STRATEGIE

Una web tax per investire nelle aree deboli, la proposta di Uncem

L’associazione dei piccoli Comuni montani al governo: “Con le risorse rilancio dei centri multiservizio, assist al commercio di vicinato e contrasto alla desertificazione”

Pubblicato il 28 Lug 2020

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Una web tax per rilanciare gli investimenti nelle aree montane. E’ la proposta di Uncem al governo, elaborata in occasione della tappa sugli Appennini degli Stati generali della Montagna che si sono tenuti nei giorni scorsi a Roccaraso.

“Occorre prevedere un pagamento dell’uso delle reti immateriali da parte dei giganti del web, trovando in questo modo risorse per investimenti nelle aree deboli – si legge nel decalogo stilato dall’associazione dei piccoli comuni montani – Qui si innesta il lavoro su fiscalità differenziata, centri multiservizio, difesa del commercio di vicinato, contrasto alla desertificazione”.

Riflettori anche sul digitale come driver di rilancio dei territori. “L’innervamento digitale della montagna è obiettivo prioritario – evidenzia il documento – In questo senso va il protocollo firmato tra il Governo, con il Ministero della Digitalizzazione, e Uncem per fare anche in questo caso dei Comuni il perno fondamentale. Vale già, in questa direzione, il prezioso lavoro che Uncem sta facendo sulle reti e sul contrasto al divario digitale insieme a Eolo, Tim, Poste, Anfov, Asstel”.

Agli Stati Generali della Montagna i ministri Pisano, Boccia, Provenzano hanno accolto le proposte. “Siamo stati individuati per dare supporto ai Comuni e agli Enti montani – evidenzia il presidente di Uncem, Marco Bussone – Occorre formarci rispetto alle novità già presenti nella legge sui piccoli Comuni, nella Strategia delle Green Communities, nel Testo unico forestale. Partiamo da qui e aggiungiamo elementi, come quelli elaborati a Roccaraso e presentati da Governo e Parlamentari”.

Ecco gli altri punti salienti del documento

  • La montagna nel Recovery Plan. Montagna, aree interne e zone rurali devono essere un perno della nuova strategia di crescita dell’Italia. Quattro le diretrrici: Green economy, innovazione, sostenibilità, Smart economy.
  • Nuovo welfare pubblico. Serve ricostruire un nuovo welfare pubblico – a partire dalla sanità territoriale, come imparato dal covid19 – che colmi i divari strutturali storici del vivere in montagna, agendo su scuola, sanità, trasporti, socio-assistenziale, servizi. Comunità al centro con le “cooperative di comunità”, con le “comunità energetiche”, ad esempio.
  • Cambiamento climatico e spopolamento. I territori devono diventare resilienti, e tornare a ripopolarsi. Agricoltura e Turismo i driver di rilancio.
  • Legge piccoli Comuni. Non c’è bisogno di nuove, straordinarie leggi. Serve, secondo Uncem, dare attuazione a quanto giù c’è , inserendolo nella cornice dei cicli istituzionali in atto (l’autonomia differenziata che a settembre arriverà in Parlamento) e utilizzando la legge sui piccoli Comuni come cornice giuridica sulla quale “appoggiare” l’applicazione del Recovery Plan per le montagne. “Oggi siamo in una nuova stagione, nella quale lo Stato può vincorsi finanziamente molto di più nei confronti dei territori montani attraverso l’applicazione della legge 158/2017”, spiega Bussone.
  • Definizione dei Lep nei Comuni montani. In Italia di discute da 20 anni di come attuare il Titolo V della Costituzione, che prevede i “livelli essenziali delle prestazioni”. A settembre il governo girerà al Parlamento il disegno di legge, nel quale sarà scritto nero su bianco che questi livelli essenziali devono tener conto della peculiarità montagna come area di sovraccosti strutturali permanenti che devono essere garantiti per il diritto di cittadinanza.
  • L’investimento delle grandi aziende pubbliche. Le aziende pubbliche (Enel, Eni, Anas, Ferrovie dello Stato, Rfi, Terna, ecc.) non devono più considerare il territorio come logica coloniale, ma devono cominciare a investire in montagna creando valore sociale e non solo finanziario, impegnando risorse e competenze per la transizione energetica ed ecologica. Questo vale guardando alla positiva esperienza fatta negli ultimi due anni con Poste Italiane, chiudendo storici conflitti e aprendo una nuova stagione. Quello è il modello. Che deve essere concreto e carico di investimenti, con una strategia chiara e stabile.
  • Revisione delle concessioni idroelettriche. Sulle concessioni idroelettriche parte una fase nuova, sono da rivisitare attraverso il ristoro ai territori e gli investimenti da realizzare, come Uncem ha sempre chiesto a partire dal “diga day” del 2010.
  • Il ruolo dei Comuni. Il Recovery Fund è la più grande azione di programmazione economica degli ultimi anni, e sui territori potrà essere applicato solo con l’azione fondamentali dei Comuni e il ruolo essenziale dei Sindaci. Va programmato nella logica della 158/2017 lo sviluppo locale, attribuendo ai Comuni associati la funzione operativa per lo sviluppo locale, evitando colli di imbuto statali o regionali.

“L’evento di Roccaraso deve trovare seguito in provvedimenti, risorse, norme – conclude Bussone – Dieci anni fa o anche solo cinque, sarebbe stato impensabile tutto questo. Ora serve un’azione forte. La montagna è trasversale agli schieramenti, ai partiti. Deve vedere un fronte compatto e come Uncem siamo impegnati a costruirlo. Le comunità e i sindaci hanno espresso a Roccaraso anche qualche disagio, la gravità di certi ritardi, la difficoltà a relazionarsi con le imprese. Prese d’atto e richieste di azione. Il Governo ha risposto”.

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