«Le funzioni economiche e sociali svolte dalle società in house attribuiscono loro in maniera sempre più forte il ruolo di ‘cerniera’ tra la domanda pubblica di innovazione e le potenzialità e le capacità delle aziende di mercato. In altre parole queste saranno destinate a funzionare sempre più come strumento di sistema, intervenendo nelle fasi attuative delle politiche regionali, lavorando per favorire e catalizzare l’innovazione del territorio». Alberto Daprà, presidente di Assinter, racconta come sta cambiando il ruolo svolto dalle in house per stare al passo con le richieste degli enti e con le evoluzioni tecnologiche.
Le società regionali stanno cambiando pelle?
Diciamo che sta emergendo una tendenza che va verso la riduzione delle attività operative, con conseguente affidamento in outsourcing, per concentrarsi in maniera più specifica sulle attività ad alto valore aggiunto, come l’elaborazione delle specifiche tecniche e il project management, ovvero tutte quelle azioni che vanno a qualificare la gestione della domanda. Perché – tengo a sottolineare – che le società in house regionali fanno parte del sistema della domanda e non dell’offerta, né più né meno delle in house create dai grandi gruppi privati. Un esempio su tutti? Intesa e Servizi del Gruppo Intesa Sanpaolo che gestisce tutto l’IT interno. Noi non siamo e non vogliamo essere una “fabbrica pubblica” di IT.
È una risposta a chi vi accusa di distorcere il mercato?
Le grandi società regionali non falsano lo scenario competitivo semmai contribuiscono ad alimentare la crescita del comparto: in media circa il 60% del fatturato che arriva dalle pubbliche amministrazioni viene riversato sul mercato tramite bandi di gara pubblici. Solo nell’ultimo mese Lombardia Informatica (Daprà è anche vicepresidente della società lombarda ndr) ha bandito gare per 120 milioni di euro a cui stanno partecipando praticamente tutte le aziende private presenti sul mercato italiano. Mi pare difficile continuare a sostenere che le in house non trasferiscono le attività al mercato generando valore sul territorio.
A proposito di territori, qual è il rapporto che instaura tra le in house e il tessuto produttivo? Anche in questo caso c’è chi vi accusa di non fare abbastanza per contribuire alla creazione di nuove imprese…
Esistono società – prima fra tutte Informatica Trentina – che hanno come “mission” inserita nello statuto lo sviluppo di Pmi locali altre invece che, pur non avendo questo obiettivo “core”, alimentano il mercato tramite bandi pubblici. Molto dipende dalla storia delle singole società e dalle caratteristiche del tessuto produttivo locale. In entrambi in casi si tratta di un rapporto molto stretto che diventerà ancora più proficuo una volta che quel processo evolutivo verso il potenziamento della attività di gestione verrà portato a compimento.
Siamo in tempi di spending review. Le in house “costano” troppo?
La risposta alla sua domanda la danno i numeri. Per quanto riguarda i costi di gestione – come si può verificare dallo studio realizzato tra il 2010 e il 2011 dall’ Università La Sapienza di Roma per Assinter – il costo medio del personale nella grande maggioranza dei casi oscilla tra i 45 e 50mila euro annui per unità lavorativa, in linea con il mercato. Per cui la questione dei costi alti non sussiste.
Il governo guidato da Monti ha varato la sua Agenda digitale e la cabina di regia è al lavoro sul decreto Digitalia. Come si sta muovendo Assinter?
Insieme al Cisis (Centro Interregionale per i Sistemi informatici, geografici e statistici) stiamo lavorando al contributo delle Regioni al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda. Il contributo verterà su aspetti quali la collaborazione interregionale e la diffusione di buone pratiche. In questo senso il ruolo delle società in house come “cerniera” tra pubblica amministrazione e imprese sarà dirimente.
ICT & REGIONI
Daprà: “Le in house sono una ricchezza per l’IT”
Il presidente di Assinter: “Si va verso il taglio delle attività operative. Il nostro obiettivo è diventare aggregatori di domanda qualificata e trasformarci in stazioni appaltanti”
Pubblicato il 05 Giu 2012
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