L’Osservatorio sulla Cybersecurity di Exprivia ha registrato un picco di crimini informatici in Italia nei primi 4 mesi del 2020, dovuto all’emergenza Covid-19. iL tema coronavirus è stato utilizzato come esca per ingannare le persone e sferrare gli attacchi, facendo leva su termini equivoci come “Corona Antivirus” o “Covid 9 Antivirus” che nascondevano malware.
Il 59% degli episodi ha provocato come danno il furto dei dati, superando di gran lunga sia la perdita di denaro (9% dei casi) sia la violazione della privacy (18%). Inoltre, per un attacco su quattro non è stata identificata la tecnica adottata, evidenziando secondo Exprivia la necessità di elaborare sistemi di protezione adeguati sia per le aziende che per gli utenti privati. Education, Finanza e Sanità sono tra i settori più colpiti.
“In questo periodo diversi siti illegali – dice Domenico Raguseo, direttore Cybersecurity Exprivia – hanno sfruttato termini come “Corona Antivirus” e simili per introdurre software malevoli nei computer delle vittime, compromettendone il funzionamento. Il cybercrime ha trovato terreno fertile per compiere attacchi che, in molti casi, hanno avuto successo trasformandosi in veri e propri incidenti”. Secondo Raguseo sono stati due i motivi, “una diffusa mancanza di cultura digitale anche nei singoli cittadini e l’inadeguatezza con cui aziende ed enti pubblici proteggono dati sensibili e sistemi informatici”.
Analizzando oltre 30 fonti di informazione pubbliche è risultato che il 50% degli attacchi rilevati nel primo quadrimestre (99 in totale) si è manifestato nel solo mese di aprile. Complice l’incremento dello smart working, delle attività di didattica a distanza e di una maggiore connessione ai social network durante il lockdown, la maggior parte degli attacchi è da mettere in relazione all’emergenza Coronavirus. In crescita anche le violazioni della privacy, triplicate rispetto all’intero 2019, per le quali il Garante ha comminato sanzioni ad aziende ed enti pubblici per 40 milioni di euro, contro sanzioni per 11 milioni e 550 mila euro nel 2019.