola nel 2020 scivolerà “attorno ai livelli del 1993”.
Nel 2021 andrà un po’ meglio, ma – come indica l’economista a Radiocor – ancora sui livelli di almeno due decenni fa, cioà del 1997-98 nello scenario di una stabilizzazione della situazione. Va detto che nel 2019 il Pil reale pro capite italiano era già tornato ai livelli del 2000, come aveva segnalato la stessa Ocse in un recente rapporto sulla Penisola. Nell’Economic Outlook semestrale, l’Organizzazione prevede per quest’anno una riduzione del Pil italiano dell’11,3% nello scenario epidemico attuale, del 14% nel caso di una seconda ondata di contagi, previsioni che sul filo dei decimali sono leggermente “migliori” di quelle di Francia (-11,4% e -14,1%) e in parte delle stime per la Spagna (-11,1% e -14,4%). “L’Italia è entrata prima nella crisi sanitaria degli altri Paesi, ma è anche uscita un po’ prima ed è stata in grado di contenere l’epidemia al Nord del Paese, anche se la Lombardia èstata la regione più colpita, mentre in Spagna la crisi ha colpito pesantemente sia Madrid sia Barcellona, cioè entrambi i maggiori centri economici del Paese”, spiega Bulman.
A fare la differenza è stato anche il decreto per la ripresa annunciato a maggio (Decreto Legge Rilancio), che è “cospicuo”. Ma il debito pubblico italiano, che a causa della crisi potrebbe arrivare a sfiorare il 170% del Pil, è sostenibile? “Il debito sale così tanto perché una caduta del Pil nominale causata da uno shock temporaneo sull’attività, nel 2021 c’è un miglioramento man mano che l’attività riparte”.
L’aumento del debito è, comunque, necessario per contrastare gli effetti dello shock, secondo l’economista. “Se non ci fosse questa volontà di utilizzare il bilancio, le risorse pubbliche, per attenuare le ricadute del lockdown, rafforzare il sistema sanitario e sostenere i redditi, nel lungo termine le conseguenze dello shock sarebbero ancora maggiori e sarebbe minore la capacità di rimborsare il debito in futuro”, spiega Bulman, rilevando poi che il debito è sostenibile se l’Italia può continuare a finanziarsi a tassi ragionevoli, come avviene ora grazie alla Bce.
Il modo migliore per ridurre il debito resta, d’altro canto, quello di alzare il livello del Pil e “anche se ci sono grandi sfide a lungo termine, ci sono politiche e riforme che migliorerebbero le prospettive di crescita dell’Italia, come ad esempio un maggiore partecipazione al lavoro, in particolare delle donne e al Sud”.
In questa situazione, insiste l’economista, “deficit e debito sono necessari per quest’anno e il prossimo per sostenere la domanda e gli investimenti, ad esempio nelle infrastrutture. Ci sono molti progetti, molte cose in Italia che potrebbero sostenere la domanda”.
Il plauso del segretario Ocse alla proposta di Recovery Fund
Il segretario generale dell’Ocse, Miguel Angel Gurria, nel corso della conferenza stampa di presentazione delle Prospettive economiche dell’Ocse a Parigi, ha reso omaggio alla proposta franco-tedesca di recovery fund per rilanciare l’Europa dopo la crisi del coronavirus e permetterle così di rispondere alle grandi sfide dell’ avvenire. “Nessun Paese può lottare solo contro una crisi pandemica”, ha detto ancora Gurria, invitando la comunità mondiale – e non solo l’Europa- a guardare “in grande”, “lontano”, come alla fine della seconda guerra mondiale, ad esempio, con il piano Marshall.
“Tutti i Paesi devono cooperare”, ha sottolineato il numero uno dell’Ocse, tornando a premere con forza per un approccio globale e multilaterale, incluso per sviluppare e distribuire i vaccini a “chiunque nel abbia bisogno”. “Fino a quando il virus resterà attivo in una parte del pianeta – ha avvertito – la minaccia resterà valida in tutte le parti del pianeta”.